di Luigi Laguaragnella - E’ proprio vero che solidarietà ne genera altra. Dopo il nobile gesto di alcuni parrocchiani della chiesa di San Marcello di pagare l’affitto di un appartamento destinato ai profughi e dopo il bel segno di accoglienza di una famiglia ad aprire la propria casa ad un ragazzo del Gambia, all’interno della rete della rete promossa dall’assessorato al Welfare “Essere comunità”, è stato inaugurato un altro punto di sostegno, accompagnamento e accoglienza nei locali della parrocchia Sacro Cuore, in pieno centro cittadino.
Questa mattina l’arcivescovo Mons. Cacucci ha inaugurato e benedetto le stanze che saranno attive dal prossimo sabato come centro di orientamento sanitario per i migranti e per le persone in difficoltà.
E’ un servizio proposto e voluto dalla comunità parrocchiale che, ricca di medici professionisti, insieme al parroco don Mimmo Franco ha deciso di adibire due stanze una per lo sportello d’ascolto e l’altra per effettuare visite generiche.
Il centro, intitolato a San Giuseppe Moscati, si vuole affiancare all’assistenza sanitaria e intende facilitare gli assistiti, che inevitabilmente necessitano di accompagnamento, nell’indicare le strutture pubbliche sanitarie o qualsiasi altra informazione utile per rendere più efficace il disbrigo delle pratiche mediche. Il centro San Giuseppe Moscati sarà operativo per due giorni a settimana: il mercoledì dalle 18 alle 20 e il sabato dalle 10 alle 12 e l’equipe sarà sempre composta da un medico, un infermiere e un volontario pronti ad eventuali visite e ad offrire sostegno e consigli ai migranti.
Si tratta di un altro nodo della rete della solidarietà, in un punto nevralgico cittadino, nei pressi di corso Cavour, tra il dormitorio della Caritas e la stazione garantendo almeno un sostegno sull’aspetto della salute. Si avvia, così, un altro percorso ravvivato dall’entusiasmo di molte persone che dedicano il loro tempo al prossimo, incluse in un cammino di “educazione alla carità”. L’arcivescovo, infatti, ha sottolineato che questo centro non nasce per risolvere i problemi delle persone (nessuno può ritenersi così onnipotente), ma ha il compito di educare al valore della gratuità e della carità che oltre a riflettersi nei bisognosi è un percorso personale di chi opera. Alle parole dell’arcivescovo si sono aggiunte quelle dell’assessora Bottalico sempre disponibile e aperta ad “annodare i fili della solidarietà”. Ha ringraziato l’intera comunità parrocchiale, evidenziando la fiducia mostrata dai ragazzi nel rendere accoglienti queste stanze. L’assessora, accodandosi alle parole del vescovo sull’educazione alla carità, ha espresso estrema soddisfazione nel vedere quanto la solidarietà possa contagiare.
Realtà come il centro San Giuseppe Moscati e altri esempi virtuosi che Bari può e deve vantare devono suscitare in ogni persona la domanda: quanto si può contagiare il bene? E quanto posso contagiare con il mio impegno e il mio stile di vita?
Questa mattina l’arcivescovo Mons. Cacucci ha inaugurato e benedetto le stanze che saranno attive dal prossimo sabato come centro di orientamento sanitario per i migranti e per le persone in difficoltà.
E’ un servizio proposto e voluto dalla comunità parrocchiale che, ricca di medici professionisti, insieme al parroco don Mimmo Franco ha deciso di adibire due stanze una per lo sportello d’ascolto e l’altra per effettuare visite generiche.
Il centro, intitolato a San Giuseppe Moscati, si vuole affiancare all’assistenza sanitaria e intende facilitare gli assistiti, che inevitabilmente necessitano di accompagnamento, nell’indicare le strutture pubbliche sanitarie o qualsiasi altra informazione utile per rendere più efficace il disbrigo delle pratiche mediche. Il centro San Giuseppe Moscati sarà operativo per due giorni a settimana: il mercoledì dalle 18 alle 20 e il sabato dalle 10 alle 12 e l’equipe sarà sempre composta da un medico, un infermiere e un volontario pronti ad eventuali visite e ad offrire sostegno e consigli ai migranti.
Si tratta di un altro nodo della rete della solidarietà, in un punto nevralgico cittadino, nei pressi di corso Cavour, tra il dormitorio della Caritas e la stazione garantendo almeno un sostegno sull’aspetto della salute. Si avvia, così, un altro percorso ravvivato dall’entusiasmo di molte persone che dedicano il loro tempo al prossimo, incluse in un cammino di “educazione alla carità”. L’arcivescovo, infatti, ha sottolineato che questo centro non nasce per risolvere i problemi delle persone (nessuno può ritenersi così onnipotente), ma ha il compito di educare al valore della gratuità e della carità che oltre a riflettersi nei bisognosi è un percorso personale di chi opera. Alle parole dell’arcivescovo si sono aggiunte quelle dell’assessora Bottalico sempre disponibile e aperta ad “annodare i fili della solidarietà”. Ha ringraziato l’intera comunità parrocchiale, evidenziando la fiducia mostrata dai ragazzi nel rendere accoglienti queste stanze. L’assessora, accodandosi alle parole del vescovo sull’educazione alla carità, ha espresso estrema soddisfazione nel vedere quanto la solidarietà possa contagiare.
Realtà come il centro San Giuseppe Moscati e altri esempi virtuosi che Bari può e deve vantare devono suscitare in ogni persona la domanda: quanto si può contagiare il bene? E quanto posso contagiare con il mio impegno e il mio stile di vita?