di Vittorio Polito - Su San Valentino si raccontano molte storie e leggende che hanno quasi sempre un fondo di verità.Nato nel 176 e consacrato vescovo di Terni da San Feliciano, vescovo di Foligno, è considerato fondatore della Comunità cristiana di Terni e con ogni probabilità fu il primo vescovo della stessa città, preceduto forse da San Pellegrino e da Sant’Antimo (quest’ultimo fratello dei Santi medici Cosma e Damiano). Perseguitato dalla sua fede subì a Roma il 14 febbraio del 273 (?), il martirio della decapitazione ed il suo corpo fu trasportato da Roma a Terni e sepolto lungo la via Flaminia, ove nel 752, ci fu lo storico incontro di pace tra Papa Zaccaria e l’invasore Liutprando, re dei Longobardi.
Perché San Valentino è noto come patrono degli innamorati? La risposta viene da alcune leggende, una delle quali è riferita alla “Rosa della riconciliazione”. Un giorno San Valentino sentendo bisticciare sotto la sua finestra due giovani fidanzati, uscì e andò loro incontro tenendo in mano una bella rosa. La sua figura, il capo canuto, il volto sereno e sorridente e la rosa ebbero il magico potere di calmare i due innamorati in lite. I fidanzati successivamente tornarono da lui per far benedire le loro nozze ed il matrimonio fu felicissimo. Il fatto si divulgò a tal punto che tutti volevano far benedire le proprie nozze dal Santo e poiché il presule era molto impegnato, stabilì per quella benedizione il 14 del mese di febbraio, data in cui San Valentino andò a celebrare le sue nozze in Paradiso.
San Valentino non è venerato solo a Terni ma in tutta Italia, da nord a sud, come testimoniano le tante chiese e vie a lui dedicate. Anche l’iconografia conferma la diffusione del culto del patrono degli innamorati che è venerato anche a Montefeltro, ove è legata al Santo la protezione dal vento turbinoso. A Rimini si venera nel monastero di San Gaudenzio.
In Puglia San Valentino è patrono di Vico del Gargano e gli abitanti vivono intensamente il culto del Santo dal 1618, quando entrarono in paese le sue reliquie, tuttora conservate presso la Chiesa Madre. Il Santo viene invocato affinché i venti gelidi di tramontana e le gelate improvvise non mettano in pericolo il raccolto degli agrumi.
Vico del Gargano possiede un suo “Vicolo del bacio”. Si tratta del Vicolo che collega Via S. Giuseppe al Rione Terra, lungo una trentina di metri e non più largo di 50 centimetri. La leggenda vuole che questo Vicolo fosse una sorte di luogo benedetto per coppie di innamorati, uomini in cerca d’amore e donne in attesa di compagnia. I fidanzatini si davano appuntamento nel vicolo che attraversavano, più volte, da direzioni opposte per potersi toccare ad ogni passaggio. È facile immaginare di quanti “scontri amorosi” sia stato testimone, nel tempo, il Vicolo del Bacio.Durante i festeggiamenti, le Chiese e le strade sono ricolme di arance e limoni intrecciati con foglie d’alloro benedetto, ove chiunque può donare alla persona cara un’arancia presa dall’addobbo del Santo. Le arance, dopo la festa, vengono spremute e bevute con la consapevolezza che il frutto si trasformerà in uno speciale filtro d’amore.
E se sei single? Interviene San Faustino, la cui ricorrenza cade proprio il 15 febbraio, subito dopo la festa degli innamorati, come per una ideale continuità.
Ma ricordiamo chi fu San Faustino. Fino alla recente riforma del calendario venivano festeggiati in questo giorno i Santi Faustino e Giovita. Secondo il Martirologio Romano: “A Brescia si festeggia il natale dei santi Martiri Faustino e Giovita, fratelli, i quali sotto l’imperatore Adriano, dopo molti illustri combattimenti, sostenuti per la fede di Cristo, ricevettero la vittoriosa corona del martirio”. Gli estensori del nuovo calendario hanno però espresso questo severo giudizio: “La memoria dei Santi Faustino e Giovita, introdotta nel Calendario romano nel sec. XIII, viene cancellata: si tratta dei martiri bresciani Faustino e Giovenza, dei quali si possiedono degli Atti interamente leggendari; in essi Giovita viene ritenuto diacono, benché fosse una donna”.Al di là di quello che prescrive il calendario, i due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la palma del martirio nell’altra. Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri, convertitisi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 ed il 134, al tempo di Adriano. Il loro culto si diffuse verso l’VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Così anche i cuori solitari hanno il loro buon protettore da festeggiare rigorosamente il 15 febbraio.
Più recentemente Raymond Peynet, il pittore degli innamorati, ha saputo con la sua arte rapire e raccontare la magia dell’amore, evitando di tracciare i contorni della passione, dell’attrazione tra due amanti, per concentrarsi su tutto quello che c’è prima e dopo e che non si può descrivere con una parola o con un concetto. Un colpo di fulmine che avviene in ogni momento, senza tempo né luogo. I suoi Valentino e Valentina nascono e vivono in un momento, fugace, nobile, affettuoso, gioioso e tenero: quello dell’innamoramento. Sono gli innamorati per eccellenza, i romantici interpreti di un sentimento che nasce dal cuore: puri, leggeri, soavi, evanescenti nel loro appartenere l’uno all’altra ed entrambi ad un fantastico contorno, ad un mondo onirico in cui l’amore è il motore senza sosta del tutto.
Perché San Valentino è noto come patrono degli innamorati? La risposta viene da alcune leggende, una delle quali è riferita alla “Rosa della riconciliazione”. Un giorno San Valentino sentendo bisticciare sotto la sua finestra due giovani fidanzati, uscì e andò loro incontro tenendo in mano una bella rosa. La sua figura, il capo canuto, il volto sereno e sorridente e la rosa ebbero il magico potere di calmare i due innamorati in lite. I fidanzati successivamente tornarono da lui per far benedire le loro nozze ed il matrimonio fu felicissimo. Il fatto si divulgò a tal punto che tutti volevano far benedire le proprie nozze dal Santo e poiché il presule era molto impegnato, stabilì per quella benedizione il 14 del mese di febbraio, data in cui San Valentino andò a celebrare le sue nozze in Paradiso.
San Valentino non è venerato solo a Terni ma in tutta Italia, da nord a sud, come testimoniano le tante chiese e vie a lui dedicate. Anche l’iconografia conferma la diffusione del culto del patrono degli innamorati che è venerato anche a Montefeltro, ove è legata al Santo la protezione dal vento turbinoso. A Rimini si venera nel monastero di San Gaudenzio.
In Puglia San Valentino è patrono di Vico del Gargano e gli abitanti vivono intensamente il culto del Santo dal 1618, quando entrarono in paese le sue reliquie, tuttora conservate presso la Chiesa Madre. Il Santo viene invocato affinché i venti gelidi di tramontana e le gelate improvvise non mettano in pericolo il raccolto degli agrumi.
Vico del Gargano possiede un suo “Vicolo del bacio”. Si tratta del Vicolo che collega Via S. Giuseppe al Rione Terra, lungo una trentina di metri e non più largo di 50 centimetri. La leggenda vuole che questo Vicolo fosse una sorte di luogo benedetto per coppie di innamorati, uomini in cerca d’amore e donne in attesa di compagnia. I fidanzatini si davano appuntamento nel vicolo che attraversavano, più volte, da direzioni opposte per potersi toccare ad ogni passaggio. È facile immaginare di quanti “scontri amorosi” sia stato testimone, nel tempo, il Vicolo del Bacio.Durante i festeggiamenti, le Chiese e le strade sono ricolme di arance e limoni intrecciati con foglie d’alloro benedetto, ove chiunque può donare alla persona cara un’arancia presa dall’addobbo del Santo. Le arance, dopo la festa, vengono spremute e bevute con la consapevolezza che il frutto si trasformerà in uno speciale filtro d’amore.
E se sei single? Interviene San Faustino, la cui ricorrenza cade proprio il 15 febbraio, subito dopo la festa degli innamorati, come per una ideale continuità.
Ma ricordiamo chi fu San Faustino. Fino alla recente riforma del calendario venivano festeggiati in questo giorno i Santi Faustino e Giovita. Secondo il Martirologio Romano: “A Brescia si festeggia il natale dei santi Martiri Faustino e Giovita, fratelli, i quali sotto l’imperatore Adriano, dopo molti illustri combattimenti, sostenuti per la fede di Cristo, ricevettero la vittoriosa corona del martirio”. Gli estensori del nuovo calendario hanno però espresso questo severo giudizio: “La memoria dei Santi Faustino e Giovita, introdotta nel Calendario romano nel sec. XIII, viene cancellata: si tratta dei martiri bresciani Faustino e Giovenza, dei quali si possiedono degli Atti interamente leggendari; in essi Giovita viene ritenuto diacono, benché fosse una donna”.Al di là di quello che prescrive il calendario, i due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la palma del martirio nell’altra. Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l’esistenza dei due giovani cavalieri, convertitisi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 ed il 134, al tempo di Adriano. Il loro culto si diffuse verso l’VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Così anche i cuori solitari hanno il loro buon protettore da festeggiare rigorosamente il 15 febbraio.
Più recentemente Raymond Peynet, il pittore degli innamorati, ha saputo con la sua arte rapire e raccontare la magia dell’amore, evitando di tracciare i contorni della passione, dell’attrazione tra due amanti, per concentrarsi su tutto quello che c’è prima e dopo e che non si può descrivere con una parola o con un concetto. Un colpo di fulmine che avviene in ogni momento, senza tempo né luogo. I suoi Valentino e Valentina nascono e vivono in un momento, fugace, nobile, affettuoso, gioioso e tenero: quello dell’innamoramento. Sono gli innamorati per eccellenza, i romantici interpreti di un sentimento che nasce dal cuore: puri, leggeri, soavi, evanescenti nel loro appartenere l’uno all’altra ed entrambi ad un fantastico contorno, ad un mondo onirico in cui l’amore è il motore senza sosta del tutto.