Ilva: “Bomba ad orologeria. Roma mandi gli ispettori per verificare”

TARANTO - "La situazione di incertezza che da troppo tempo domina" sul futuro dell'Ilva "determina sia problemi di sicurezza per i lavoratori e per il funzionamento, sia grandi incertezze sul valore dell'azienda, sui tempi e i modi degli investimenti necessari". Lo ha affermato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervenendo a Taranto ad un convegno della confederazione.

L'azienda "a lungo andare - ha proseguito Camusso - perde prospettiva, noi siamo preoccupati. Per questo vorremmo conoscere la situazione patrimoniale delle aziende che intendono acquisire l'Ilva, le scelte di investimento e i loro programmi industriali". La sfida per la città di Taranto "è di avere - ha osservato ancora Camusso - un piano che tenga fede alle scelte di ambientalizzazione, salute, sicurezza della città e della produzione".
“Il sito industriale dell’Ilva a Taranto continua ad essere scenario di pericolosi incidenti, tra gli ultimi l’incendio al nastro trasportatore, il giorno di Pasquetta e il ferimento di due operai. L’azienda, commissariata, prosegue la propria attività noncurante dell’alto rischio che rappresenta per le migliaia di dipendenti che vi lavorano e per la città che la ospita, già drammaticamente violentata da anni sotto il profilo ambientale. Di fronte a tutto questo, ad una palese mancanza di sicurezza, i governi nazionale e regionale attendono, in silenzio, che abbia corso la procedura di vendita, senza assumersi le dovute responsabilità. Ilva rappresenta una bomba ad orologeria sulla testa della comunità tarantina. In queste ore, a distanza di un mese dalla presentazione di una prima interrogazione parlamentare, che ha visto l'esecutivo rispondere approssimativamente in Commissione, e di fronte ad un atteggiamento di imbarazzante superficialità da parte delle Istituzioni, ho inoltrato una seconda interrogazione ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, chiedendo di inviare, anche di concerto con gli Enti locali, ispettori che valutino la reale situazione di sicurezza degli impianti e che accertino eventuali responsabilità”, lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola del Gruppo Misto alla Camera dei Deputati.

“E’ doveroso ricordare a chi ci governa che Taranto è una città in cui di Ilva si muore. Dalle Istituzioni, nazionali e locali, i tarantini esigono maggiore senso di responsabilità – prosegue Labriola –. Al primo cittadino, Ippazio Stefano, chiediamo infine di dare risposta alle dieci domande postegli dal presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, dalle pagine de ‘Il Fatto Quotidiano’. Il sindaco dimostri di conoscere con quali modalità avvengono lo stoccaggio e il trasporto delle materie pericolose, quali siano le precauzioni adottate dall’amministrazione comunale, se vi sia un piano d’emergenza in caso d’incendio, se vi sia il rischio di una contaminazione del territorio”.

LANDINI, NON PERDERE TEMPO O MORIRA' - "Non c'è più tempo da perdere. Fino ad ora abbiamo perso tempo e stiamo correndo il rischio di veder messa in discussione l'esistenza dell'Ilva". Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, in un convegno della Cgil a Taranto. "Sono mesi decisivi - ha puntualizzato - perché si cerca di delineare un assetto proprietario che dia garanzie precise sulla qualità degli investimenti. Continuiamo a pensare che sia decisivo il ruolo pubblico della Cassa Depositi e Prestiti per risolvere i problemi e dare credibilità. È l'unica strada possibile se si vuol dare un futuro all'Ilva". Landini ha sottolineato che si sta decidendo "il futuro della siderurgia italiana e considerando che il livello altissimo di corruzione sta ammazzando questo Paese, è bene che il governo si assuma le sue responsabilità per assicurare il rilancio della produzione e l'integrità del gruppo, oltre a tutelare i i livelli occupazionali e garantire la salute ai cittadini, dentro e fuori la fabbrica".

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