I rottamatori baresi si appellano a Decaro

di Nicola Zuccaro - "Vogliamo lavorare per le nostre famiglie". E' il chiaro messaggio che se pronunciato oralmente dai raccoglitori dei rottami del ferro vecchio e consumato, potrebbe automaticamente elevarsi a quel grido di dolore, così forte da poter riecheggiare non solo nella città di Bari ma anche nel resto della Puglia con Taranto e dell'Italia meridionale, a Napoli. Un provvedimento risalente a dicembre 2015 del Governo nazionale chiede loro di adeguarsi alle nuove disposizioni legislative, quali l'apertura di una propria partita IVA e l'iscrizione presso l'Abo dei Rottamatori, di prossima istituzione presso ciascuna sede provinciale della Camera di Commercio e Artigianato.

La nuova trovata dell'esecutivo Renzi, se applicata, cancellerebbe automaticamente dalla platea economica e sociale quanti fra disoccupati, pensionati, studenti e altri soggetti che navigano nel mare magnum della precarietà, cercano dalla vendita del materiale raccolto di guadagnare quanto basta per sostenere le spese mensili, in testa le bollette di luce e gas e di non poter affrontare finanziariamente gli adempimenti fiscali loro richiesti.

L'ultima speranza dei rottamatori di Bari e Provincia per bloccare questa decisione governativa ha un nome e cognome: Antonio Decaro. E' in quel "Caro Decaro lotta con noi" che i rottamatori chiedono al Sindaco di Bari e della Città Metropolitana, alla vigilia della sua trasferta romana, un suo incisivo intervento presso i dicasteri competenti, per scongiurare una catastrofe che potrebbe ripercuotersi sulla tenuta del tessuto civile barese e non.

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