BARI - Mentre giungono le prime rassicurazioni da Bruxelles, l’embargo continua a fare danni al comparto agroalimentare pugliese. Se da un lato il Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, sta cercando di normalizzare le relazioni commerciali inviando, lo scorso dicembre, una missiva formale a Vladimir Putin per riaprire il dialogo, dall’altro la Federazione Russa ha previsto la fine del divieto di importazioni solo al 5 agosto 2016. Il provvedimento, assunto in risposta alle misure restrittive dell’Ue conseguenti alla “crisi Ucraina”, riguarda le carni bovine e suine, il pollame, gli insaccati, i pesci, il latte ed i prodotti lattiero-caseari nonché frutta fresca e secca, ortaggi, radici e tuberi. Un vero e proprio colpo per l’agricoltura pugliese che commercializzava con la Russia, soprattutto attraverso esportazioni in Polonia.
Dal 2013, ultimo anno prima dell’embargo russo, secondo i dati Istat elaborati dal Centro Studi Confagricoltura, infatti, vedono l’export agroalimentare pugliese crollare del 67% circa. Il solo comparto agricolo cala dai 7,7 milioni di euro (’13), ai 2,6 milioni (’14) per giungere sino al drammatico dato di 5.989 euro: nelle stime Confagricoltura, in pratica, vi è un azzeramento totale con danni consistenti anche per i prodotti elaborati dell’agroalimentare, scesi del 31% circa nell’ultimo anno e approdati a 4,1 milioni di euro.
“Dalle ultime notizie, sembra che l’Ue si sia finalmente ravveduta sulle sue politiche di vicinato fallimentari nei confronti della Russia – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Da tempo ci battiamo, anche in Parlamento dove abbiamo raccolto il no della maggioranza del Partito Democratico, per la riapertura del dialogo internazionale e per l’attuazione di misure eccezionali come l’eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l’utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense degli enti pubblici o per la fornitura ai servizi riservati ai bisognosi. Ma anche – conclude L’Abbate (M5S) – misure di sostegno aggiuntive rispetto a quelle previste dall’Ue con eventuale differimento, inoltre, di alcune scadenze tributarie e sostegno creditizio delle imprese più esposte. E, infine, l’attenta e scrupolosa vigilanza sull’entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell’Ue che troppo semplicisticamente dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi”.
Dal 2013, ultimo anno prima dell’embargo russo, secondo i dati Istat elaborati dal Centro Studi Confagricoltura, infatti, vedono l’export agroalimentare pugliese crollare del 67% circa. Il solo comparto agricolo cala dai 7,7 milioni di euro (’13), ai 2,6 milioni (’14) per giungere sino al drammatico dato di 5.989 euro: nelle stime Confagricoltura, in pratica, vi è un azzeramento totale con danni consistenti anche per i prodotti elaborati dell’agroalimentare, scesi del 31% circa nell’ultimo anno e approdati a 4,1 milioni di euro.
“Dalle ultime notizie, sembra che l’Ue si sia finalmente ravveduta sulle sue politiche di vicinato fallimentari nei confronti della Russia – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Da tempo ci battiamo, anche in Parlamento dove abbiamo raccolto il no della maggioranza del Partito Democratico, per la riapertura del dialogo internazionale e per l’attuazione di misure eccezionali come l’eventuale acquisto dei prodotti rifiutati, promuovendone l’utilizzo in mercati alternativi, anche al fine di garantire i servizi di ristorazione espletati nelle mense degli enti pubblici o per la fornitura ai servizi riservati ai bisognosi. Ma anche – conclude L’Abbate (M5S) – misure di sostegno aggiuntive rispetto a quelle previste dall’Ue con eventuale differimento, inoltre, di alcune scadenze tributarie e sostegno creditizio delle imprese più esposte. E, infine, l’attenta e scrupolosa vigilanza sull’entità delle richieste di risarcimento provenienti dai Paesi dell’Ue che troppo semplicisticamente dichiarano di aver ritirato ingenti quantitativi di frutta ed ortaggi”.