BARI - Dichiarazione dell'USB in merito al caso Natuzzi. L’Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato ritiene lesivi degli interessi dei dipendenti Natuzzi, deleteri per l’economia del territorio, nonché illegittimi nel merito gli accordi che l’azienda ha sottoscritto il 3 marzo e il 14 ottobre 2015 con i sindacati confederali.
Negli stessi accordi, infatti, si stabilisce che una parte dei lavoratori saranno interessati al Contratto di Solidarietà, per poi snaturare quest’ultimo strumento di sussidio al reddito, considerato che la “Solidarietà” si nega ad un’altra parte dei dipendenti Natuzzi e li si trasferisce, a loro insaputa, presso lo stabilimento di Ginosa, ovvero un sito già chiuso a fine 2013.
Va poi aggiunto che, agli ignari trasferiti con un atto d’imperio, viene comunicato che non c’è futuro per loro alla Natuzzi e devono rassegnarsi alla ricollocazione presso altre società non meglio identificate.
Tutto questo accade mentre la Natuzzi si appresta ad incassare 37,2 milioni di euro di soldi pubblici dal MISE e dalle Regioni Puglia e Basilicata.
La Natuzzi persegue il solito “tirare a campare” attraverso i già rodati meccanismi della riduzione del costo del lavoro e dell’iniezione di denaro della collettività.
Questa strategia, è ingiusta e inaccettabile, ed è fallimentare, in quanto ha portato la Natuzzi a ridimensionare il suo organico in Italia di quasi la metà, nel periodo che va dall’inizio del 2000 ad oggi.
Pertanto, l'Unione Sindacale di Base e i dipendenti dell’industria santeramana hanno deciso di non restare inermi e di contestare l'atteggiamento arrogante della Natuzzi, e dunque di protestare dinanzi ai cancelli dello stabilimento Jesce 2 di Santeramo.
L’obiettivo è stato centrato in pieno, dato che a nessun lavoratore in produzione è stato chiesto di astenersi dal prestare la propria opera e la protesta ha paralizzato il ciclo produttivo dei divani, ottenendo la visibilità mediatica sperata.
Inoltre, è doveroso precisare che il presidio è stato rimosso per la stessa volontà dei manifestanti, dopo che una loro delegazione è stata ricevuta dal Prefetto di Bari ed ha strappato il suo impegno ad attivarsi affinché la vertenza Natuzzi si risolva in un modo decoroso ed equo.
Infine, si specifica che, fermo restando l’insindacabilità della scelta che ciascun lavoratore può fare di intraprendere una carriera lavorativa diversa da quella attuale, l’USB continuerà a battersi e non lascerà solo nessun lavoratore fino a quando non sarà reintegrato all’interno della Natuzzi, in quanto è un suo sacrosanto diritto e l’azienda se ne faccia una ragione.
Negli stessi accordi, infatti, si stabilisce che una parte dei lavoratori saranno interessati al Contratto di Solidarietà, per poi snaturare quest’ultimo strumento di sussidio al reddito, considerato che la “Solidarietà” si nega ad un’altra parte dei dipendenti Natuzzi e li si trasferisce, a loro insaputa, presso lo stabilimento di Ginosa, ovvero un sito già chiuso a fine 2013.
Va poi aggiunto che, agli ignari trasferiti con un atto d’imperio, viene comunicato che non c’è futuro per loro alla Natuzzi e devono rassegnarsi alla ricollocazione presso altre società non meglio identificate.
Tutto questo accade mentre la Natuzzi si appresta ad incassare 37,2 milioni di euro di soldi pubblici dal MISE e dalle Regioni Puglia e Basilicata.
La Natuzzi persegue il solito “tirare a campare” attraverso i già rodati meccanismi della riduzione del costo del lavoro e dell’iniezione di denaro della collettività.
Questa strategia, è ingiusta e inaccettabile, ed è fallimentare, in quanto ha portato la Natuzzi a ridimensionare il suo organico in Italia di quasi la metà, nel periodo che va dall’inizio del 2000 ad oggi.
Pertanto, l'Unione Sindacale di Base e i dipendenti dell’industria santeramana hanno deciso di non restare inermi e di contestare l'atteggiamento arrogante della Natuzzi, e dunque di protestare dinanzi ai cancelli dello stabilimento Jesce 2 di Santeramo.
L’obiettivo è stato centrato in pieno, dato che a nessun lavoratore in produzione è stato chiesto di astenersi dal prestare la propria opera e la protesta ha paralizzato il ciclo produttivo dei divani, ottenendo la visibilità mediatica sperata.
Inoltre, è doveroso precisare che il presidio è stato rimosso per la stessa volontà dei manifestanti, dopo che una loro delegazione è stata ricevuta dal Prefetto di Bari ed ha strappato il suo impegno ad attivarsi affinché la vertenza Natuzzi si risolva in un modo decoroso ed equo.
Infine, si specifica che, fermo restando l’insindacabilità della scelta che ciascun lavoratore può fare di intraprendere una carriera lavorativa diversa da quella attuale, l’USB continuerà a battersi e non lascerà solo nessun lavoratore fino a quando non sarà reintegrato all’interno della Natuzzi, in quanto è un suo sacrosanto diritto e l’azienda se ne faccia una ragione.