BARI - Investimenti, efficienza dei sistemi di depurazione e delle reti di distribuzione idrica, leggi e sanzioni europee, nuove gare per l’affidamento della distribuzione del gas: all’ordine del giorno il futuro dei servizi a rete a Bari, nella Puglia e in Italia. Nella tappa del roadshow di H2O, la fiera dell’acqua in programma a ottobre a Bologna, Alberto Biancardi di Aeegsi, Vito Colucci di Ato Puglia, Nicola Di Donna di Acquedotto Pugliese e Vito Bisceglia di Amgas Bari.
“Dobbiamo dare un valore economico agli investimenti, perché il modo migliore per diventare ambientalisti è capirne l’aspetto economico”. Così Andrea Cirelli, coordinatore scientifico di H2O Academy apre il convegno “Industria dei servizi a rete: acqua e gas”, in corso oggi alla sede di Confindustria di Bari per iniziativa di Luel – L’Hub e Bologna Fiere, con il patrocinio dell’associazione degli industriali baresi. Fa infatti tappa in città il roadshow di H20, la fiera dell’acqua in programma a Bologna dal 19 al 21 ottobre, con una giornata di convegno dedicata ad investimenti, sostenibilità e innovazione nei servizi a rete.
Al tradizionale tema dell’acqua, la giornata affianca un focus dedicato al gas: “Quando si parla di servizi a rete – spiega infatti Paola Matino, amministratore unico di Luel – L’Hub – non dobbiamo dimenticare che, oltre al servizio idrico, si deve considerare il settore della distribuzione del gas, che negli ultimi amni ha subito diverse riforme e in particolare l’affidamento con gara per Ambiti Territoriali Minimi: questo produrrà una profonda trasformazione dell’organizzazione industriale del servizio, e porterà a nuove aggregazioni con la nascita di gestori più grandi e più solidi”.
A partire dalla considerazione che “la Puglia è una regione assetata”, come spiega la vicepresidente di Confindustria Bari e Bat Laura Ruggiero, si affrontano i grandi temi riguardanti il servizio idrico. “Le norme europee sono state interpretate in Italia, ma in realtà siamo il paese più arretrato per quanto riguarda la depurazione - dice Rosario Mazzola, di Fondazione Amga. - I grandi problemi riguardano l’efficienza dei sistemi depurativi e delle reti idriche, se avessimo delle perdite in rete inferiori al 30%, molti degli investimenti di cui abbiamo bisogno scomparirebbero”. E ancora, all’ordine del giorno, il diritto di accesso all’acqua da parte delle famiglie, “di cui però – aggiunge Mazzola - non si deve ricaricare il costo sulle tariffe”.
Sul tema investimenti interviene Marco Gatta di Utilitalia: “Gli investimenti stimati necessari per il servizio idrico in Italia corrispondono a 80 euro per abitante all’anno, equivalenti a 5 miliardi di euro l’anno – spiega –. Il trend di investimenti reali è però è di 1,8 miliardi di euro, per cui ogni anno lasciamo indietro una cifra molto consistente”. Le conseguenze di ciò si stimano non solo nella carenza delle infrastrutture ma anche nelle sanzioni che potrebbero arrivare dall’Europa: nella peggiore delle ipotesi si parla di 226 milioni di euro, pari a oltre il 12% degli investimenti reali fatti dall’Italia. “Gli investimenti vanno fatti adesso per evitare che i costi ne ricadano sulle generazioni future, come è stato fatto fino ad ora” conclude Gatta.
Le parole d’ordine per il futuro dell’acqua le pronuncia Alberto Biancardi, membro del collegio di Aeegsi: “Continuità, per far capire che l’Italia è un paese in cui si può investire – dice – e investimenti: siamo arrivati a 1,8 miliardi ma bisogna raddoppiarli. E poi, aggregazione tra gli operatori”. All’interno del network dei regolatori europei, che raggruppa 21 Paesi nel lavoro di comparazione delle regolazioni, un tema forte è l’affordability, ovvero la sostenibilità economica dei sistemi. “La quarta parola chiave sarebbe efficienza – conclude Biancardi – ma come regolatori non siamo ancora in condizione di dare indicatori sufficientemente solidi di efficienza e quindi dobbiamo valutare caso per caso se i piani che ci vengono proposti sono efficienti”.
“In Puglia – spiega poi Vito Colucci dell’Ato regionale – si sta andando via via verso una cronica emergenza, le scelte sul servizio idrico integrato sono passate attraverso ben quattro emergenze e dal 1994 non si è ancora giunti ad una conclusione scientifica e tecnica omogenea per lo smaltimento dei reflui delle acque e dei fanghi”. La soluzione? Diversificare le strategie di riutilizzo e riuso (ad esempio in agricoltura) e prevedere soluzioni adeguate per lo smaltimento del fango residuale, che non può essere riutilizzato. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, per cui la Puglia è in buona parte dipendente dalle regioni limitrofe, si parla di dissalazione e di ricerca di nuove fonti idriche sul territorio.
Nicola Di Donna, direttore generale di Acquedotto Pugliese, affronta invece la questione del termine della concessione della società, prevista per la fine del 2018 e probabilmente prorogabile solo fino al 2019 in base al nuovo schema di convenzione predisposto dall’AEEGSI. Il problema, da questo punto di vista, riguarda le disponibilità economiche necessarie agli ulteriori investimenti, pari a circa 1,2 miliardi, ma anche la possibilità di beneficiare dei finanziamenti comunitari, disponibili fino al 2023, e che pertanto richiedono garanzie temporali più ampie rispetto al termine della concessione per la realizzazione delle opere.
“Ci sarà un nodo da sciogliere - spiega Di Donna – o non fare investimenti e avere un piano finanziario in equilibrio, ma non rispettare determinati standard, o prevedere un periodo di concessione più ampio rispetto allo stesso termine del 2019”. Altra questione riguarda gli standard di qualità e il criterio di premialità, su cui Aeegsi non ha ancora preso decisioni ma che Di Donna teme ricada sui costi per tutti gli utenti: “Che senso avrebbe – dice – che un cittadino si faccia carico della premialità di un altro Ambito territoriale, in cui sono stati imposti standard di qualità maggiori?” Inoltre ha ribadito che anche sul tema dell’incidenza della morosità sulla tariffa va adottato un criterio di perequazione nazionale e non per “gabbie territoriali” in analogia ai criteri di applicazione della componente UI1 a carattere solidaristico.
Proprio da Aeegsi arrivano le novità anche per il settore gas: “Stiamo lavorando su due aspetti: - spiega Biancardi – le gare per la distribuzione, e l’individuazione di un sistema che porti il metano a un costo più basso”. Per quanto riguarda le gare, l’ipotesi è quella di una procedura semplificata per consentire un più rapido svolgimento delle gare. Per quanto riguarda le tariffe, si sta lavorando su scelte su metano e gnl in grado di garantire un costo complessivo il più basso possibile.
Quello di Bari è il terzo di cinque eventi del Roadshow di H2O, iniziativa di H2O Academy finalizzata ad avvicinare i territori alla regolazione e allo sviluppo dei servizi a rete. Si è parlato infatti di regolazione a Cosenza e di gestione a Palermo e si parlerà di ambiente e tecnologia a Ravenna (maggio 2016) e di acqua e territorio a Venezia e a Sestri Levante (luglio).
Per informazioni: Segreteria organizzativa Laboratorio Utilities & Enti Locali
T 051 240084 | F 051 240085| @ fiora.cascetta@luel.it |www.accadueo.com | www.luel.it
“Dobbiamo dare un valore economico agli investimenti, perché il modo migliore per diventare ambientalisti è capirne l’aspetto economico”. Così Andrea Cirelli, coordinatore scientifico di H2O Academy apre il convegno “Industria dei servizi a rete: acqua e gas”, in corso oggi alla sede di Confindustria di Bari per iniziativa di Luel – L’Hub e Bologna Fiere, con il patrocinio dell’associazione degli industriali baresi. Fa infatti tappa in città il roadshow di H20, la fiera dell’acqua in programma a Bologna dal 19 al 21 ottobre, con una giornata di convegno dedicata ad investimenti, sostenibilità e innovazione nei servizi a rete.
Al tradizionale tema dell’acqua, la giornata affianca un focus dedicato al gas: “Quando si parla di servizi a rete – spiega infatti Paola Matino, amministratore unico di Luel – L’Hub – non dobbiamo dimenticare che, oltre al servizio idrico, si deve considerare il settore della distribuzione del gas, che negli ultimi amni ha subito diverse riforme e in particolare l’affidamento con gara per Ambiti Territoriali Minimi: questo produrrà una profonda trasformazione dell’organizzazione industriale del servizio, e porterà a nuove aggregazioni con la nascita di gestori più grandi e più solidi”.
A partire dalla considerazione che “la Puglia è una regione assetata”, come spiega la vicepresidente di Confindustria Bari e Bat Laura Ruggiero, si affrontano i grandi temi riguardanti il servizio idrico. “Le norme europee sono state interpretate in Italia, ma in realtà siamo il paese più arretrato per quanto riguarda la depurazione - dice Rosario Mazzola, di Fondazione Amga. - I grandi problemi riguardano l’efficienza dei sistemi depurativi e delle reti idriche, se avessimo delle perdite in rete inferiori al 30%, molti degli investimenti di cui abbiamo bisogno scomparirebbero”. E ancora, all’ordine del giorno, il diritto di accesso all’acqua da parte delle famiglie, “di cui però – aggiunge Mazzola - non si deve ricaricare il costo sulle tariffe”.
Sul tema investimenti interviene Marco Gatta di Utilitalia: “Gli investimenti stimati necessari per il servizio idrico in Italia corrispondono a 80 euro per abitante all’anno, equivalenti a 5 miliardi di euro l’anno – spiega –. Il trend di investimenti reali è però è di 1,8 miliardi di euro, per cui ogni anno lasciamo indietro una cifra molto consistente”. Le conseguenze di ciò si stimano non solo nella carenza delle infrastrutture ma anche nelle sanzioni che potrebbero arrivare dall’Europa: nella peggiore delle ipotesi si parla di 226 milioni di euro, pari a oltre il 12% degli investimenti reali fatti dall’Italia. “Gli investimenti vanno fatti adesso per evitare che i costi ne ricadano sulle generazioni future, come è stato fatto fino ad ora” conclude Gatta.
Le parole d’ordine per il futuro dell’acqua le pronuncia Alberto Biancardi, membro del collegio di Aeegsi: “Continuità, per far capire che l’Italia è un paese in cui si può investire – dice – e investimenti: siamo arrivati a 1,8 miliardi ma bisogna raddoppiarli. E poi, aggregazione tra gli operatori”. All’interno del network dei regolatori europei, che raggruppa 21 Paesi nel lavoro di comparazione delle regolazioni, un tema forte è l’affordability, ovvero la sostenibilità economica dei sistemi. “La quarta parola chiave sarebbe efficienza – conclude Biancardi – ma come regolatori non siamo ancora in condizione di dare indicatori sufficientemente solidi di efficienza e quindi dobbiamo valutare caso per caso se i piani che ci vengono proposti sono efficienti”.
“In Puglia – spiega poi Vito Colucci dell’Ato regionale – si sta andando via via verso una cronica emergenza, le scelte sul servizio idrico integrato sono passate attraverso ben quattro emergenze e dal 1994 non si è ancora giunti ad una conclusione scientifica e tecnica omogenea per lo smaltimento dei reflui delle acque e dei fanghi”. La soluzione? Diversificare le strategie di riutilizzo e riuso (ad esempio in agricoltura) e prevedere soluzioni adeguate per lo smaltimento del fango residuale, che non può essere riutilizzato. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, per cui la Puglia è in buona parte dipendente dalle regioni limitrofe, si parla di dissalazione e di ricerca di nuove fonti idriche sul territorio.
Nicola Di Donna, direttore generale di Acquedotto Pugliese, affronta invece la questione del termine della concessione della società, prevista per la fine del 2018 e probabilmente prorogabile solo fino al 2019 in base al nuovo schema di convenzione predisposto dall’AEEGSI. Il problema, da questo punto di vista, riguarda le disponibilità economiche necessarie agli ulteriori investimenti, pari a circa 1,2 miliardi, ma anche la possibilità di beneficiare dei finanziamenti comunitari, disponibili fino al 2023, e che pertanto richiedono garanzie temporali più ampie rispetto al termine della concessione per la realizzazione delle opere.
“Ci sarà un nodo da sciogliere - spiega Di Donna – o non fare investimenti e avere un piano finanziario in equilibrio, ma non rispettare determinati standard, o prevedere un periodo di concessione più ampio rispetto allo stesso termine del 2019”. Altra questione riguarda gli standard di qualità e il criterio di premialità, su cui Aeegsi non ha ancora preso decisioni ma che Di Donna teme ricada sui costi per tutti gli utenti: “Che senso avrebbe – dice – che un cittadino si faccia carico della premialità di un altro Ambito territoriale, in cui sono stati imposti standard di qualità maggiori?” Inoltre ha ribadito che anche sul tema dell’incidenza della morosità sulla tariffa va adottato un criterio di perequazione nazionale e non per “gabbie territoriali” in analogia ai criteri di applicazione della componente UI1 a carattere solidaristico.
Proprio da Aeegsi arrivano le novità anche per il settore gas: “Stiamo lavorando su due aspetti: - spiega Biancardi – le gare per la distribuzione, e l’individuazione di un sistema che porti il metano a un costo più basso”. Per quanto riguarda le gare, l’ipotesi è quella di una procedura semplificata per consentire un più rapido svolgimento delle gare. Per quanto riguarda le tariffe, si sta lavorando su scelte su metano e gnl in grado di garantire un costo complessivo il più basso possibile.
Quello di Bari è il terzo di cinque eventi del Roadshow di H2O, iniziativa di H2O Academy finalizzata ad avvicinare i territori alla regolazione e allo sviluppo dei servizi a rete. Si è parlato infatti di regolazione a Cosenza e di gestione a Palermo e si parlerà di ambiente e tecnologia a Ravenna (maggio 2016) e di acqua e territorio a Venezia e a Sestri Levante (luglio).
Per informazioni: Segreteria organizzativa Laboratorio Utilities & Enti Locali
T 051 240084 | F 051 240085| @ fiora.cascetta@luel.it |www.accadueo.com | www.luel.it