di FRANCESCO GRECO — Disagi per 700mila salentini in tema di impianti di riscaldamento domestico. Soprattutto cittadini e lavoratori del Basso Salento. La causa: l'organizzazione del lavoro di controllo del funzionamento da parte dei manutentori e degli ispettori, gli addetti della “Nuova Salento Energia” nella verifica delle caldaie casa per casa.
Soppressi assurdamente i quattro uffici periferici (Nardò, Casarano, Tricase e Gallipoli), a costo zero per la Provincia, e nonostante sia ancora attiva la delibera della giunta di Palazzo dei Celestini che li istituiva, e centralizzato tutto a Lecce, nella sede della Polizia Provinciale, cittadini, manutentori e ispettori devono sobbarcarsi lunghi (da Leuca a Lecce ci sono 70 km.) e costosi viaggi per dialogare con gli uffici, affrontare lunghe e faticose file. A nulla sinora sono servite le vibranti proteste degli ispettori e i manutentori. I quali ogni mattina, dai paesi di residenza debbono raggiungere il capoluogo dove c'è la sola sede sopravvissuta, per poi ripartire per il lavoro quotidiano in ogni centro, anche il più lontano: la Provincia leccese è sterminata, fra Jonio e Adriatico.
“Quando funzionavano le sedi periferiche tutto era più facile e funzionava meglio con vantaggi per tutti”, osservano i lavoratori. “Oggi, anche per un bollino, o per una semplice informazione, dobbiamo andare e venire da Lecce”, si lamentano a loro volta i manutentori. E siccome piove sempre sul bagnato, per gli ispettori della “Nuova Salento Energia” (65 gli effettivi, più gli “esterni”), lo scorso 1 novembre è scattato il contratto di solidarietà , che ha ridotto il loro stipendio: durerà sino al 30 ottobre 2016. Spreco di carburante della Provincia (la società è una partecipata) e dei lavoratori, che, come s'è visto, hanno già lo stipendio decurtato. Tradito quindi lo spirito del Jobs Act: qui al Sud non è arrivato, adsl lenta? Ripetuti incontri con i vertici di Palazzo dei Celestini non hanno sortito alcun effetto, e la situazione sta diventando “calda”.
Soppressi assurdamente i quattro uffici periferici (Nardò, Casarano, Tricase e Gallipoli), a costo zero per la Provincia, e nonostante sia ancora attiva la delibera della giunta di Palazzo dei Celestini che li istituiva, e centralizzato tutto a Lecce, nella sede della Polizia Provinciale, cittadini, manutentori e ispettori devono sobbarcarsi lunghi (da Leuca a Lecce ci sono 70 km.) e costosi viaggi per dialogare con gli uffici, affrontare lunghe e faticose file. A nulla sinora sono servite le vibranti proteste degli ispettori e i manutentori. I quali ogni mattina, dai paesi di residenza debbono raggiungere il capoluogo dove c'è la sola sede sopravvissuta, per poi ripartire per il lavoro quotidiano in ogni centro, anche il più lontano: la Provincia leccese è sterminata, fra Jonio e Adriatico.
“Quando funzionavano le sedi periferiche tutto era più facile e funzionava meglio con vantaggi per tutti”, osservano i lavoratori. “Oggi, anche per un bollino, o per una semplice informazione, dobbiamo andare e venire da Lecce”, si lamentano a loro volta i manutentori. E siccome piove sempre sul bagnato, per gli ispettori della “Nuova Salento Energia” (65 gli effettivi, più gli “esterni”), lo scorso 1 novembre è scattato il contratto di solidarietà , che ha ridotto il loro stipendio: durerà sino al 30 ottobre 2016. Spreco di carburante della Provincia (la società è una partecipata) e dei lavoratori, che, come s'è visto, hanno già lo stipendio decurtato. Tradito quindi lo spirito del Jobs Act: qui al Sud non è arrivato, adsl lenta? Ripetuti incontri con i vertici di Palazzo dei Celestini non hanno sortito alcun effetto, e la situazione sta diventando “calda”.