BARI - “La stampa pugliese evidenzia in queste ore come nella nostra regione sia in continuo aumento il numero di medici, ostetriche ed infermieri del settore pubblico che esercita il diritto all’obiezione di coscienza in presenza di casi di interruzione di gravidanza, cosa che spinge circa il 70 per cento delle utenti a rivolgersi alle case di cura private, seppure con rimborso da parte della Regione. Come ebbi a dire due anni or sono, con la presentazione di una proposta di legge in materia, è necessario individuare un meccanismo di garanzia per l'applicazione delle disposizioni della legge n. 194 del 1978, prevedendo che almeno il 50 per cento del personale in servizio non sia obiettore di coscienza”, lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola del Gruppo Misto alla Camera dei Deputati.
“Serve un’adeguata organizzazione delle strutture ospedaliere a tutela delle donne che hanno necessità di sottoporsi ad aborto terapeutico, nel rispetto della salute fisica e mentale e talvolta della vita, a differenza di un aborto utilizzato con sole finalità contraccettive – prosegue Labriola –. L’auspicio è che la politica si faccia promotrice di una soluzione definitiva”.
“Serve un’adeguata organizzazione delle strutture ospedaliere a tutela delle donne che hanno necessità di sottoporsi ad aborto terapeutico, nel rispetto della salute fisica e mentale e talvolta della vita, a differenza di un aborto utilizzato con sole finalità contraccettive – prosegue Labriola –. L’auspicio è che la politica si faccia promotrice di una soluzione definitiva”.