Castellaneta, incontro fra avvocati e familiari delle vittime 7 febbraio 1985

CASTELLANETA - A proposito del recente incontro tra familiari delle vittime e avvocati, si rende necessaria qualche precisazione. Intanto va rilevato che stranamente alla riunione promossa dagli avvocati con l’intento di trovare un intesa comune erano presenti solo una parte dei familiari, mentre altri non ne erano stati informati. Così in una nota i familiari delle vittime 7 febbraio 1985.

Differentemente poi da quanto affermato da taluni avvocati, - prosegue la nota - tra i non invitati diversi familiari hanno una posizione differente rispetto a quanto volevano far credere alcuni legali. Vi è poi una questione fondamentale: in base a cosa si vuole affermare a ogni costo il principio del “prendere o lasciare” a prescindere, e si pretende che tutti si sentano obbligati in una direzione predefinita a priori e si debbano adeguare passivamente alla proposta del Sindaco?

E se i dubbi e le perplessità sinora emerse fossero l’ovvia conseguenza della condotta poco trasparente e assai di parte sinora tenuta proprio dal primo cittadino? I pagamenti fatti attraverso canali preferenziali, utilizzando a fini di parte somme iscritte in bilancio per privilegiare taluni a svantaggio di altri, ne sono un esempio illuminante.

E poi i tanti mesi persi da marzo a settembre nella totale inerzia dell’amministrazione a cui sono seguiti i pignoramenti che hanno bloccato per mesi l’amministrazione, gli impegni assunti e non mantenuti, la condotta politico-amministrativa non lineare hanno sinora condotto a perdere un anno di tempo dall’emissione della sentenza del marzo 2015 da parte del Tribunale di Lecce.

Alla base della transazione non si può trascendere dal valutare poi della vergognosa riproposizione, nella comparsa di costituzione per l’appello presentata dai legali nominati dal Sindaco, ma pagati con i soldi di tutti i contribuenti, di argomentati infondate e prive di riscontro, ripetute al solo scopo di infangare la memoria dei defunti, addossando su di essi e sui loro parenti la colpa del crollo del 7 febbraio 1985 e che solo un ritiro immediato dell’appello alla firma della transazione  può cancellare.

Un anno di tempo trascorso inutilmente e la decisione di riproporre l’appello da parte del Comune nonostante solenni dichiarazioni fatte dal vicesindaco hanno effetti anche sullo stesso calcolo dei risarcimenti dovuti e degli interessi stabiliti dalle nuove norme fissate dal codice civile che corrispondono alla somma dell’eredita’ giacente.

Ancora: di fronte a una proposta a loro presentata, i parenti delle 34 vittime hanno o no il diritto di presentare osservazioni e proprie differenti proposte? Oppure dopo aver trascinato per decenni la vicende in infinite aule giudiziarie, si vuole ora imporre a tutti i costi un accordo a scatola chiusa? È legittimo infine chiedere chiarezza su tempi e fonti di finanziamento? Questo chiedevamo ai nostri legali mercoledì: che si facessero portavoce di una controproposta che non fosse un accettare supinamente la proposta del Sindaco, cosa che non è successo per l’abbandono da parte nostra del tavolo al momento in cui si chiedeva chiarezza sui nomi che proponevano la controproposta e il rifiuto a svelare quelli che non accettavano nessun tipo di transazione. Cosa che abbiamo fatto noi venerdì  18 marzo 2016 in un incontro con il Sindaco che ha espresso la sua impossibilità a riconoscere il 50% degli interessi (per motivi amministrativi) fino ad oggi maturati, nonostante la rateizzazione in 10 anni, e a cui ci riserviamo di dare una risposta definitiva lunedì 21 marzo 2016. Qualunque sia la nostra decisione, o del singolo, nessuno potrà addossare agli eredi la responsabilità di un dissesto che stiamo in tutti i modi cercando di evitare. Tolto l’episodio di mercoledì sera, noi continuiamo come sempre ad avere fiducia nei nostri avvocati a cui riconosciamo il merito dei risultati fino ad oggi raggiunti, conclude la nota.

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