Consiglio Puglia: al via dibattito sul Defr
BARI - Al via in Aula consiliare il dibattito sul Defr. I primi commenti dei consiglieri regionali:
Ignazio Zullo (capogruppo di CoR). “Il governo regionale non ha dato la possibilità ai consiglieri regionali di avere un’idea compiuta della valenza del DEFR. Nessuno aveva appreso per bene questo documento, che è il cuore della manovra. E non è un caso che il decreto legislativo n. 118 l’abbia introdotto, perché si vuole, con questo documento, mettere in relazione le attività della Regione in termini di programmi, di missioni, di attività da svolgere in questo anno, ma anche in termini di misurazione dei risultati, con le risorse che vengono messe a disposizione e che successivamente vengono spese. Evidentemente diventa anche uno strumento importante per capire la direzione verso cui va questa Amministrazione.
Il DEFR difetta di un altro requisito, che è quello della partecipazione. È un documento che ha visto partecipare tutti gli uffici e i dirigenti, ma è mancato un ascolto preventivo, anche della voce della politica, di chi poteva dare un suggerimento rispetto alle tematiche che viviamo quotidianamente. Abbiamo la necessità di mettere in evidenza, attraverso le attività che sono scritte nelle schede del documento, quello che ormai è superato, quello che va cambiato, quello che può essere un coinvolgimento diverso dei diversi attori che vivono nella nostra regione e interagiscono con l’ente Regione.
Con i nostri emendamenti vogliamo porre delle questioni e non cambiare il raggiungimento degli obiettivi inseriti nel programma elettorale. Vogliamo, nel senso propositivo e positivo, fare in modo che questa Puglia possa crescere di più. Il nostro sarà un lavoro di monitoraggio, e a tal proposito ho presentato un emendamento. Alla fine dell’esercizio del 2016 bisogna essere in grado di dire alla Puglia e ai pugliesi che cosa è stato fatto con le risorse a disposizione, quali sono gli obiettivi che secondo le previsioni sono stati raggiunti e quelli che non sono stati raggiunti e il perché non sono stati raggiunti. Faremo opposizione con costruttività, con puntualità, con fermezza, con determinazione, orientando comunque la nostra attenzione al bene della Puglia e dei pugliesi”.
Andrea Caroppo (capogruppo di FI). “Non nascondo un forte disagio nell’affrontare una deliberazione così importante come quella del DEFR. Questo doveva essere l’atto decisivo da parte della Giunta Emiliano per disegnare la Puglia, ed è stato fatto in questi atti in cui la partecipazione, così spesso e così tanto ventilata e invocata, è venuta meno. È bene ricordare a tutti che il DEFR non è una novità del 2015 per le Regioni italiane. Il DEFR è previsto attraverso il decreto legislativo n. 118 ed era un obbligo che la nostra Regione era stata già chiamata ad adempiere nei passati esercizi di bilancio, quindi nelle passate annualità. Doveva arrivare la Corte dei conti a dirci che è un atto fondamentale che va approvato e che, soprattutto, va condiviso. Non c’è stata la condivisione con i cittadini, con le imprese e il confronto in quest’Aula, che doveva essere propedeutico e preparatorio delle linee guida di questo documento. È noto che non c’è una visione per quanto riguarda la parte industriale della nostra regione, perché abbiamo un presidente che continua a oscillare. Quindi, questo modo di procedere oggi per questa opposizione è ormai irricevibile. Sostengo fermamente che oggi quest’opposizione non ha alcuna volontà ostruzionistica e ha scelto di affrontare in maniera responsabile questo documento e di analizzare nel merito i temi”.
Nino Marmo (FI). “Segnalo che questo Documento di programmazione economica e finanziaria giunge tardivamente in Consiglio regionale solo perché è previsto dal decreto 118. Io vorrei che fosse chiaro a tutti i consiglieri che, invece, probabilmente, è il 118 che ha copiato una legge regionale, che è la legge n. 28/2001, che stabilisce le modalità di approvazione degli strumenti di programmazione e del Bilancio regionale. Un obbligo mai attuato, tant’è vero che noi abbiamo fatto, nelle decisioni della Corte dei conti, il richiamo al Governo regionale per provvedere ad adottare il Piano di programmazione annuale, che sarebbe questo. Non è assolutamente chiaro quali sono i mezzi propri del nostro Governo regionale, della nostra Regione e come vengono impiegati. La cosa più importante che ci si aspetta da un Documento di programmazione è l’esito finale e cioè che cosa la Regione si attende di modificare nella sua strutturazione e nella sua infrastrutturazione. Non è concepibile e non è ammissibile che all’interno di un documento tecnico di programmazione si faccia rinvio a un documento meramente elettorale, che tutti i candidati presidenti hanno presentato al momento giusto e che i richiami fatti a quei documenti sono meramente politici. Se questi sono gli strumenti di legge che ci dicono come deve essere fatta una programmazione, in quale modo si determinano i livelli di partecipazione per programmi di questo tipo, io credo che tutto sia questo programma, tranne che un vero e proprio atto di programmazione”.
Ignazio Zullo (capogruppo di CoR). “Il governo regionale non ha dato la possibilità ai consiglieri regionali di avere un’idea compiuta della valenza del DEFR. Nessuno aveva appreso per bene questo documento, che è il cuore della manovra. E non è un caso che il decreto legislativo n. 118 l’abbia introdotto, perché si vuole, con questo documento, mettere in relazione le attività della Regione in termini di programmi, di missioni, di attività da svolgere in questo anno, ma anche in termini di misurazione dei risultati, con le risorse che vengono messe a disposizione e che successivamente vengono spese. Evidentemente diventa anche uno strumento importante per capire la direzione verso cui va questa Amministrazione.
Il DEFR difetta di un altro requisito, che è quello della partecipazione. È un documento che ha visto partecipare tutti gli uffici e i dirigenti, ma è mancato un ascolto preventivo, anche della voce della politica, di chi poteva dare un suggerimento rispetto alle tematiche che viviamo quotidianamente. Abbiamo la necessità di mettere in evidenza, attraverso le attività che sono scritte nelle schede del documento, quello che ormai è superato, quello che va cambiato, quello che può essere un coinvolgimento diverso dei diversi attori che vivono nella nostra regione e interagiscono con l’ente Regione.
Con i nostri emendamenti vogliamo porre delle questioni e non cambiare il raggiungimento degli obiettivi inseriti nel programma elettorale. Vogliamo, nel senso propositivo e positivo, fare in modo che questa Puglia possa crescere di più. Il nostro sarà un lavoro di monitoraggio, e a tal proposito ho presentato un emendamento. Alla fine dell’esercizio del 2016 bisogna essere in grado di dire alla Puglia e ai pugliesi che cosa è stato fatto con le risorse a disposizione, quali sono gli obiettivi che secondo le previsioni sono stati raggiunti e quelli che non sono stati raggiunti e il perché non sono stati raggiunti. Faremo opposizione con costruttività, con puntualità, con fermezza, con determinazione, orientando comunque la nostra attenzione al bene della Puglia e dei pugliesi”.
Andrea Caroppo (capogruppo di FI). “Non nascondo un forte disagio nell’affrontare una deliberazione così importante come quella del DEFR. Questo doveva essere l’atto decisivo da parte della Giunta Emiliano per disegnare la Puglia, ed è stato fatto in questi atti in cui la partecipazione, così spesso e così tanto ventilata e invocata, è venuta meno. È bene ricordare a tutti che il DEFR non è una novità del 2015 per le Regioni italiane. Il DEFR è previsto attraverso il decreto legislativo n. 118 ed era un obbligo che la nostra Regione era stata già chiamata ad adempiere nei passati esercizi di bilancio, quindi nelle passate annualità. Doveva arrivare la Corte dei conti a dirci che è un atto fondamentale che va approvato e che, soprattutto, va condiviso. Non c’è stata la condivisione con i cittadini, con le imprese e il confronto in quest’Aula, che doveva essere propedeutico e preparatorio delle linee guida di questo documento. È noto che non c’è una visione per quanto riguarda la parte industriale della nostra regione, perché abbiamo un presidente che continua a oscillare. Quindi, questo modo di procedere oggi per questa opposizione è ormai irricevibile. Sostengo fermamente che oggi quest’opposizione non ha alcuna volontà ostruzionistica e ha scelto di affrontare in maniera responsabile questo documento e di analizzare nel merito i temi”.
Nino Marmo (FI). “Segnalo che questo Documento di programmazione economica e finanziaria giunge tardivamente in Consiglio regionale solo perché è previsto dal decreto 118. Io vorrei che fosse chiaro a tutti i consiglieri che, invece, probabilmente, è il 118 che ha copiato una legge regionale, che è la legge n. 28/2001, che stabilisce le modalità di approvazione degli strumenti di programmazione e del Bilancio regionale. Un obbligo mai attuato, tant’è vero che noi abbiamo fatto, nelle decisioni della Corte dei conti, il richiamo al Governo regionale per provvedere ad adottare il Piano di programmazione annuale, che sarebbe questo. Non è assolutamente chiaro quali sono i mezzi propri del nostro Governo regionale, della nostra Regione e come vengono impiegati. La cosa più importante che ci si aspetta da un Documento di programmazione è l’esito finale e cioè che cosa la Regione si attende di modificare nella sua strutturazione e nella sua infrastrutturazione. Non è concepibile e non è ammissibile che all’interno di un documento tecnico di programmazione si faccia rinvio a un documento meramente elettorale, che tutti i candidati presidenti hanno presentato al momento giusto e che i richiami fatti a quei documenti sono meramente politici. Se questi sono gli strumenti di legge che ci dicono come deve essere fatta una programmazione, in quale modo si determinano i livelli di partecipazione per programmi di questo tipo, io credo che tutto sia questo programma, tranne che un vero e proprio atto di programmazione”.
Francesco Ventola (Cor)Questo documento è una grande opportunità che questa Regione, che però, evidentemente la maggioranza non sta cogliendo.
Nella prima parte c’è la fotografia di quello che è lo stato dell’economia pugliese rapportata al contesto nazionale e a quello europeo. Quella che più ci interessa è la seconda parte e che ci delude. Quella cioè riferita agli obiettivi strategici, vale a dire come tradurre in atto concreto il programma elettorale condiviso nelle famose sagre pugliesi in cose che si possono fare.
Non esiste un elenco di priorità, si intravedono nel documento tutta una serie di obiettivi toccati in maniera oserei dire superficiale. Senza evidenziare quelle che sono le prioritarie, senza cogliere quelle che sono le necessità impellenti dei cittadini pugliesi e quelle che si possono poi affrontare nei tempi e nei modi dovuti. E faccio alcuni esempi.
Sui trasporti si prende atto che c’è un piano per il 2015-2019. Quindi c’è una strategia, mentre non si può dire la stessa cosa per i rifiuti. Emerge l’idea della necessità di stravolgere il sistema dei rifiuti, ma non si comprende se intendete annullare o meno il Piano regionale dei rifiuti attualmente in essere.
Non viene affrontato nel Documento di economia e finanza regionale il tema della organizzazione della sanità. Non si parla del Consiglio superiore della sanità. Mentre si sente attraverso i media che probabilmente ci saranno degli ospedali che apriranno o che chiuderanno, la riformulazione dei distretti e quant’altro, esiste un partito che ha presentato una legge sul Consiglio superiore alla sanità il cui oggetto sociale è quello di interrogarsi e dare consigli e suggerimenti su come riorganizzare il sistema sanitario regionale. Quella legge è rimasta morta, incastonata da qualche parte, la Giunta regionale e in questo caso il Presidente sta dialogando su come riorganizzare, a seconda dei contesti in cui si trova, la sanità. Nel documento che noi approviamo, che è la Carta costituzionale, oserei dire, di quello che poi andremo a fare con il bilancio, non esiste nulla di tutto questo. Proprio perché per noi è un documento strategico e non tecnico personalmente ritengo che sia stata una grande occasione persa da questo neo Consiglio regionale e in particolar modo dai colleghi della maggioranza.
Guglielmo Minervini (NSP)Penso che questa discussione, nonostante i toni in alcuni passaggi un po’ aspri, sia estremamente interessante, sia utile, contenga degli spunti stimolanti per il nostro lavoro. Che cosa nasconde questa discussione? Il bisogno da parte della politica di riappropriarsi di una serie di contenuti di indirizzo strategico, di indirizzo generale che abbiamo a lungo lasciato scoperti, delegandoli così, esclusivamente all’apparato burocratico, alla tecnica.
Questa discussione, in fondo, manifesta il bisogno, da parte della politica, di riprendersi ciò che è suo. Penso che questo sia il contenuto di questo inedito adempimento legislativo. Evidentemente, sarebbe davvero una dissipazione se fosse ridotto ad un adempimento burocratico. È una straordinaria occasione se, invece, viene recuperato nella sua dimensione politica. Giustamente, il dibattito sta sottolineando il carattere di Documento strategico. Questo tocca un punto nevralgico, chiave, della crisi della politica. Una delle accuse più dolenti che ci vengono mosse da parte dell’opinione pubblica è che la politica non sa definire i suoi obiettivi e, quindi, non si lascia misurare nei suoi risultati. Questo documento prova a dare una risposta concreta per innescare, anche all’interno della Pubblica amministrazione, una dinamica di valutazione.
Penso che il dibattito di oggi stia sottolineando gli aspetti potenzialmente molto positivi di questo strumento e credo che l’opposizione faccia bene a manifestare una sorta di insofferenza rispetto a quello che può essere e non è ancora.
È evidente, colleghi delle opposizioni, che si tratta di un numero zero, pieno di refusi, probabilmente ancora molto lacunoso. A noi della maggioranza spetta sottolineare l’aspetto positivo: intanto un numero zero c’è e per la prima volta viene introdotto uno strumento che ci consente di discutere di questo. Tutti i suggerimenti che oggi sono emersi penso che possano essere contributi utili per fare in modo che il numero uno sia ancora più pulito da errori, da refusi e da lacune, evidentemente.
Suggerisco all’assessore ed al Governo, per la prossima edizione, una versione di DEFR sociale, un estratto che sia capace di generare condivisione e che sia capace di sintetizzare una visione di Puglia, che sia in grado di tradurre quali sono gli obiettivi, dove vogliamo portare la Puglia.
Domenico Damascelli (FI)Ci aspettavamo un po’ di entusiasmo nella prima redazione del primo DEFR di questa nuova Amministrazione regionale. Ci aspettavamo un po’ di passione nel cercare di compilare un documento importante che rappresenta un momento importante per chi governa una Regione di oltre quattro milioni di abitanti. Invece, oggi vediamo l’assenza del ruolo più importante, che è il Presidente della Regione, riscontriamo un disordine, una indifferenza. Io mi sarei aspettato che ogni assessore oggi, anche per amor proprio, per dimostrare qual è il suo impegno, cosa vuol fare della Puglia, quanto ha a cuore le sorti del nostro territorio, si alzasse, facesse una relazione e spiegasse politicamente quali sono gli obiettivi che si è prefissato relativamente alle sue competenze.
Spiegateci politicamente qual è la novità contenuta in questo documento di economia e finanza. È tutta descrittiva, è tutta compilativa. Almeno per orgoglio politico io avrei voluto vedere oggi una particolare dimostrazione d’impegno, un momento importante tra la fase di programmazione, quella della campagna elettorale, il programma elettorale e poi subito dopo concretamente cosa un’Amministrazione regionale vuole realizzare in base a quello che ha promesso. Da queste schede, pur compilate dai tecnici, non vediamo una Amministrazione che ha una idea di Puglia, magari anche diversa dalla nostra o per certi aspetti anche condivisibile a seconda dei settori, ma non c’è.
Vi dirò di più, leggendo queste schede tante sono anche errate, riportano anche errori grammaticali.
Ci sono alcuni aspetti in cui addirittura ci sono termini che dicono il contrario di quello che si vuole intendere. Quindi, senza entrare troppo nel merito, non si ha una visione dello sviluppo economico, non si percepisce cosa realmente si vuol fare della sanità, non si percepisce cosa si può fare per le politiche abitative che sono un dramma sociale per la nostra Regione, così come non si percepisce quello che un settore così importante per il nostro territorio, l’agricoltura, ha delle visioni strategiche. Non vedo visioni strategiche. È soltanto un mero passaggio burocratico. Lo si evince anche dal disinteresse in questo momento che vi è nell’Aula. Mi aspettavo molto di più da questa Amministrazione. Mi sarei aspettato molto di più da questo provvedimento.
Sabino Zinni (ESP) Credo che questo strumento sia uno dispositivo innovativo per il quale le strutture burocratiche delle varie Regioni non siano culturalmente ancora attrezzate. Si svolge un dibattito oggi in base al quale sembra che il DEFR della Puglia sia un alieno e le altre Regioni invece abbiano fatto chissà quali capolavori. In realtà quasi dappertutto, senza nessuna distinzione di colore politico, i Documenti economici finanziari regionali sono stati dei copia-incolla, se vogliamo parlare fuori dai denti, il che testimonia un dato di fondo: spesso il legislatore nazionale introduce della strumentazione giuridica sulla carta molto buona, ma che sconta poi, spesso e volentieri, il gap di strutture burocratiche che non sono pronte culturalmente a recepire, senza che il Governo nazionale si ponga un problema di raccordo e di sintonizzazione della strumentazione giuridica nazionale con quella regionale.
Che cosa voglio dire? Voglio dire che, chiaramente, questo Documento economico-finanziario regionale, sulla carta, ha tutte le caratteristiche per essere una questione molto seria e, in prospettiva, forse, più importante dello stesso Bilancio, ma in prospettiva, perché bisogna lavorarci su, perché bisogna cominciare a ragionare di questo strumento come strumento di raccordo tra la politica e le manovre di Bilancio, perché bisogna cominciare a ragionare di questo strumento come uno strumento di raccordo tra la finanza regionale, l’utilizzo dei fondi europei strutturali e le linee programmatiche.
In realtà, questo strumento ci piove un po’ addosso. Chiaramente, le osservazioni fatte da alcuni esponenti dell’opposizione non sono peregrine, ma sembra che la storia della Regione Puglia sia cominciata con l’Amministrazione Emiliano, e così non è. Si addebita a questa Amministrazione la mascolinizzazione del personale, la questione che il personale non è a livelli di cultura e di istruzione inferiore a quello delle altre Regioni, ma il mondo non è cominciato con l’Amministrazione Emiliano. L’Amministrazione Emiliano è in piena continuità amministrativa con scelte che vengono da lontano.
Siamo a sei mesi dall’insediamento con uno strumento del tutto nuovo che ha necessità di essere tarato, di essere calibrato, di cui è necessario che ci si impadronisca da parte dalla struttura burocratica e amministrativa della Regione.
Dobbiamo mettere in campo tutto quello che serve a prendere questo strumento potenzialmente molto positivo, a implementarlo, a farne tesoro e a farci crescere, ognuno per la sua parte, chi deve fare opposizione che la faccia seriamente, chi deve fare il Governo che lo faccia seriamente, chi deve supportare il Governo altrettanto, ma facciamolo consapevoli della strumentazione che ci viene offerta, delle sue potenzialità, ma anche dei limiti che sono legati a questo.
La replica dell’assessore al bilancio Raffaele Piemontese Ho ascoltato e anche condiviso in parte gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, da ultimo ho apprezzato l’intervento del collega Zinni, perché oggettivamente ci troviamo di fronte al primo documento di programmazione. Per la prima volta la Giunta regionale della Regione Puglia presenta all’Aula e ai pugliesi uno strumento di programmazione, strumento di programmazione utile intanto per quella che viene chiamata l’accountability, cioè la possibilità da parte dei cittadini di valutare ciò che viene posto in essere da parte del Governo sulla base degli obiettivi che in precedenza il Governo medesimo si è dato. Questo è il significato del termine anglosassone tradotto in concreto. E io credo che questo debba essere un aspetto apprezzato da parte dell’Aula. Poi ogni documento è perfettibile. Io per natura sono contrario a chi demonizza tutto. Ho sentito l’intervento della collega Laricchia che parla di documento imbarazzante, però non ho sentito nessuna proposta di merito in ordine agli strumenti di programmazione. È un documento imbarazzante, punto. Però, poi non si dice nulla su come avrebbe fatto lei un documento di duecentosessanta pagine sulla programmazione e sugli obiettivi da attribuire e da dare alla Puglia.
Il collega Marmo, che io apprezzo molto come consigliere regionale perché ha una cultura amministrativa seria, lo si vede, dice però che non si può partire dal programma di Governo. In realtà è proprio la norma che prevede questo, cioè nella composizione di questo strumento di innovazione l’Allegato IV al decreto legislativo n. 118/2011 prevede che i contenuti della programmazione debbano essere declinati in coerenza con il programma di Governo che è stato presentato.
Questo documento contiene all’inizio un aspetto fondamentale: il quadro economico di contesto in cui noi stiamo operando, che non è un aspetto irrilevante ai fini della definizione concreta e attuazione di una politica. Quindi, tutte quelle pagine sul quadro economico internazionale europeo e nazionale a mio modo di vedere le cose hanno un valore estremamente importante, perché partire da quelle che sono state le conseguenze reali della crisi economica che dal 2008 attanaglia le economie di tutti i Paesi del mondo, compresa la nostra, non è un aspetto irrilevante da questo punto di vista.
Il fatto che l’OCSE indichi il 2015 come anno di svolta per quanto concerne l’occupazione e lo sviluppo è un qualcosa che deve farci riflettere bene sotto questo punto di vista. Considerare che dal 2005 al 2008 i poveri assoluti d’Italia non raggiungevano i 2 milioni di persone, nel biennio 2013-2014 si sono superati i 4 milioni di poveri assoluti, questo è un elemento di contesto estremamente importante per impostare le politiche da porre in essere, perché ci troviamo di fronte ad un fenomeno che nell’arco di pochi anni si è totalmente raddoppiato con un’erosione notevole sui ceti medi e con un tasso di disoccupazione che ha avuto degli effetti devastanti non solo ed esclusivamente sui giovani, ma anche su un pezzo rilevante di ultraquarantenni.
Nonostante le restrittive misure dei Governi nazionali che si sono succeduti (il documento cita esplicitamente tutti gli interventi legislativi che nel corso degli ultimi cinque o sei anni hanno avuto un impatto negativo sui Bilanci delle Regioni, fino all’ultima legge di stabilità), la Regione Puglia non aumenta complessivamente il carico fiscale su cittadini e imprese, che riesce a svolgere una programmazione sui fondi europei con risultati eccellenti. Se guardiamo ai numeri che sono scritti nel documento rispetto alla programmazione 2007-2013, la Puglia si conferma una Regione che, sulla spesa dei fondi europei, mantiene dei risultati ottimi, elevati, da questo punto di vista. Stiamo lavorando per far sì che anche il ciclo di programmazione 2014-2020 possa avere gli stessi risultati.
Io condivido quello che ha detto il consigliere Guglielmo Minervini in ordine alla necessità di una discussione approfondita in Aula sul programma operativo. È così. La stragrande maggioranza delle risorse noi le iniettiamo nel tessuto economico e sociale della nostra regione attraverso queste misure. Ritengo che sia condivisibile il suo rilievo in ordine alla possibilità e alla necessità di affrontare una discussione nella massima Assemblea legislativa regionale su questo documento.
Noi, entro trenta giorni dall’approvazione del DEF, saremo chiamati a presentare una nota di aggiornamento a questo documento che terrà conto di ciò che è avvenuto nel corso di quest’anno e che va a meglio specificare quelle che sono le dinamiche di programmazione. Il risultato positivo è che sulla programmazione, sulla pianificazione strategica questa Giunta inizia a fare un lavoro ed un percorso che credo debba essere apprezzato.
Nella prima parte c’è la fotografia di quello che è lo stato dell’economia pugliese rapportata al contesto nazionale e a quello europeo. Quella che più ci interessa è la seconda parte e che ci delude. Quella cioè riferita agli obiettivi strategici, vale a dire come tradurre in atto concreto il programma elettorale condiviso nelle famose sagre pugliesi in cose che si possono fare.
Non esiste un elenco di priorità, si intravedono nel documento tutta una serie di obiettivi toccati in maniera oserei dire superficiale. Senza evidenziare quelle che sono le prioritarie, senza cogliere quelle che sono le necessità impellenti dei cittadini pugliesi e quelle che si possono poi affrontare nei tempi e nei modi dovuti. E faccio alcuni esempi.
Sui trasporti si prende atto che c’è un piano per il 2015-2019. Quindi c’è una strategia, mentre non si può dire la stessa cosa per i rifiuti. Emerge l’idea della necessità di stravolgere il sistema dei rifiuti, ma non si comprende se intendete annullare o meno il Piano regionale dei rifiuti attualmente in essere.
Non viene affrontato nel Documento di economia e finanza regionale il tema della organizzazione della sanità. Non si parla del Consiglio superiore della sanità. Mentre si sente attraverso i media che probabilmente ci saranno degli ospedali che apriranno o che chiuderanno, la riformulazione dei distretti e quant’altro, esiste un partito che ha presentato una legge sul Consiglio superiore alla sanità il cui oggetto sociale è quello di interrogarsi e dare consigli e suggerimenti su come riorganizzare il sistema sanitario regionale. Quella legge è rimasta morta, incastonata da qualche parte, la Giunta regionale e in questo caso il Presidente sta dialogando su come riorganizzare, a seconda dei contesti in cui si trova, la sanità. Nel documento che noi approviamo, che è la Carta costituzionale, oserei dire, di quello che poi andremo a fare con il bilancio, non esiste nulla di tutto questo. Proprio perché per noi è un documento strategico e non tecnico personalmente ritengo che sia stata una grande occasione persa da questo neo Consiglio regionale e in particolar modo dai colleghi della maggioranza.
Guglielmo Minervini (NSP)Penso che questa discussione, nonostante i toni in alcuni passaggi un po’ aspri, sia estremamente interessante, sia utile, contenga degli spunti stimolanti per il nostro lavoro. Che cosa nasconde questa discussione? Il bisogno da parte della politica di riappropriarsi di una serie di contenuti di indirizzo strategico, di indirizzo generale che abbiamo a lungo lasciato scoperti, delegandoli così, esclusivamente all’apparato burocratico, alla tecnica.
Questa discussione, in fondo, manifesta il bisogno, da parte della politica, di riprendersi ciò che è suo. Penso che questo sia il contenuto di questo inedito adempimento legislativo. Evidentemente, sarebbe davvero una dissipazione se fosse ridotto ad un adempimento burocratico. È una straordinaria occasione se, invece, viene recuperato nella sua dimensione politica. Giustamente, il dibattito sta sottolineando il carattere di Documento strategico. Questo tocca un punto nevralgico, chiave, della crisi della politica. Una delle accuse più dolenti che ci vengono mosse da parte dell’opinione pubblica è che la politica non sa definire i suoi obiettivi e, quindi, non si lascia misurare nei suoi risultati. Questo documento prova a dare una risposta concreta per innescare, anche all’interno della Pubblica amministrazione, una dinamica di valutazione.
Penso che il dibattito di oggi stia sottolineando gli aspetti potenzialmente molto positivi di questo strumento e credo che l’opposizione faccia bene a manifestare una sorta di insofferenza rispetto a quello che può essere e non è ancora.
È evidente, colleghi delle opposizioni, che si tratta di un numero zero, pieno di refusi, probabilmente ancora molto lacunoso. A noi della maggioranza spetta sottolineare l’aspetto positivo: intanto un numero zero c’è e per la prima volta viene introdotto uno strumento che ci consente di discutere di questo. Tutti i suggerimenti che oggi sono emersi penso che possano essere contributi utili per fare in modo che il numero uno sia ancora più pulito da errori, da refusi e da lacune, evidentemente.
Suggerisco all’assessore ed al Governo, per la prossima edizione, una versione di DEFR sociale, un estratto che sia capace di generare condivisione e che sia capace di sintetizzare una visione di Puglia, che sia in grado di tradurre quali sono gli obiettivi, dove vogliamo portare la Puglia.
Domenico Damascelli (FI)Ci aspettavamo un po’ di entusiasmo nella prima redazione del primo DEFR di questa nuova Amministrazione regionale. Ci aspettavamo un po’ di passione nel cercare di compilare un documento importante che rappresenta un momento importante per chi governa una Regione di oltre quattro milioni di abitanti. Invece, oggi vediamo l’assenza del ruolo più importante, che è il Presidente della Regione, riscontriamo un disordine, una indifferenza. Io mi sarei aspettato che ogni assessore oggi, anche per amor proprio, per dimostrare qual è il suo impegno, cosa vuol fare della Puglia, quanto ha a cuore le sorti del nostro territorio, si alzasse, facesse una relazione e spiegasse politicamente quali sono gli obiettivi che si è prefissato relativamente alle sue competenze.
Spiegateci politicamente qual è la novità contenuta in questo documento di economia e finanza. È tutta descrittiva, è tutta compilativa. Almeno per orgoglio politico io avrei voluto vedere oggi una particolare dimostrazione d’impegno, un momento importante tra la fase di programmazione, quella della campagna elettorale, il programma elettorale e poi subito dopo concretamente cosa un’Amministrazione regionale vuole realizzare in base a quello che ha promesso. Da queste schede, pur compilate dai tecnici, non vediamo una Amministrazione che ha una idea di Puglia, magari anche diversa dalla nostra o per certi aspetti anche condivisibile a seconda dei settori, ma non c’è.
Vi dirò di più, leggendo queste schede tante sono anche errate, riportano anche errori grammaticali.
Ci sono alcuni aspetti in cui addirittura ci sono termini che dicono il contrario di quello che si vuole intendere. Quindi, senza entrare troppo nel merito, non si ha una visione dello sviluppo economico, non si percepisce cosa realmente si vuol fare della sanità, non si percepisce cosa si può fare per le politiche abitative che sono un dramma sociale per la nostra Regione, così come non si percepisce quello che un settore così importante per il nostro territorio, l’agricoltura, ha delle visioni strategiche. Non vedo visioni strategiche. È soltanto un mero passaggio burocratico. Lo si evince anche dal disinteresse in questo momento che vi è nell’Aula. Mi aspettavo molto di più da questa Amministrazione. Mi sarei aspettato molto di più da questo provvedimento.
Sabino Zinni (ESP) Credo che questo strumento sia uno dispositivo innovativo per il quale le strutture burocratiche delle varie Regioni non siano culturalmente ancora attrezzate. Si svolge un dibattito oggi in base al quale sembra che il DEFR della Puglia sia un alieno e le altre Regioni invece abbiano fatto chissà quali capolavori. In realtà quasi dappertutto, senza nessuna distinzione di colore politico, i Documenti economici finanziari regionali sono stati dei copia-incolla, se vogliamo parlare fuori dai denti, il che testimonia un dato di fondo: spesso il legislatore nazionale introduce della strumentazione giuridica sulla carta molto buona, ma che sconta poi, spesso e volentieri, il gap di strutture burocratiche che non sono pronte culturalmente a recepire, senza che il Governo nazionale si ponga un problema di raccordo e di sintonizzazione della strumentazione giuridica nazionale con quella regionale.
Che cosa voglio dire? Voglio dire che, chiaramente, questo Documento economico-finanziario regionale, sulla carta, ha tutte le caratteristiche per essere una questione molto seria e, in prospettiva, forse, più importante dello stesso Bilancio, ma in prospettiva, perché bisogna lavorarci su, perché bisogna cominciare a ragionare di questo strumento come strumento di raccordo tra la politica e le manovre di Bilancio, perché bisogna cominciare a ragionare di questo strumento come uno strumento di raccordo tra la finanza regionale, l’utilizzo dei fondi europei strutturali e le linee programmatiche.
In realtà, questo strumento ci piove un po’ addosso. Chiaramente, le osservazioni fatte da alcuni esponenti dell’opposizione non sono peregrine, ma sembra che la storia della Regione Puglia sia cominciata con l’Amministrazione Emiliano, e così non è. Si addebita a questa Amministrazione la mascolinizzazione del personale, la questione che il personale non è a livelli di cultura e di istruzione inferiore a quello delle altre Regioni, ma il mondo non è cominciato con l’Amministrazione Emiliano. L’Amministrazione Emiliano è in piena continuità amministrativa con scelte che vengono da lontano.
Siamo a sei mesi dall’insediamento con uno strumento del tutto nuovo che ha necessità di essere tarato, di essere calibrato, di cui è necessario che ci si impadronisca da parte dalla struttura burocratica e amministrativa della Regione.
Dobbiamo mettere in campo tutto quello che serve a prendere questo strumento potenzialmente molto positivo, a implementarlo, a farne tesoro e a farci crescere, ognuno per la sua parte, chi deve fare opposizione che la faccia seriamente, chi deve fare il Governo che lo faccia seriamente, chi deve supportare il Governo altrettanto, ma facciamolo consapevoli della strumentazione che ci viene offerta, delle sue potenzialità, ma anche dei limiti che sono legati a questo.
La replica dell’assessore al bilancio Raffaele Piemontese Ho ascoltato e anche condiviso in parte gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, da ultimo ho apprezzato l’intervento del collega Zinni, perché oggettivamente ci troviamo di fronte al primo documento di programmazione. Per la prima volta la Giunta regionale della Regione Puglia presenta all’Aula e ai pugliesi uno strumento di programmazione, strumento di programmazione utile intanto per quella che viene chiamata l’accountability, cioè la possibilità da parte dei cittadini di valutare ciò che viene posto in essere da parte del Governo sulla base degli obiettivi che in precedenza il Governo medesimo si è dato. Questo è il significato del termine anglosassone tradotto in concreto. E io credo che questo debba essere un aspetto apprezzato da parte dell’Aula. Poi ogni documento è perfettibile. Io per natura sono contrario a chi demonizza tutto. Ho sentito l’intervento della collega Laricchia che parla di documento imbarazzante, però non ho sentito nessuna proposta di merito in ordine agli strumenti di programmazione. È un documento imbarazzante, punto. Però, poi non si dice nulla su come avrebbe fatto lei un documento di duecentosessanta pagine sulla programmazione e sugli obiettivi da attribuire e da dare alla Puglia.
Il collega Marmo, che io apprezzo molto come consigliere regionale perché ha una cultura amministrativa seria, lo si vede, dice però che non si può partire dal programma di Governo. In realtà è proprio la norma che prevede questo, cioè nella composizione di questo strumento di innovazione l’Allegato IV al decreto legislativo n. 118/2011 prevede che i contenuti della programmazione debbano essere declinati in coerenza con il programma di Governo che è stato presentato.
Questo documento contiene all’inizio un aspetto fondamentale: il quadro economico di contesto in cui noi stiamo operando, che non è un aspetto irrilevante ai fini della definizione concreta e attuazione di una politica. Quindi, tutte quelle pagine sul quadro economico internazionale europeo e nazionale a mio modo di vedere le cose hanno un valore estremamente importante, perché partire da quelle che sono state le conseguenze reali della crisi economica che dal 2008 attanaglia le economie di tutti i Paesi del mondo, compresa la nostra, non è un aspetto irrilevante da questo punto di vista.
Il fatto che l’OCSE indichi il 2015 come anno di svolta per quanto concerne l’occupazione e lo sviluppo è un qualcosa che deve farci riflettere bene sotto questo punto di vista. Considerare che dal 2005 al 2008 i poveri assoluti d’Italia non raggiungevano i 2 milioni di persone, nel biennio 2013-2014 si sono superati i 4 milioni di poveri assoluti, questo è un elemento di contesto estremamente importante per impostare le politiche da porre in essere, perché ci troviamo di fronte ad un fenomeno che nell’arco di pochi anni si è totalmente raddoppiato con un’erosione notevole sui ceti medi e con un tasso di disoccupazione che ha avuto degli effetti devastanti non solo ed esclusivamente sui giovani, ma anche su un pezzo rilevante di ultraquarantenni.
Nonostante le restrittive misure dei Governi nazionali che si sono succeduti (il documento cita esplicitamente tutti gli interventi legislativi che nel corso degli ultimi cinque o sei anni hanno avuto un impatto negativo sui Bilanci delle Regioni, fino all’ultima legge di stabilità), la Regione Puglia non aumenta complessivamente il carico fiscale su cittadini e imprese, che riesce a svolgere una programmazione sui fondi europei con risultati eccellenti. Se guardiamo ai numeri che sono scritti nel documento rispetto alla programmazione 2007-2013, la Puglia si conferma una Regione che, sulla spesa dei fondi europei, mantiene dei risultati ottimi, elevati, da questo punto di vista. Stiamo lavorando per far sì che anche il ciclo di programmazione 2014-2020 possa avere gli stessi risultati.
Io condivido quello che ha detto il consigliere Guglielmo Minervini in ordine alla necessità di una discussione approfondita in Aula sul programma operativo. È così. La stragrande maggioranza delle risorse noi le iniettiamo nel tessuto economico e sociale della nostra regione attraverso queste misure. Ritengo che sia condivisibile il suo rilievo in ordine alla possibilità e alla necessità di affrontare una discussione nella massima Assemblea legislativa regionale su questo documento.
Noi, entro trenta giorni dall’approvazione del DEF, saremo chiamati a presentare una nota di aggiornamento a questo documento che terrà conto di ciò che è avvenuto nel corso di quest’anno e che va a meglio specificare quelle che sono le dinamiche di programmazione. Il risultato positivo è che sulla programmazione, sulla pianificazione strategica questa Giunta inizia a fare un lavoro ed un percorso che credo debba essere apprezzato.