Primari a scavalco, Manca: “Non si possono aspettare gli accorpamenti. Sostengo primario di Galatina che si oppone”

BARI - Dichiarazione del vice presidente della Commissione Sanità e consigliere dei Conservatori e Riformisti, Luigi Manca. "Siamo seriamente preoccupati - sostiene - che in attesa degli annunciati accorpamenti, per i quali vista la complessità della materia (Piano di riordino dei servizi sanitari) non si prevedono certo tempi brevi, la nomina di “primari a scavalco” non solo contingerebbe ad alimentare una sorta di anarchia fra gli addetti ai lavori di alcuni reparti ospedalieri, ma rischia ancor di più di mettere a repentaglio il buon funzionamento degli stessi, con  la possibilità concreta che possano verificarsi casi di malasanità, dovuti  alla non continua presenza del primario, l’unico chiamato ad assumersi scelte mediche che devono invece essere prese nell’immediatezza.
Mi riferisco in modo particolare - spiega Manca - a quei reparti come Chirurgia o Ginecologia-Ostetricia, anzi proprio in quest’ultimo settore stiamo assistendo a una serie di eventi tragici che stanno interessando non poche donne italiane in gravidanza e a maggior ragione la presenza di un primario- responsabile diventa essenziale per il funzionamento del reparto. Per questo condivido e sostengo l’azione del collega primario di Ginecologia dell’Ospedale di Galatina che si rifiuta di essere anche primario di Copertino. Un’opposizione che rivela l’alta professionalità di chi avendo a cuore la salute delle donne non intende metterla a rischio dividendosi in due reparti di cittadine diverse.
Ora le rassicurazioni date dal governo nel corso del Consiglio regionale di ieri, 12 gennaio, non possono essere accolte: il sapere, anzi, che le “nomine a scavalco” saranno evitate quando ci sarà l’accorpamento dei reparti ci lascia intendere che chissà quanto altro tempo dovrà passare per  risolvere un problema che deve essere affrontato urgentemente se non vogliamo aumentare il rischio di una qualità sempre più scadente delle prestazioni ospedaliere a fronte di uno sforzo immane degli operatori sanitari", conclude Manca.