Policlinico di Bari, radioterapia e Cancer day

di Vittorio Polito - Si è svolta ieri in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il cancro, ma a Bari si è fatto poco o niente per questo terribile nemico della salute.

La lotta contro i tumori non si fa solo a parole,propaganda, prevenzione, profilassi, ma essenzialmente con iniziative concrete per debellare le neoplasie e le conseguenze, ma anche e soprattutto con l’offrire a coloro che sono stati colpiti dall’insulto tumorale, terapie, oltre che chirurgiche e chemioterapiche, essenzialmente radioterapiche, quando il caso le richiede.

La terapia radiante (o radioterapia) consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per impedirne la crescita e lo sviluppo. È una sorta di terapia di sicurezza, un “bombardamento” mirato che, impedisce alle cellule cancerogene di replicarsi.

La radiazione (soprattutto con l’applicazione dell’acceleratore lineare), viene indirizzata ripetutamente, per un periodo di tempo, verso la parte o verso la regione, sede del tumore, per pochissimi minuti.

Quest’ultima terapia al Policlinico di Bari, oggi, non è possibile, dal momento che non è attivo il reparto di radioterapia ed il relativo acceleratore lineare. Tale reparto, secondo le affermazioni dell’ex assessore regionale alla Sanità, Pentassuglia, prima, e del direttore generale, Dattoli, dopo, con interviste e dichiarazioni alla stampa, si sarebbe dovuto inaugurare un anno fa (?), ma sta di fatto che a tutt’oggi il reparto non è ancora disponibile e nessuno sa per quali motivi e quali sono le prospettive.

La cosa inconcepibile è che nonostante articoli di stampa, servizi di “Striscia la notizia”, e sollecitazioni inviate al direttore generale del Policlinico, Dattoli, al presidente della Regione e assessore alla Sanità, Emiliano, alla presidenza della Facoltà di Medicina, tutto tace. E gli ammalati che fanno? Si recano fuori Bari fuori o fuori Regione per sottoporsi alle terapie radianti, con tutti i sacrifici e le problematiche connesse.

Il fatto più vergognoso e ancora più singolare è che di questa faccenda sembra non interessare proprio nessuno. C’è qualcuno in grado di dipanare questa matassa? I tumori non aspettano nessuna scadenza, se non quella dell’exitus del paziente.