di LIVALCA - Non si può parlare dell’incontro con l’altro senza partire da Capua, dinamico centro di ventimila abitanti in provincia di Caserta, città che diede i natali nel 1815 a Ferdinando Palasciano. Capua, che nel 1500 presa a tradimento da Cesare Borgia ebbe moltissime perdite di vite umane, intorno al 1700 fu occupata dagli austriaci, per poi passare sei lustri dopo agli spagnoli che la cedettero in seguito ai Borboni e, finalmente, nel 1860 fu conquistata dalle truppe italiane. Non dico questo per vantare nozioni storiche - tutte da verificare perché il mio PC è la mia memoria - ma solo per inquadrare il periodo vissuto da Palasciano e spiegare il motivo per cui fin dal 1848, in occasione dell’assedio di Messina insorta, proclamò la neutralità dei feriti in guerra e, per primo, sostenne il diritto di curare i feriti anche dei nemici.
Questo benemerito professore di clinica chirurgica a Napoli per la sua idea subì la prigionia e la persecuzione - bisogna comportarsi da brave persone non per gli altri, ma per essere in pace con noi stessi: cosa che il vostro cronista ritiene più facile a dirsi che ad essere messa in pratica - dei cattivi di turno, ma ciò non gli impedì di leggere la sua relazione dal titolo ‘ La neutralità dei feriti in tempo di guerra’ nel 1861 all’Accademia Pontaniana. Ciò che avvenne due anni dopo a Ginevra, più nota come CONVENZIONE, è frutto della sua ostinata ed encomiabile intuizione.
Il volume ‘L’incontro con l’altro’ a cura della Croce Rossa Italiana Comitato Regionale Puglia si apre con una frase del senatore Ferdinando Palasciano che testimonia che in fatto di sentimenti ciò che può essere valutato non ha valore: ‘Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato’. Non una frase, ma un testamento da conservare nel nostro cuore e consultare in ogni nostra azione quotidiana.
La professoressa Santa Fizzarotti Selvaggi nella prefazione al volume di cui sopra, che per inciso ha come sottotitolo ‘alla luce dei sette Principi della Croce Rossa’, ci parla di questi prodromi adottati nella XX Conferenza di Vienna nel 1965 e che sono: UMANITA’, IMPARZIALITA’, NEUTRALITA’, INDIPENDENZA, VOLONTARIATO, UNITA’, UNIVERSALITA’.
Nell’Umanità è compresa la volontà di cercare di alleviare le sofferenze fisiche di tutti i popoli, non solo quelli in guerra, e sostenere la pace duratura fra i popoli. Forse la pace è l’unica eccellenza cui tutti dovremmo inginocchiarci e non aver paura di restare sottomessi pur di conseguirla. Nell’Imparzialità non si fa distinzione di nazionalità, razza, religione, opinioni politiche e quindi vengono eliminati i concetti di superiorità e inferiorità. Nella Neutralità ci si impegna a non partecipare in alcun modo alle ostilità di qualsiasi genere. Nell’Indipendenza si fa giustamente riferimento al fatto che il Movimento deve mantenere sempre la propria autonomia e rispettare le leggi dei relativi Paesi. Nel Volontariato la persona aderisce al Movimento di sua spontanea volontà e senza alcuna costrizione e senza alcun fine di guadagno. Fatti salvi comunque i diritti dei dipendenti che lavorano per vivere. Nell’Unità si pone l’accento sul fatto che una sola può essere la Croce Rossa sul territorio nazionale. Nell’Universalità si dispone che tutte le associazioni nazionali hanno uguale dignità e diritti e il dovere di aiutarsi reciprocamente.
La Fizzarotti cita il famoso medico ungherese Michael Balint il quale era solito affermare che ‘il medico deve rendersi conto in primo luogo e in modo elementare di ciò che capita essendo lui stesso, di gran lunga, il farmaco più usato in medicina’. I celebri Gruppi Balint richiedono una disponibilità di tempo che mal si concilia con la fretta con cui devo stilare queste note, per cui mi limito a riferire alcune frasi lapidarie: “Il problema non è quello di parlare del paziente ma di parlare con lui”; ’I medici sanno parlare però non sanno ascoltare’; ’Bisogna ascoltare attraverso tutti i pori della pelle’; ‘È necessario trovare un luogo in cui le cose si diano senza essere preliminarmente tradite’. Mi fermo qui perché con la Presidente CRI Puglia abbiamo già discusso lungamente in passato sul fatto per me, non scontato, che nell’infanzia di ciascuno di noi si nascondono le problematiche della nostra esistenza. Io ho portato come esempio l’esperienza: ci porta a conoscere i nostri errori, ma non ci impedisce di ripeterli. Di gran lunga preferisco il pragmatismo del medico Palasciano quando parla di dovere e mi ricorda che aspettare che gli altri facciano il loro dovere spesso è un alibi per non fare il nostro.
Nel volume ‘L’incontro con l’altro’ sono citati tanti silenziosi eroi minori, minori solo nella forma ma non nella sostanza, che donano il loro tempo libero nella certezza di agire per il bene comune e, quindi, anche loro. In questo passaggio vi è la grandezza che fa della Croce Rossa un vanto del mondo civile: un pregio nato da un generoso ideale che aveva radici ben salde sulla terra.
Onnipresente Fizzarotti, non ho detto onnipotente, ti ho ripetuto una delle ultime volte che ci siamo visti una frase del tuo amato Soren Kierkegaard: ‘Vi sono due vie: una è soffrire, l’altra è diventare professore di ciò che un altro soffre’. Io ti avevo indicato una terza strada e tu, con la grande disponibilità cui è difficile resistere, mi aveva detto vieni in CRI: quella è la strada giusta.
Cara Santa io ho un’altra croce, anch’essa bianco-rossa, che assorbe il mio inesistente tempo libero e rifacendomi, indegnamente, al senatore Palasciano: il mio dovere di tifoso è più importante del mio dovere di militante. Scusami, non era mia intenzione deluderti, ma per i ‘Galletti’ farei l’allenatore, per il giocatore sono fuori tempo massimo, il direttore sportivo ed anche…il Presidente. Cercasi disperatamente una A, al momento poco Accessibile ma non inAbbordA… bile.
Questo benemerito professore di clinica chirurgica a Napoli per la sua idea subì la prigionia e la persecuzione - bisogna comportarsi da brave persone non per gli altri, ma per essere in pace con noi stessi: cosa che il vostro cronista ritiene più facile a dirsi che ad essere messa in pratica - dei cattivi di turno, ma ciò non gli impedì di leggere la sua relazione dal titolo ‘ La neutralità dei feriti in tempo di guerra’ nel 1861 all’Accademia Pontaniana. Ciò che avvenne due anni dopo a Ginevra, più nota come CONVENZIONE, è frutto della sua ostinata ed encomiabile intuizione.
Il volume ‘L’incontro con l’altro’ a cura della Croce Rossa Italiana Comitato Regionale Puglia si apre con una frase del senatore Ferdinando Palasciano che testimonia che in fatto di sentimenti ciò che può essere valutato non ha valore: ‘Il mio dovere di medico è più importante del mio dovere di soldato’. Non una frase, ma un testamento da conservare nel nostro cuore e consultare in ogni nostra azione quotidiana.
La professoressa Santa Fizzarotti Selvaggi nella prefazione al volume di cui sopra, che per inciso ha come sottotitolo ‘alla luce dei sette Principi della Croce Rossa’, ci parla di questi prodromi adottati nella XX Conferenza di Vienna nel 1965 e che sono: UMANITA’, IMPARZIALITA’, NEUTRALITA’, INDIPENDENZA, VOLONTARIATO, UNITA’, UNIVERSALITA’.
Nell’Umanità è compresa la volontà di cercare di alleviare le sofferenze fisiche di tutti i popoli, non solo quelli in guerra, e sostenere la pace duratura fra i popoli. Forse la pace è l’unica eccellenza cui tutti dovremmo inginocchiarci e non aver paura di restare sottomessi pur di conseguirla. Nell’Imparzialità non si fa distinzione di nazionalità, razza, religione, opinioni politiche e quindi vengono eliminati i concetti di superiorità e inferiorità. Nella Neutralità ci si impegna a non partecipare in alcun modo alle ostilità di qualsiasi genere. Nell’Indipendenza si fa giustamente riferimento al fatto che il Movimento deve mantenere sempre la propria autonomia e rispettare le leggi dei relativi Paesi. Nel Volontariato la persona aderisce al Movimento di sua spontanea volontà e senza alcuna costrizione e senza alcun fine di guadagno. Fatti salvi comunque i diritti dei dipendenti che lavorano per vivere. Nell’Unità si pone l’accento sul fatto che una sola può essere la Croce Rossa sul territorio nazionale. Nell’Universalità si dispone che tutte le associazioni nazionali hanno uguale dignità e diritti e il dovere di aiutarsi reciprocamente.
La Fizzarotti cita il famoso medico ungherese Michael Balint il quale era solito affermare che ‘il medico deve rendersi conto in primo luogo e in modo elementare di ciò che capita essendo lui stesso, di gran lunga, il farmaco più usato in medicina’. I celebri Gruppi Balint richiedono una disponibilità di tempo che mal si concilia con la fretta con cui devo stilare queste note, per cui mi limito a riferire alcune frasi lapidarie: “Il problema non è quello di parlare del paziente ma di parlare con lui”; ’I medici sanno parlare però non sanno ascoltare’; ’Bisogna ascoltare attraverso tutti i pori della pelle’; ‘È necessario trovare un luogo in cui le cose si diano senza essere preliminarmente tradite’. Mi fermo qui perché con la Presidente CRI Puglia abbiamo già discusso lungamente in passato sul fatto per me, non scontato, che nell’infanzia di ciascuno di noi si nascondono le problematiche della nostra esistenza. Io ho portato come esempio l’esperienza: ci porta a conoscere i nostri errori, ma non ci impedisce di ripeterli. Di gran lunga preferisco il pragmatismo del medico Palasciano quando parla di dovere e mi ricorda che aspettare che gli altri facciano il loro dovere spesso è un alibi per non fare il nostro.
Nel volume ‘L’incontro con l’altro’ sono citati tanti silenziosi eroi minori, minori solo nella forma ma non nella sostanza, che donano il loro tempo libero nella certezza di agire per il bene comune e, quindi, anche loro. In questo passaggio vi è la grandezza che fa della Croce Rossa un vanto del mondo civile: un pregio nato da un generoso ideale che aveva radici ben salde sulla terra.
Onnipresente Fizzarotti, non ho detto onnipotente, ti ho ripetuto una delle ultime volte che ci siamo visti una frase del tuo amato Soren Kierkegaard: ‘Vi sono due vie: una è soffrire, l’altra è diventare professore di ciò che un altro soffre’. Io ti avevo indicato una terza strada e tu, con la grande disponibilità cui è difficile resistere, mi aveva detto vieni in CRI: quella è la strada giusta.
Cara Santa io ho un’altra croce, anch’essa bianco-rossa, che assorbe il mio inesistente tempo libero e rifacendomi, indegnamente, al senatore Palasciano: il mio dovere di tifoso è più importante del mio dovere di militante. Scusami, non era mia intenzione deluderti, ma per i ‘Galletti’ farei l’allenatore, per il giocatore sono fuori tempo massimo, il direttore sportivo ed anche…il Presidente. Cercasi disperatamente una A, al momento poco Accessibile ma non inAbbordA… bile.