Sono i “neet”, gli scoraggiati, quelli che si sono arresi, che non gliene frega più niente. Fauna misteriosa, tutta da scoprire. Perduti, forse per sempre, forse no, chissà. Vittime del feudalesimo prossimo venturo. Il mercato del lavoro è ingessato da regole non scritte, cristallizzato, al di là della ruvida propaganda sparsa interessatamente (sul Jobs Act).
Colpa anche dei partiti, che lo hanno devastato, ucciso. E che occupano la società come un gas velenoso. La laurea vive una diminutio, non è più un ascensore sociale: carta straccia (fra poco sparirà il suo valore legale). Mio cugino è laureato in Economia e Commercio con 110 e lode, ha fatto vari master. L'estate 2015 ha lavato i piatti in un ristorante sulla costa, 700 euro al mese, in nero. Percepiti i quali s'è messo al vento ed è partito per Brighton in cerca di fortuna. E l'ha trovata: bye bye Italia.
Anna è laureata in Biologia, trovava solo lavori a termine, sottopagati. Oggi è dirigente di una grande azienda a Ginevra, e finalmente può sposarsi. Con un ginevrino. C'è masochismo più scandaloso? Dopo aver speso un patrimonio per formarli, i giovani italiani se ne vanno: Berlino, Londra, Barcellona. Come si trova lavoro da noi? Con la cooptazione, il familismo, il clientelismo politico (“Dì che ti mando io”). I partiti okkupato e hanno ucciso la società. Così l'anima profonda del Paese è essere violata, usata per interessi di bassa macelleria. Un ragazzo che voglia fare il notaio non lo potrà fare, a meno che non sia figlio di un notaio.
Caste braminiche, masi chiusi, corporazioni autoreferenziali: non lasciano manco le briciole. Un darwinismo sociale sottinteso completa l'opera. I partiti hanno dilagato, decidono tutto, come il barone nelle masserie del Sud nell'altro secolo: si dividono tutto, fidelizzano tutti, spacciano un diritto per favore. Così ogni idea, energia nuova è combattuta col napalm, alzo zero, normalizzata, ogni linfa disidratata, soffocata. Volgare cannibalismo. Essere intelligenti nel Belpaese è un handicap.
Un esempio? La “Puglia migliore” dieci anni fa fece una legge per richiamare i “cervelli” fuggiti dalla terra di Federico e Carmelo Bene: grandi investimenti, retorica, “comunicazione” si chiama oggi intendendo una dimensione insulsa di paraculaggine della politica, di consapevolezza di sparare balle. Il bilancio? Solo 50 “cervelli” son tornati, quasi tutti per pentirsene amaramente per i 1.200 euro al mese che li aspettavano nella ricerca italian style. Viceversa, quelli che non hanno abboccato alla lenza romantica sono felici e contenti, sono in carriera e li pagano bene.
E' una società cementata dalla cooptazione teatralizzata. I concorsi pubblici sono una farsa. Alcuni ad personam. Basta andare in un qualunque ateneo italiano: in una facoltà, nello stesso corridoio c'è il docente, la figlia, il nipote, la cognata, il cugino, la zia: tutti ovviamente hanno vinto un concorso di cui sapevano quattro gatti, col bando appeso mezzora prima della scadenza. E i ricorsi si trascinano per anni.
Una commedia all'italiana, da cinepanettone che sta uccidendo lo spirito antico e nobile del nostro popolo, da Caravaggio a Fellini genio e sregolatezza. Ormai siamo fuori dal tempo. Il format è dell'altro secolo e si può codificare alla voce “ammortizzatori sociali”. La clientela politica prima assume i clientes, poi trova loro qualcosa da fare. Chiama 50 bidelli, poi costruisce la scuola. Così ce ne sono dieci per un asilo, ma le pulizie le appaltano a ditte esterne. La riforma sulla “buona scuola” va in questa direzione: ha dato strapoteri ai dirigenti scolastici, a partire dal prossimo anno: scommettiamo che riempirà le scuole di famigli?
Quando possiamo usare la discrezionalità noi italici siamo micidiali, spudorati, perdiamo di vista l'interesse e il bene comune. I “neet” in fondo sono solo persone stanche, deluse, nauseate dalla rappresentazione che va in scena. Si sono chiamati fuori per stress, noia, ma anche per salvare la propria dignità: per non ridursi allo status di questuanti. Così sono, senza saperlo, i killer del Paese, il naufrago che tira giù il sano. Non mettono su famiglia, non comprano case, non aprono partite Iva e mangiano sul Pil altrui.
Colpa anche loro, per un fatto culturale. L'idea del posto fisso è un dna duro a morire (Zalone ha sfondato una porta aperta). Negli Usa si cambiano in media cinque lavori e si percorre il Paese da un capo all'altro. Noi vogliamo stare con la mamma, insegnare nella scuola davanti a casa, lavorare nell'ospedale del quartiere. Il rischio è esorcizzato, così i furbi vincono, l'ammiccamento prevale, il darsi di gomito (“Dì che ti mando io”) è filosofia: così ci hanno svezzati.
I partiti ci sguazzano, assecondano la tendenza divenuta ormai antropologica, uccidendo la società migliore, la meglio gioventù, più generazioni, ormai abituate, per mangiare, a pensare da clientes, postulanti, non da cittadini del III millennio. E la domanda nasce spontanea: dove potrà mai andare un Paese dove le menti migliori se ne vanno, restano i conformisti, “i cooptati e i furbi” (Mons. Galantino docet), e quelli che tornano se ne pentono, e gli spregiudicati, e i servi?
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