Il Premio Letterario “U. Fraccacreta” celebra i vincitori dell’edizione 2016
di VITTORIO POLITO — In una splendida cornice affollata e partecipe si è svolta, il 31 marzo scorso nel generoso comune di SAN SEVERO, la Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario “U. Fraccacreta”, giunto alla XVI Edizione.
Istituito negli ultimi anni del secolo scorso (nel 50° della morte del poeta) per conservarne la memoria, per promuovere la scrittura, la lettura, l’ascolto in primis di sé: ieri splendida utopia, oggi divenuta magnifica realtà. Immagino piuttosto sia stata una tappa idealista la scelta di vita dei pochi volontari che hanno dato corpo e sostanza ad una intuizione-visione che ci piace definire con le parole di Ezio Levi, maestro del Fraccacreta, simile “all’iperbole dei poveri uomini, di quelli che leggono ed amano parlare di ciò che hanno letto”. Ma le utopie come i sogni sono il sale della vita e il motore dell’esistenza, da una geniale illusione è nata la realtà del Centro Einaudi, cittadino del mondo.
Le opere partecipanti al Premio vengono segnalate da: lettori, biblioteche, librerie, editori. La Giuria è formata da docenti, giornalisti, editori, lettori.
Il Premio viene celebrato in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, che è stata istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale Unesco nel 1999 e che riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturale, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. La Poesia rappresenta “l’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni”, spiega Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. “Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica”. Il Premio comprende anche la sezione prosa con la seguente motivazione “la lettura non è surrogabile e non può essere confrontata con nessun altro mezzo di conoscenza” (F.Ulivi). Far amare la lettura per apprendere, per essere informati e per conoscersi, equivale ad appagare un bisogno intimo difficilmente definibile, ma profondamente avvertito dall’uomo. L’edizione 2016 sembra voler privilegiare un ritorno alle radici e al territorio, perché, si nota con infinita approvazione-ammirazione dell’estensore di questa nota, mirano ad esaltare alcuni lavori memoriali della nostra Puglia nell’ottica del promuovere cultura e territorio.
Per la prosa si premiano due saggi della “Memoria”, quello di Francesco Pellegrino “La chiesa di san Memnone e il vescovo di Kinnamo”, saggio storico pubblicato dalla Levante editori di Bari. Si tratta di un lavoro di ricerca che è “una presa di coscienza storica e non un modismo popolare, specie per il giovane, spesso dimentico di far parte integrante del tessuto sociale… e che spesso reputa superfluo non solo preoccuparsi, ma provare curiosità per l’ambiente circostante sia passato che presente” (pag. 24). Parole dell’Autore con una delle sue motivazioni, ma a questa si aggiunge quella della Presidente Tomasone: ‘Questa storia della Puglia lontana è legata alla storia delle nostre Lucera, San Menaio, Lesina… Larino sono anelli di una stessa catena. Il preside Pellegrino, insieme agli altri premiati, ha ringraziato ed elogiato il Centro Einaudi per il prezioso lavoro di promozione della cultura e della lettura. Ho conosciuto, presso la sede di Levante, personalmente il professore Pellegrino per cui posso dirvi che si tratta di uno studioso dalla simpatia coinvolgente - l’editore Gianni Cavalli ama profondamente questi personaggi delle periferie del mondo e li coccola con la sua passionale esuberanza e niente fa per celare questo suo modo poco imparziale dal punto di vista professionale! - che merita tutta la nostra considerazione.
L’altro premiato Michele Tortorella con il volume “Evviva la Croce” sui riti della Settimana Santa a Vico, viene esaltato da una motivazione che così recita: “È giusto che i nostri costumi non si smarriscano nel tempo, ho dedicato l’ultimo anno a raccogliere informazioni per racchiuderle in questo libro. Pagine che voglio lasciare ai giovani, perché in un’epoca in cui tutto velocemente cambia, sarà difficile conservare il ricordo del passato”.
Entrambi i lavori di ricerca storica e antropologica sono dettati dalla stessa passione e hanno la stessa finalità: ‘Ogni ricordo perduto ci fa appassire poco alla volta’.
Brevemente vi cito gli altri premiati: Sezione Poesia dialettale, Giuseppe Trombetta con la poesia in dialetto carpinese, con la seguente motivazione: “conoscere e valorizzare chi, oltre a scavare nelle pieghe dell’anima, opera uno scavo archeologico nella storia e nella comunicazione, negli usi e nei costumi, nei suoni, nella musica, in tutto ciò che fa parte del patrimonio di un popolo e di quanti appartengono ad una comunità. Il poeta dialettale non è un singolo che scrive, ma colui che dà la sua voce ad un coagulo di elementi vivi che reclamano spazio, visibilità, vita e si impongono per non essere soffocati dai detriti del tempo”. Per la poesia in lingua italiana (singola, silloge, edita e inedita) «Non cercate di prendere i poeti, perché vi scapperanno tra le dita». Così recita “l'aforisma di Alda Merini che sembra racchiudere l’essenza stessa del poetare.
I Temi delle poesie: l’amore per le proprie radici, la libertà e la memoria la trilogia “Stare al mondo” di Roberta Calò da Loseto, Bari, la poesia di Rosy Marinelli di Torremaggiore, la poesia di Rossano Mucedola di San Severo, la silloge inedita “Itinere” di Maria Teresa Infante, San Severo, poesie in cui sono disseminati pensieri, emozioni, palpiti, vagiti, in cui si intravedono porte chiuse e semiaperte, metafore di occasioni perdute o volutamente bruciate, allontanate, scacciate…
Non vorrei che si offendessero le altre cittadine circostanti, ma penso che la spinta alla cultura incontaminata, data da San Severo e san Marco in Lamis in questi ultimi anni, possa essere un determinante volàno per tutte le altre splendide comunità che abitano “la montagna sacra”.
Qualora fossi incorso in errore chiedo scusa anticipatamente: è un dato di fatto che si tratta di gente generosa e, un poco, permalosa.
Istituito negli ultimi anni del secolo scorso (nel 50° della morte del poeta) per conservarne la memoria, per promuovere la scrittura, la lettura, l’ascolto in primis di sé: ieri splendida utopia, oggi divenuta magnifica realtà. Immagino piuttosto sia stata una tappa idealista la scelta di vita dei pochi volontari che hanno dato corpo e sostanza ad una intuizione-visione che ci piace definire con le parole di Ezio Levi, maestro del Fraccacreta, simile “all’iperbole dei poveri uomini, di quelli che leggono ed amano parlare di ciò che hanno letto”. Ma le utopie come i sogni sono il sale della vita e il motore dell’esistenza, da una geniale illusione è nata la realtà del Centro Einaudi, cittadino del mondo.
Le opere partecipanti al Premio vengono segnalate da: lettori, biblioteche, librerie, editori. La Giuria è formata da docenti, giornalisti, editori, lettori.
Il Premio viene celebrato in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, che è stata istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale Unesco nel 1999 e che riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturale, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. La Poesia rappresenta “l’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni”, spiega Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. “Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica”. Il Premio comprende anche la sezione prosa con la seguente motivazione “la lettura non è surrogabile e non può essere confrontata con nessun altro mezzo di conoscenza” (F.Ulivi). Far amare la lettura per apprendere, per essere informati e per conoscersi, equivale ad appagare un bisogno intimo difficilmente definibile, ma profondamente avvertito dall’uomo. L’edizione 2016 sembra voler privilegiare un ritorno alle radici e al territorio, perché, si nota con infinita approvazione-ammirazione dell’estensore di questa nota, mirano ad esaltare alcuni lavori memoriali della nostra Puglia nell’ottica del promuovere cultura e territorio.
Per la prosa si premiano due saggi della “Memoria”, quello di Francesco Pellegrino “La chiesa di san Memnone e il vescovo di Kinnamo”, saggio storico pubblicato dalla Levante editori di Bari. Si tratta di un lavoro di ricerca che è “una presa di coscienza storica e non un modismo popolare, specie per il giovane, spesso dimentico di far parte integrante del tessuto sociale… e che spesso reputa superfluo non solo preoccuparsi, ma provare curiosità per l’ambiente circostante sia passato che presente” (pag. 24). Parole dell’Autore con una delle sue motivazioni, ma a questa si aggiunge quella della Presidente Tomasone: ‘Questa storia della Puglia lontana è legata alla storia delle nostre Lucera, San Menaio, Lesina… Larino sono anelli di una stessa catena. Il preside Pellegrino, insieme agli altri premiati, ha ringraziato ed elogiato il Centro Einaudi per il prezioso lavoro di promozione della cultura e della lettura. Ho conosciuto, presso la sede di Levante, personalmente il professore Pellegrino per cui posso dirvi che si tratta di uno studioso dalla simpatia coinvolgente - l’editore Gianni Cavalli ama profondamente questi personaggi delle periferie del mondo e li coccola con la sua passionale esuberanza e niente fa per celare questo suo modo poco imparziale dal punto di vista professionale! - che merita tutta la nostra considerazione.
L’altro premiato Michele Tortorella con il volume “Evviva la Croce” sui riti della Settimana Santa a Vico, viene esaltato da una motivazione che così recita: “È giusto che i nostri costumi non si smarriscano nel tempo, ho dedicato l’ultimo anno a raccogliere informazioni per racchiuderle in questo libro. Pagine che voglio lasciare ai giovani, perché in un’epoca in cui tutto velocemente cambia, sarà difficile conservare il ricordo del passato”.
Entrambi i lavori di ricerca storica e antropologica sono dettati dalla stessa passione e hanno la stessa finalità: ‘Ogni ricordo perduto ci fa appassire poco alla volta’.
Brevemente vi cito gli altri premiati: Sezione Poesia dialettale, Giuseppe Trombetta con la poesia in dialetto carpinese, con la seguente motivazione: “conoscere e valorizzare chi, oltre a scavare nelle pieghe dell’anima, opera uno scavo archeologico nella storia e nella comunicazione, negli usi e nei costumi, nei suoni, nella musica, in tutto ciò che fa parte del patrimonio di un popolo e di quanti appartengono ad una comunità. Il poeta dialettale non è un singolo che scrive, ma colui che dà la sua voce ad un coagulo di elementi vivi che reclamano spazio, visibilità, vita e si impongono per non essere soffocati dai detriti del tempo”. Per la poesia in lingua italiana (singola, silloge, edita e inedita) «Non cercate di prendere i poeti, perché vi scapperanno tra le dita». Così recita “l'aforisma di Alda Merini che sembra racchiudere l’essenza stessa del poetare.
I Temi delle poesie: l’amore per le proprie radici, la libertà e la memoria la trilogia “Stare al mondo” di Roberta Calò da Loseto, Bari, la poesia di Rosy Marinelli di Torremaggiore, la poesia di Rossano Mucedola di San Severo, la silloge inedita “Itinere” di Maria Teresa Infante, San Severo, poesie in cui sono disseminati pensieri, emozioni, palpiti, vagiti, in cui si intravedono porte chiuse e semiaperte, metafore di occasioni perdute o volutamente bruciate, allontanate, scacciate…
Non vorrei che si offendessero le altre cittadine circostanti, ma penso che la spinta alla cultura incontaminata, data da San Severo e san Marco in Lamis in questi ultimi anni, possa essere un determinante volàno per tutte le altre splendide comunità che abitano “la montagna sacra”.
Qualora fossi incorso in errore chiedo scusa anticipatamente: è un dato di fatto che si tratta di gente generosa e, un poco, permalosa.