OSTUNI - Il Meetup 5 Selle X Ostuni sarà presente domenica 03 aprile in Viale Pola con proprio banchetto informativo per informare i cittadini sul Referendum del 17 Aprile. Partecipare al referendum rappresenta la massima espressione di democrazia in un paese civile. La norma sottoposta a referendum abrogativo si trova nella legge di Stabilità 2016 e l’oggetto sono solo le trivellazioni effettuate entro le 12 miglia marine (che corrispondono a circa venti chilometri). Per scongiurare il quorum, Renzi ha anticipato la data del voto al 17 aprile, dimezzando i tempi della campagna referendaria e ostacolando il tuo diritto a informarti, senza considerare l'enorme spreco economico non avendole accorpate alle elezioni amministrative, che invece, avrebbero garantito il raggiungimento del minimo necessario... Dimostra che questi trucchetti non riusciranno a fermare la democrazia. VOTA SÃŒ! Così in una nota Associazione 5 Stelle X Ostuni.
Ma cosa succederà in realtà - prosegue la nota - se vincesse il Sì? Intanto l'abrogazione riguarderà le piattaforme già in essere nei nostri mari e non le nuove concessioni. In ogni cas, la vittoria del Sì comporterà che le concessioni in scadenza entro 5-10 anni dovrebbero cessare l’attività estrattiva. Oggi le concessioni hanno una durata di trent’anni, prorogabili di dieci. Inoltre con il Sì non si elimina la possibilità di proroga: ci sarebbe la cessazione nel giro di alcuni anni delle attività attualmente in corso, tra cui quelle di Eni, Shell e di altre compagnie internazionali.
Una vittoria del Sì - spiega l'Associazione - avrebbe un effetto politico e simbolico ben più forte dello specifico referendario. Spingendo la politica a fare quei passi verso le energie rinnovabili che in altri paesi europei sono stati fatti negli anni passati e che in Italia sono al palo, o quasi. Un altro motivo è invece strettamente legato al quesito: quando si parla di trivelle in mare non è possibile escludere l’eventualità di un incidente: in un mare chiuso come il Mediterraneo le conseguenze di un disastro petrolifero sarebbero molto gravi e praticamente irreversibili. Gli impianti attualmente presenti sul mare italiano rappresentano già un grande pericolo per le coste (con effetti su pesca, fauna, turismo) rispetto alla bassa quantità e alla scarsa qualità di petrolio estratto. I petrolieri, inoltre, per estrarre l’oro nero pagano delle royalties e guarda caso per trivellare nei mari italiani si pagano i diritti più bassi del mondo (il 7% del valore di quanto viene estratto). Altra ragione per il Sì è evitare di far diventare il mare una sorta di far west delle compagnie petrolifere: la vera ricchezza dell’Italia non è il petrolio, ma il sole, il mare, la bellezza delle coste, le potenzialità turistiche e come fonte di energia rinnovabile, fondamenti e parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. Infine trivellare i fondali del Mediterraneo non servirà a risolvere la dipendenza energetica da altri Paesi: le riserve di petrolio presenti nei mari italiani coprirebbero al massimo 7 o 8 settimane dei consumi nazionali, mentre per il gas si riuscirebbe a tirare avanti per sei mesi.
Ne vale la pena per così poco? Partecipa al nostro banchetto - invita l'Associazione 5 Stelle X Ostuni - per queste ed altre verità sule trivellazioni e sulle piattaforme. Viale Pola inizio ore 9.30. Sì!
Ma cosa succederà in realtà - prosegue la nota - se vincesse il Sì? Intanto l'abrogazione riguarderà le piattaforme già in essere nei nostri mari e non le nuove concessioni. In ogni cas, la vittoria del Sì comporterà che le concessioni in scadenza entro 5-10 anni dovrebbero cessare l’attività estrattiva. Oggi le concessioni hanno una durata di trent’anni, prorogabili di dieci. Inoltre con il Sì non si elimina la possibilità di proroga: ci sarebbe la cessazione nel giro di alcuni anni delle attività attualmente in corso, tra cui quelle di Eni, Shell e di altre compagnie internazionali.
Una vittoria del Sì - spiega l'Associazione - avrebbe un effetto politico e simbolico ben più forte dello specifico referendario. Spingendo la politica a fare quei passi verso le energie rinnovabili che in altri paesi europei sono stati fatti negli anni passati e che in Italia sono al palo, o quasi. Un altro motivo è invece strettamente legato al quesito: quando si parla di trivelle in mare non è possibile escludere l’eventualità di un incidente: in un mare chiuso come il Mediterraneo le conseguenze di un disastro petrolifero sarebbero molto gravi e praticamente irreversibili. Gli impianti attualmente presenti sul mare italiano rappresentano già un grande pericolo per le coste (con effetti su pesca, fauna, turismo) rispetto alla bassa quantità e alla scarsa qualità di petrolio estratto. I petrolieri, inoltre, per estrarre l’oro nero pagano delle royalties e guarda caso per trivellare nei mari italiani si pagano i diritti più bassi del mondo (il 7% del valore di quanto viene estratto). Altra ragione per il Sì è evitare di far diventare il mare una sorta di far west delle compagnie petrolifere: la vera ricchezza dell’Italia non è il petrolio, ma il sole, il mare, la bellezza delle coste, le potenzialità turistiche e come fonte di energia rinnovabile, fondamenti e parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. Infine trivellare i fondali del Mediterraneo non servirà a risolvere la dipendenza energetica da altri Paesi: le riserve di petrolio presenti nei mari italiani coprirebbero al massimo 7 o 8 settimane dei consumi nazionali, mentre per il gas si riuscirebbe a tirare avanti per sei mesi.
Ne vale la pena per così poco? Partecipa al nostro banchetto - invita l'Associazione 5 Stelle X Ostuni - per queste ed altre verità sule trivellazioni e sulle piattaforme. Viale Pola inizio ore 9.30. Sì!