BARI - Di seguito una nota di Gianni Stea (Area popolare). “La nostra Costituzione, all’art. 32 così recita: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
“Il forte dubbio, vista la situazione disgraziata in cui è precipitato negli anni il sistema sanitario pugliese, è che tale principio, tra i fondamentali per la vita democratica del nostro Paese, non sia più rispettato”. E’ quanto sottolinea il consigliere regionale pugliese, Gianni Stea, del gruppo Ap-Ncd-Lista Schittulli che spiega: “Il piano di riordino, l’ennesimo, davanti al quale ci troviamo, anzi si trovano i pugliesi, temo nasca con il solito vizio di fondo, un difetto che in tema di tutela della salute, può causare danni inimmaginabili: è fatto solo con il pallottoliere dei costi e dimentica invece la centralità dell’ammalato e degli operatori sanitari. Dimentica le reali esigenze del territorio e i disagi già patiti che invece meritano correzioni immediate. Pensare, come pure è giusto, di chiudere o accorpare reparti e tagliare nove ospedali, pure se in linea di principio non fa una grinza per una migliore razionalizzazione e distribuzione dei servizi, lascia pericolosamente scoperte ampie aree del territorio e dimentica colpevolmente la cosiddetta medicina territoriale che invece deve essere alla base di una moderna e diffusa assistenza. La medicina territoriale, ricordo al presidente Emiliano, fa la differenza tra le regioni più avanzate in tema di sanità e quelle più arretrate: solo con una decente e dignitosa distribuzione di posti di primo soccorso realmente attrezzati, di poliambulatori, di case della salute, di presidi del 118 forniti di un moderno ed efficiente servizio di elisoccorso per le aree meno raggiungibili, ci si potrà dedicare alla riduzione degli ospedali, rendendo quelli esistenti centri – reali – di eccellenza e salvaguardano con trasparenza l’offerta sanitaria pubblica. Altrimenti è come risparmiare sul cibo: non si mangia finché si muore. Al presidente Emiliano, cui pure assicuriamo la massima lealtà e collaborazione nell’affrontare – rinnegando logiche politiche ed elettoralistiche - tale situazione, ricordiamo che in Puglia ci sono zone turistiche, dove tra maggio e settembre stazionano milioni di persone, prive del tutto, o quasi, di qualsivoglia presidio sanitario e distanti ore di auto dai nosocomi più vicini. A tal proposto mi impegno ad accompagnare personalmente il presidente della Regione, nei prossimi mesi, in un tour del disagio, nel Salento come sul Gargano, passando da Mola, Polignano e la costiera ionica-tarantina per un confronto leale, da affrontare insieme, non solo con gli amministratori locali – che spesso in materia sono affetti dal terrore della perdita di consensi -, ma con quei manipoli di medici e infermieri coraggiosi che, dimenticati dalla politica, affrontano in solitudine migliaia di emergenze. E ci permetta, inoltre, il governatore di mostrare dubbi anche sulla realizzazione dei nuovi ospedali: a lui, e a me stesso, ricordo gli anni, i decenni che ci sono voluti per realizzare il San Paolo di Bari, l’ospedale dell’Alta Murgia, per la ristrutturazione dell’ex Cotugno, per il complesso di Asclepios I e quello – ancora al palo – di Asclepios II, giusto solo per restare nell’ambito del capoluogo. Quindi se riordino deve essere, prima il paracadute, poi il lancio: in gioco, oltre ad una manciata di milioni di euro, c’è quel bene supremo che è la vita delle persone”.
“Il forte dubbio, vista la situazione disgraziata in cui è precipitato negli anni il sistema sanitario pugliese, è che tale principio, tra i fondamentali per la vita democratica del nostro Paese, non sia più rispettato”. E’ quanto sottolinea il consigliere regionale pugliese, Gianni Stea, del gruppo Ap-Ncd-Lista Schittulli che spiega: “Il piano di riordino, l’ennesimo, davanti al quale ci troviamo, anzi si trovano i pugliesi, temo nasca con il solito vizio di fondo, un difetto che in tema di tutela della salute, può causare danni inimmaginabili: è fatto solo con il pallottoliere dei costi e dimentica invece la centralità dell’ammalato e degli operatori sanitari. Dimentica le reali esigenze del territorio e i disagi già patiti che invece meritano correzioni immediate. Pensare, come pure è giusto, di chiudere o accorpare reparti e tagliare nove ospedali, pure se in linea di principio non fa una grinza per una migliore razionalizzazione e distribuzione dei servizi, lascia pericolosamente scoperte ampie aree del territorio e dimentica colpevolmente la cosiddetta medicina territoriale che invece deve essere alla base di una moderna e diffusa assistenza. La medicina territoriale, ricordo al presidente Emiliano, fa la differenza tra le regioni più avanzate in tema di sanità e quelle più arretrate: solo con una decente e dignitosa distribuzione di posti di primo soccorso realmente attrezzati, di poliambulatori, di case della salute, di presidi del 118 forniti di un moderno ed efficiente servizio di elisoccorso per le aree meno raggiungibili, ci si potrà dedicare alla riduzione degli ospedali, rendendo quelli esistenti centri – reali – di eccellenza e salvaguardano con trasparenza l’offerta sanitaria pubblica. Altrimenti è come risparmiare sul cibo: non si mangia finché si muore. Al presidente Emiliano, cui pure assicuriamo la massima lealtà e collaborazione nell’affrontare – rinnegando logiche politiche ed elettoralistiche - tale situazione, ricordiamo che in Puglia ci sono zone turistiche, dove tra maggio e settembre stazionano milioni di persone, prive del tutto, o quasi, di qualsivoglia presidio sanitario e distanti ore di auto dai nosocomi più vicini. A tal proposto mi impegno ad accompagnare personalmente il presidente della Regione, nei prossimi mesi, in un tour del disagio, nel Salento come sul Gargano, passando da Mola, Polignano e la costiera ionica-tarantina per un confronto leale, da affrontare insieme, non solo con gli amministratori locali – che spesso in materia sono affetti dal terrore della perdita di consensi -, ma con quei manipoli di medici e infermieri coraggiosi che, dimenticati dalla politica, affrontano in solitudine migliaia di emergenze. E ci permetta, inoltre, il governatore di mostrare dubbi anche sulla realizzazione dei nuovi ospedali: a lui, e a me stesso, ricordo gli anni, i decenni che ci sono voluti per realizzare il San Paolo di Bari, l’ospedale dell’Alta Murgia, per la ristrutturazione dell’ex Cotugno, per il complesso di Asclepios I e quello – ancora al palo – di Asclepios II, giusto solo per restare nell’ambito del capoluogo. Quindi se riordino deve essere, prima il paracadute, poi il lancio: in gioco, oltre ad una manciata di milioni di euro, c’è quel bene supremo che è la vita delle persone”.