Nuovo terremoto nel calcio: 64 indagati, anche Galliani, Lotito, De Laurentiis e Lavezzi

Un altro terremoto scuote il mondo del calcio e a tremare sono i big: le Fiamme Gialle stanno eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di 64 persone tra cui massimi dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B.

Tra gli indagati figurerebbero l'ad del Milan Adriano Galliani, il n.1 della società partenopea Aurelio De Laurentiis, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l'ex presidente e ad della Juventus Jean Claude Blanc. Tra i calciatori, indagati anche 'il pojo' Lavezzi e l'ex giocatore Crespo. Coinvolti, infine, diversi procuratori, tra cuiAlessandro Moggi.

L'ipotesi di reato è evasione fiscale e false fatturazioni. L'inchiesta è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.

SEQUESTRATI BENI PER 12 MLN - Nel mirino dei pm partenopei ci sono quote societarie e beni per circa 12 milioni di euro: praticamente gli indagati, tra il 2009 e il 2013, si sono resi in maniera sistematica protagonisti di reati tributari per evadere il Fisco italiano. E’ stato appurato infatti, che i procuratori dei calciatori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole societa’ calcistiche le proprie prestazioni, simulando cosi’ che l’opera di intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo del club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi dei calciatori e degli agenti.

Le società, d’altro canto, ne approfittavano dell’indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo-prestazione ricevuta in esclusiva. Così i calciatori non dichiaravano quello che era un cosiddetto “fringe benefit” riconosciuto agli stessi dalla società calcistica, a vantaggio dell’atleta, anche la spesa per l’intermediazione. In altri termini, l’importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito lordo ascrivibile all’atleta.