di LUIGI LAGUARAGNELLA - Dopo due anni che la croce dei giovani della diocesi di Bari-Bitonto veniva portata per le strade nei pressi della casa circondariale di Bari, in segno di vicinanza ai detenuti che, come ricorderanno i partecipanti a quel momento di preghiera, facevano sentire la loro presenza da dietro le finestre muovendo pezzi di stoffa o semplicemente agitando le mani, sabato 19 marzo farà tappa, insieme a 1500 persone previste, a Bitonto.
E’ la consueta via Crucis Diocesana che i fedeli, insieme all’arcivescovo mons. Francesco Cacucci, pregano e vivono in un cammino per le strade della città ripercorrendo le stazioni della passione di Cristo, simboli delle sofferenze contemporanee che è doveroso ricordare.
La Via Crucis Diocesana che cade nel sabato delle Palme è in concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù che ricorre ogni Domenica delle Palme.
Dopo gli anni che si è vissuta nel capoluogo pugliese, sabato ad essere riempite di gente, di silenzio e di preghiera saranno le strade di Bitonto, a testimoniare, probabilmente la vitalità e l’impegno “delle periferie”, come spesso richiamato da papa Francesco.
Partendo dall’Hospice “Aurelio Marena” la Via Crucis percorrerà le strade della cittadina terminando alla Basilica dei Santi Medici, dov’è la Porta Santa. Questi luoghi sono meta di molte persone ammalate e di molte altre che in pellegrinaggio affidano la loro vita alla speranza; sono luoghi in cui la carità verso il prossimo è concreta compassione.
Ripercorrendo gli episodi della passione di Cristo, ad ogni tappa verrà ricordata la testimonianza di un missionario martire, poiché il 24 marzo è la Giornata Mondiale dei Missionari martiri. In un clima generale di tensione in molti paesi, spesso a farne le spese sono proprio i religiosi che proprio nelle terre colpite da disagi sociali ed economici. L’esempio delle quattro suore di Madre Teresa uccise in Yemen è solo uno degli ultimi episodi in cui il proprio credo religioso viene messo in pericolo.
La Via Crucis è un momento particolare della chiesa locale perché si mette in cammino dietro la croce ed è simbolo di compassione, ossia quello stato d’animo che permette essere vicini, quel patir-con, insieme e comprendere le sofferenze che inchiodano la vita dell’uomo, che proprio dalla speranza della croce, può trovare il volto amico, la mano sulla spalla o una parola confortante nelle persone accanto.
E’ la consueta via Crucis Diocesana che i fedeli, insieme all’arcivescovo mons. Francesco Cacucci, pregano e vivono in un cammino per le strade della città ripercorrendo le stazioni della passione di Cristo, simboli delle sofferenze contemporanee che è doveroso ricordare.
La Via Crucis Diocesana che cade nel sabato delle Palme è in concomitanza con la Giornata Mondiale della Gioventù che ricorre ogni Domenica delle Palme.
Dopo gli anni che si è vissuta nel capoluogo pugliese, sabato ad essere riempite di gente, di silenzio e di preghiera saranno le strade di Bitonto, a testimoniare, probabilmente la vitalità e l’impegno “delle periferie”, come spesso richiamato da papa Francesco.
Partendo dall’Hospice “Aurelio Marena” la Via Crucis percorrerà le strade della cittadina terminando alla Basilica dei Santi Medici, dov’è la Porta Santa. Questi luoghi sono meta di molte persone ammalate e di molte altre che in pellegrinaggio affidano la loro vita alla speranza; sono luoghi in cui la carità verso il prossimo è concreta compassione.
Ripercorrendo gli episodi della passione di Cristo, ad ogni tappa verrà ricordata la testimonianza di un missionario martire, poiché il 24 marzo è la Giornata Mondiale dei Missionari martiri. In un clima generale di tensione in molti paesi, spesso a farne le spese sono proprio i religiosi che proprio nelle terre colpite da disagi sociali ed economici. L’esempio delle quattro suore di Madre Teresa uccise in Yemen è solo uno degli ultimi episodi in cui il proprio credo religioso viene messo in pericolo.
La Via Crucis è un momento particolare della chiesa locale perché si mette in cammino dietro la croce ed è simbolo di compassione, ossia quello stato d’animo che permette essere vicini, quel patir-con, insieme e comprendere le sofferenze che inchiodano la vita dell’uomo, che proprio dalla speranza della croce, può trovare il volto amico, la mano sulla spalla o una parola confortante nelle persone accanto.