BARI - “Da cittadino pugliese che vive nella provincia di Foggia avverto tutta la gravità del dibattito e dello scontro sulle trivellazioni che rischiano di compromettere natura e ambiente senza dare alcuna reale risposta alle esigenze energetiche che, peraltro, il Governo non affronta nella loro ampiezza con un Piano energetico nazionale”. E’ preoccupato il Segretario generale della Cisl di Puglia Basilicata, Giulio Colecchia, della piega che l’aspra polemica sulle trivellazioni in mare ha preso ormai da tempo.
“Non sono per i ‘no’ a prescindere – spiega il sindacalista – ma non comprendo il motivo per cui il mare sia considerato un luogo da violare invece che da valorizzare, così come si fa quando di un area se ne vogliono cogliere tutte le ricchezze e le potenzialità . Sarebbe invece auspicabile guardare a ciò che è utile per il mare, le coste, l’ambiente e per i cittadini. Vista l’indifferenza verso l’inquinamento non controllato dei fiumi, di discariche a cielo aperto e di depuratori non funzionanti, il problema non può che essere affrontato con la mente rivolta alla valorizzazione delle aree in questione. Non ci pare di avere visto alcun progetto delle Regioni interessate alle trivellazioni, che tra l’altro rientrano nella costituenda europea Macroregione Adriatico Ionica, che riguardi la valorizzazione dell’economia blu e del suo indotto.
Le regioni e gli stati che si affacciano sull’adriatico dovrebbero promuovere – secondo la Cisl – una Conferenza internazionale sul risanamento del mare all’interno della quale decidere azioni a favore di pesca ed attività collegate, di coste e di turismo, affrontando anche la vicenda delle fonti energetiche. Non è pensabile che al nostro senso di responsabilità si contrappongano le trivellazioni che, sull’altra sponda dell’Adriatico, si stanno facendo da parecchio tempo – conclude Colecchia – invece di elaborare un progetto condiviso per valorizzare le ricchezze del mare e delle sue coste dimostrando come da queste può provenire maggiore sostegno all’economia nazionale invece che qualche barile di petrolio in più”.
“Non sono per i ‘no’ a prescindere – spiega il sindacalista – ma non comprendo il motivo per cui il mare sia considerato un luogo da violare invece che da valorizzare, così come si fa quando di un area se ne vogliono cogliere tutte le ricchezze e le potenzialità . Sarebbe invece auspicabile guardare a ciò che è utile per il mare, le coste, l’ambiente e per i cittadini. Vista l’indifferenza verso l’inquinamento non controllato dei fiumi, di discariche a cielo aperto e di depuratori non funzionanti, il problema non può che essere affrontato con la mente rivolta alla valorizzazione delle aree in questione. Non ci pare di avere visto alcun progetto delle Regioni interessate alle trivellazioni, che tra l’altro rientrano nella costituenda europea Macroregione Adriatico Ionica, che riguardi la valorizzazione dell’economia blu e del suo indotto.
Le regioni e gli stati che si affacciano sull’adriatico dovrebbero promuovere – secondo la Cisl – una Conferenza internazionale sul risanamento del mare all’interno della quale decidere azioni a favore di pesca ed attività collegate, di coste e di turismo, affrontando anche la vicenda delle fonti energetiche. Non è pensabile che al nostro senso di responsabilità si contrappongano le trivellazioni che, sull’altra sponda dell’Adriatico, si stanno facendo da parecchio tempo – conclude Colecchia – invece di elaborare un progetto condiviso per valorizzare le ricchezze del mare e delle sue coste dimostrando come da queste può provenire maggiore sostegno all’economia nazionale invece che qualche barile di petrolio in più”.