BARI - “Se il parere espresso dalla Commissione Sanità sul Piano di Riordino è obbligatorio ma non vincolante, è evidente che sul principale atto di programmazione sanitaria il Consiglio regionale abbia le mani legate e non possa dare alcun contributo significativo. Il provvedimento è già frutto di poche menti, Emiliano e i suoi fedelissimi, e sottrarlo alla prassi legislativa significa depauperarlo ulteriormente di modifiche che potrebbero rivelarsi essenziali per la qualità del servizio offerto ai cittadini”. Lo dichiara il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo, componente della III Commissione consiliare.
“Infatti – aggiunge - nella delibera n.161 della Giunta regionale, è stabilito che l’approvazione definitiva del piano è rimandata alla valutazione del Ministero delle Economie e Finanze. Solo dopo, poi, è richiesto il parere della Commissione consiliare competente, specificando che esso sia obbligatorio ma non vincolante. Ergo, i consiglieri non hanno la facoltà di emendarlo o di cassarlo in alcune parti e, tradotto, significa che il lavoro della Commissione è assolutamente ininfluente. Il che non è accettabile: come ha sottolineato anche l’Anci Puglia, il provvedimento risente profondamente di un gap di dialogo con i territori (peraltro rappresentanti dagli stessi consiglieri regionali) ed è avulso dalle esigenze specifiche delle varie realtà. Ecco che, dunque, portare in Consiglio regionale il provvedimento potrebbe sanare una lacuna importante in questa direzione, per avvicinare un atto di tale rilevanza al bisogno di cure del paziente pugliese”.
“Non si può – conclude Marmo - mettere mano alla rete sanitaria senza una larga partecipazione determinata dall’approdo in Consiglio regionale, e mi auguro che chi vuole propinare un documento fai-da-te sia fulminato sulla via Damasco, a tutela degli operatori del settore e dei cittadini tutti”.
“Infatti – aggiunge - nella delibera n.161 della Giunta regionale, è stabilito che l’approvazione definitiva del piano è rimandata alla valutazione del Ministero delle Economie e Finanze. Solo dopo, poi, è richiesto il parere della Commissione consiliare competente, specificando che esso sia obbligatorio ma non vincolante. Ergo, i consiglieri non hanno la facoltà di emendarlo o di cassarlo in alcune parti e, tradotto, significa che il lavoro della Commissione è assolutamente ininfluente. Il che non è accettabile: come ha sottolineato anche l’Anci Puglia, il provvedimento risente profondamente di un gap di dialogo con i territori (peraltro rappresentanti dagli stessi consiglieri regionali) ed è avulso dalle esigenze specifiche delle varie realtà. Ecco che, dunque, portare in Consiglio regionale il provvedimento potrebbe sanare una lacuna importante in questa direzione, per avvicinare un atto di tale rilevanza al bisogno di cure del paziente pugliese”.
“Non si può – conclude Marmo - mettere mano alla rete sanitaria senza una larga partecipazione determinata dall’approdo in Consiglio regionale, e mi auguro che chi vuole propinare un documento fai-da-te sia fulminato sulla via Damasco, a tutela degli operatori del settore e dei cittadini tutti”.