BARI - Di seguito una dichiarazione di Piernicola Pedicini, Capo delegazione del M5s al Parlamento europeo. Il governo Renzi tenta di boicottare il referendum contro le trivelle in mare - dichiara - e dice no all' election day con le elezioni amministrative che si svolgeranno in tutta Italia il 6 giugno prossimo.
Ad annunciare il no all'election day è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il leader dell'Ncd - continua Pedicini - si è arrampicato sugli specchi dicendo che per l’accorpamento con le elezioni amministrative previste il 6 giugno prossimo ci sarebbero problemi tecnici ed economici, perché la ripartizione dei costi non è omogenea per i referendum e per le amministrative.
Pur di tutelare le lobby del petrolio sono pronti a buttare oltre 300 milioni di euro per sostenere i costi che lo Stato dovrebbe sostenere per far votare in due giorni diversi.
E' uno dei tentativi per boicottare la consultazione popolare sulle trivellazioni off shore.
Questo perché il governo Renzi spera che i cittadini, chiamati due volte nell’arco di poco tempo a votare, disertino il referendum, facendo così mancare il quorum che lo renderebbe valido.
A Renzi e Alfano dà fastidio la democrazia diretta e il fatto che i cittadini si possano esprimere con un referendum non è contemplato negli accordi che hanno fatto con le multinazionali del petrolio. Dopo aver subìto le manifestazioni di protesta dei No triv, la richiesta di referendum da parte di dieci Regioni e il sì della Corte costituzionale alla consultazione popolare ora tentano la strada del boicottaggio.
La questione non è ancora chiusa perché l'ultima parola, per definire la data del referendum popolare, spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, conclude la nota Pedicini.
Ad annunciare il no all'election day è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il leader dell'Ncd - continua Pedicini - si è arrampicato sugli specchi dicendo che per l’accorpamento con le elezioni amministrative previste il 6 giugno prossimo ci sarebbero problemi tecnici ed economici, perché la ripartizione dei costi non è omogenea per i referendum e per le amministrative.
Pur di tutelare le lobby del petrolio sono pronti a buttare oltre 300 milioni di euro per sostenere i costi che lo Stato dovrebbe sostenere per far votare in due giorni diversi.
E' uno dei tentativi per boicottare la consultazione popolare sulle trivellazioni off shore.
Questo perché il governo Renzi spera che i cittadini, chiamati due volte nell’arco di poco tempo a votare, disertino il referendum, facendo così mancare il quorum che lo renderebbe valido.
A Renzi e Alfano dà fastidio la democrazia diretta e il fatto che i cittadini si possano esprimere con un referendum non è contemplato negli accordi che hanno fatto con le multinazionali del petrolio. Dopo aver subìto le manifestazioni di protesta dei No triv, la richiesta di referendum da parte di dieci Regioni e il sì della Corte costituzionale alla consultazione popolare ora tentano la strada del boicottaggio.
La questione non è ancora chiusa perché l'ultima parola, per definire la data del referendum popolare, spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, conclude la nota Pedicini.