L'indecisionismo trivellante con epicentro il Quirinale

di NICOLA ZUCCARO — Vincerà l'astensionismo? O prevarrà il Sì o il No al termine della consultazione referendaria sulla proroga delle concessioni alle compagnie petrolifere per "trivellare" nei mari italiani? A poche ore dall'inizio delle operazioni di voto che impegneranno la farraginosa macchina organizzativa facente capo agli Uffici elettorali, dalle 7 alle 23 di domenica 17 aprile 2016, uno dei primi appuntamenti referendari di quest'anno (si tornerà in cabina per l'Italicum a ottobre) dopo l'oscuramento iniziale, sotto l'aspetto informativo e propagandistico ha invaso i social network e i media per merito di tre personaggi accomunati dalla loro presenza passata e attuale su uno dei Colli romani: il Quirinale.

Il primo, in ordine cronologico per le dichiarazioni rilasciate, è stato Paolo Grossi. Secondo l'attuale Presidente della Corte Costituzionale è giusto andare a votare al referendum, perchè il voto è e deve essere un atto democraticamente partecipativo per ogni cittadino italiano, avente diritto. Non l'ha pensata allo stesso modo Giorgio Napolitano.

Per il presidente emerito della Repubblica, l'astensione è un modo per esprimersi sull'inconsistenza dell'iniziativa referendaria che nella fattispecie delle "trivelle" - secondo Re Giorgio - è pretestuosa e quindi, astenersi, diventa un fatto legittimo. Non l'ha pensata allo stesso modo Sergio Mattarella che, per tirarsi fuori dal dibattito ( più politico che strettamente referendario), ha semplicemente affermato che andrà a votare.

Saranno le contrapposizioni emerse dal e sul Colle più alto di Roma a condizionare la scelta degli italiani, nel recarsi o no, al seggio? Nelle ore antecedenti, segnate dalla pausa di riflessione, il primo ostacolo da superare, è e sarà, indubbiamente, l'indecisionismo.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto