LECCE - L’impennata delle sofferenze bancarie nel Salento. A partire da marzo 2009 crescono senza sosta. Ammontano ad oltre un miliardo di euro nella sola provincia di Lecce. Per la precisione lo stock complessivo si attesta alla cifra record di un miliardo 110 milioni (al 31 marzo 2009 era fermo a 361 milioni). La variazione è di ben 749 milioni di euro, pari al 207 per cento.
In rapporto ai prestiti erogati dagli istituti di credito (8 miliardi 451 milioni), le sofferenze rappresentano il 13 per cento. Si tratta della percentuale più elevata. E’ quanto rileva l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi, che ha elaborato gli ultimi dati della Centrale dei rischi.
Le sofferenze rappresentano la somma di quelle rate non rimborsate dai clienti alle banche e la cui riscossione appare incerta. Possono tradursi in possibili perdite in bilancio per le società e gli intermediari creditizi. L’incremento è dovuto, principalmente, all’aggravarsi della recessione che continua a penalizzare i comparti produttivi e commerciali del Salento. Non si intravedono, al momento, spiragli di luce. Inutili le due inversioni di tendenza registrate nel corso del primo trimestre 2012 e del secondo trimestre 2013, quando le sofferenze sono diminuite rispettivamente del 4,1 per cento (da 655 a 628 milioni) e dell’1,8 (771 a 757 milioni).
Le variazioni maggiori si sono avute nel secondo trimestre 2011 e nel quarto trimestre 2012, quando le sofferenze sono salite rispettivamente del 13,5 per cento (da 542 a 615 milioni) e del 13,8 (da 660 a 751 milioni). Il tetto del dieci per cento nel rapporto fra sofferenze ed impieghi, ovvero fra i crediti ritenuti inesigibili e i prestiti totali, è stato sfondato alla fine del 2013. Parallelamente, continua ad aumentare il numero degli affidati, cioè le persone segnalate alla Centrale dei rischi. Ce ne sono ben 13.714 nella sola provincia di Lecce (erano 8.294 all’inizio del 2009).
«L’incremento delle sofferenze bancarie è la dimostrazione più evidente dello stato di crisi attraversato dalle aziende e dalle famiglie salentine», rileva Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce. «Sempre più imprenditori, infatti, si trovano in affanno nel rimborsare i finanziamenti ottenuti dalle banche per portare avanti la propria azienda. La cronica mancanza di liquidità e la prolungata fase di recessione che stiamo tuttora vivendo sono tra le principali cause che hanno fatto esplodere l’insolvibilità, nonostante la sempre più rigorosa selettività della clientela alla quale le banche hanno erogato il credito negli ultimi tempi. Ciò – spiega Stasi - spiegherebbe la difficoltà di accesso al credito che quotidianamente riscontrano le famiglie e le micro e piccole imprese».
Restringendo il campo alle sole aziende o ditte individuali l’ammontare delle sofferenze è di 895 milioni sul totale degli impieghi di 4 miliardi 54milioni. Rappresentano il 21,2 per cento. In sostanza, se i prestiti vengono rimborsati con maggiori difficoltà, le banche non possono fare altro che stringere i cordoni della borsa. E qui si aprirebbe una riflessione profonda, perché se da un lato le banche sono meno propense a concedere finanziamenti perché l’economia arretra, dall’altro proprio l’economia avrebbe bisogno di credito per riprendersi. Un nodo questo che inevitabilmente occorrerà sciogliere per rilanciare il sistema produttivo locale».
In rapporto ai prestiti erogati dagli istituti di credito (8 miliardi 451 milioni), le sofferenze rappresentano il 13 per cento. Si tratta della percentuale più elevata. E’ quanto rileva l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi, che ha elaborato gli ultimi dati della Centrale dei rischi.
Le sofferenze rappresentano la somma di quelle rate non rimborsate dai clienti alle banche e la cui riscossione appare incerta. Possono tradursi in possibili perdite in bilancio per le società e gli intermediari creditizi. L’incremento è dovuto, principalmente, all’aggravarsi della recessione che continua a penalizzare i comparti produttivi e commerciali del Salento. Non si intravedono, al momento, spiragli di luce. Inutili le due inversioni di tendenza registrate nel corso del primo trimestre 2012 e del secondo trimestre 2013, quando le sofferenze sono diminuite rispettivamente del 4,1 per cento (da 655 a 628 milioni) e dell’1,8 (771 a 757 milioni).
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