Tommy si difende: “sono un artista, non un delinquente”

BARI - "Per me sarebbe stato più facile fare il delinquente, invece ho scelto la strada più difficile, stare fuori dagli affari della mia famiglia e fare l'artista". Si difende così Tommy Parisi, figlio del superboss del rione Japigia di Bari Savinuccio, capo dell'omonimo clan mafioso, rispondendo all'incirca per mezz'ora alle domande del gip Piliego durante l'interrogatorio di garanzia in carcere. Parisi, che è un cantante neomelodico e che finora non era mai risultato implicato nelle attività del padre, è accusato di associazione mafiosa.
 
Il cantante barese ha passato in cella la sua prima notte, dopo essersi costituito ieri pomeriggio in carcere accompagnato dal suo difensore, l'avv.Nicola Lerario. È coinvolto nell'indagine della Squadra Mobile di Bari, coordinata dalla Dda, che due giorni fa ha portato all'arresto di 25 persone (due ancora ricercate), tra le quali lo stesso Savino Parisi.

SAVINUCCIO: "TOMMY E' PULITO" - "Mio figlio non ha mai avuto niente a che vedere con gli affari della famiglia. Non c'entra nulla con tutto questo". Savino Parisi, boss del quartiere Japigia di Bari nuovamente arrestato nell'indagine della Dda su mafia ed estorsioni ai cantieri edili baresi, difende il figlio Tommy, finito in carcere ieri nell'ambito della stessa inchiesta.

Il boss Savinuccio, detenuto nel penitenziario barese, ha deciso di rispondere alle domande del gip Alessandra Piliego nell'interrogatorio di garanzia. Alla presenza del pm Patrizia Rautiis e del penalista Giancarlo Chiariello (che lo difende assieme al collega Raffaele Quarta), ha negato ogni addebito, ma soprattutto ha parlato del figlio. Ha spiegato che "Tommy è sempre stato fuori dal mondo della criminalità, ha scelto di fare il cantante ed è pulito". Sulla propria posizione Savino Parisi ha inoltre detto di essere estraneo ai fatti contestati dalla Procura.

"Sono detenuto quasi ininterrottamente dal 1996 - ha detto al gip - e nei brevi periodi di libertà non ho fatto nulla. Dal carcere - ha quindi chiarito - non ho mai mandato messaggi all'esterno tramite i miei familiari per commissionare fatti o gestire affari". Il boss è infatti ritenuto dall'Antimafia barese tutt'oggi il capo indiscusso del clan, capace ancora di prendere tutte le decisioni sugli affari illeciti dell'organizzazione criminale nonostante la detenzione in carcere. Nei prossimi giorni la difesa del boss valuterà se fare ricorso al Tribunale del Riesame.

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