di LUIGI LAGUARAGNELLA — La scuola può essere concretamente un luogo virtuoso di accoglienza e di scambio culturale. Il liceo Fermi, con un progetto nato tre anni sul tema dell’immigrazione, ha avviato un percorso che oltre la classica didattica, coinvolgendo direttamente gli studenti sfruttando al meglio l’ora di religione di quei ragazzi che per scelta non la frequentano e soprattutto l’ora di educazione fisica. Gli studenti, così, possono condividere questi momenti scolastici creando momenti aggregativi e trasmettendo le loro competenze per l’integrazione di alcuni minori stranieri non accompagnati con la collaborazione degli enti gestori che operano al fianco dello Sprar (coop. CISISE; coop. Il sogno di Don Bosco; ETNIE A.P.S.; Gruppo Lavoro Rifugiati).
Si è creato un circuito in cui la scuola si è attivata insieme alle realtà del territorio per un servizio di informazione, orientamento e accompagnamento alle persone ospiti nelle strutture della città. Attraverso la peereducation i minori stranieri entrano in diretto contatto con i loro coetanei che li aiutano nell’apprendimento della lingua e vengono aiutati ad integrarsi con diverse attività di incontro con la comunità scolastica soprattutto sportive, oltre che essere seguiti nei procedimenti per ottenere i documenti necessari. Da situazioni vere e concrete nascono così autentiche relazioni e viene favorito in modo efficace l’adattamento alla realtà. Inoltre gli studenti vengono formati acquisendo le tecniche utili per trasmettere le competenze.
Sono circa 40 gli studenti che si alternano per questo sportello per tre volte la settimana in cui sono coinvolti una decina di minori stranieri di diverse nazionalità: Pakistan, Mali, Senegal, Afganistan. Nelle due ore gli immigrati sono impegnati in lezioni di italiano, attività informative, ludico-ricreative, sportive.
Il progetto dal titolo “La casa dei ragazzi del mondo” diventa così un modello, un formato valido per tutto il territorio e magari da imitare con la firma di un protocollo d’intesa con gli enti gestori del progetto Sprar, la scuola Fermi e l’assessorato al Welfare. Al momento della firma dei soggetti coinvolti l’assessora Bottalico, sempre aperta e disponibile a nuove e fiorenti collaborazioni con le realtà locali, crede “in un esperimento che investe sui ragazzi e sulle ragazze, praticando modelli di gratuita solidarietà, reciprocità e condivisione e sperimentando un nuovo e auspicabile modello culturale di welfare che sia generativo e promuova benessere”.
La dirigente scolastica Giovanna Griseta che ha in cantiere, a partire da questo progetto, l’idea di creare una compagnia teatrale stabile, usa parole positive per i ragazzi, valorizzando il loro impegno: “Il liceo Fermi è una realtà molto attiva. Gli studenti vivono la nostra scuola come fosse la loro famiglia ed è quindi naturale che dalla scuola vogliano trarre un arricchimento continuo. Questo progetto ci consente di dirigerci verso un futuro di accoglienza, fratellanza e pace.” E’ un progetto che punta ad un futuro di accoglienza che insegna a vivere bene, ma come dice l’assistente sociale dell’ufficio Immigrazioni del Comune di Bari Silvana Serini “non è una novità per noi che l’abbiamo seguito sin dalla nascita. Coinvolge i minori che periodicamente vengono accolti dalle comunità esclusivamente nell’ambito dei progetti S.P.R.A.R., per cui vi è una disponibilità complessiva di diciassette posti. Si tratta, in particolare, di minori stranieri non accompagnati richiedenti la protezione internazionale, che attraverso gli S.P.R.A.R. vengono seguiti nel loro percorso di autonomia, da quella formativa a quella professionale sino al sostegno per la ricerca di una casa”.
Ci sono tutte le fasi per offrire ai minori le basi per costruire una vita. Le esperienze nate dal basso, come questa del Liceo Fermi descritte da Clelia Iacobone, docente responsabile del progetto sono le migliori e le più autentiche per abbattere i muri del pregiudizio. Inoltre l’accompagnamento dei minori stranieri è un impegno per le società che accolgono richiamato proprio dall’Unione Europea.
Il protocollo d’intesa firmato tra assessorato, scuola e associazioni si è rivelato un momento per poter pensare ad altre proposto di condivisione e collaborazione.
Nella provincia barese, in media ci sono circa 360 minori non accompagnati coinvolti in diversi progetti.
Si è creato un circuito in cui la scuola si è attivata insieme alle realtà del territorio per un servizio di informazione, orientamento e accompagnamento alle persone ospiti nelle strutture della città. Attraverso la peereducation i minori stranieri entrano in diretto contatto con i loro coetanei che li aiutano nell’apprendimento della lingua e vengono aiutati ad integrarsi con diverse attività di incontro con la comunità scolastica soprattutto sportive, oltre che essere seguiti nei procedimenti per ottenere i documenti necessari. Da situazioni vere e concrete nascono così autentiche relazioni e viene favorito in modo efficace l’adattamento alla realtà. Inoltre gli studenti vengono formati acquisendo le tecniche utili per trasmettere le competenze.
Sono circa 40 gli studenti che si alternano per questo sportello per tre volte la settimana in cui sono coinvolti una decina di minori stranieri di diverse nazionalità: Pakistan, Mali, Senegal, Afganistan. Nelle due ore gli immigrati sono impegnati in lezioni di italiano, attività informative, ludico-ricreative, sportive.
Il progetto dal titolo “La casa dei ragazzi del mondo” diventa così un modello, un formato valido per tutto il territorio e magari da imitare con la firma di un protocollo d’intesa con gli enti gestori del progetto Sprar, la scuola Fermi e l’assessorato al Welfare. Al momento della firma dei soggetti coinvolti l’assessora Bottalico, sempre aperta e disponibile a nuove e fiorenti collaborazioni con le realtà locali, crede “in un esperimento che investe sui ragazzi e sulle ragazze, praticando modelli di gratuita solidarietà, reciprocità e condivisione e sperimentando un nuovo e auspicabile modello culturale di welfare che sia generativo e promuova benessere”.
La dirigente scolastica Giovanna Griseta che ha in cantiere, a partire da questo progetto, l’idea di creare una compagnia teatrale stabile, usa parole positive per i ragazzi, valorizzando il loro impegno: “Il liceo Fermi è una realtà molto attiva. Gli studenti vivono la nostra scuola come fosse la loro famiglia ed è quindi naturale che dalla scuola vogliano trarre un arricchimento continuo. Questo progetto ci consente di dirigerci verso un futuro di accoglienza, fratellanza e pace.” E’ un progetto che punta ad un futuro di accoglienza che insegna a vivere bene, ma come dice l’assistente sociale dell’ufficio Immigrazioni del Comune di Bari Silvana Serini “non è una novità per noi che l’abbiamo seguito sin dalla nascita. Coinvolge i minori che periodicamente vengono accolti dalle comunità esclusivamente nell’ambito dei progetti S.P.R.A.R., per cui vi è una disponibilità complessiva di diciassette posti. Si tratta, in particolare, di minori stranieri non accompagnati richiedenti la protezione internazionale, che attraverso gli S.P.R.A.R. vengono seguiti nel loro percorso di autonomia, da quella formativa a quella professionale sino al sostegno per la ricerca di una casa”.
Ci sono tutte le fasi per offrire ai minori le basi per costruire una vita. Le esperienze nate dal basso, come questa del Liceo Fermi descritte da Clelia Iacobone, docente responsabile del progetto sono le migliori e le più autentiche per abbattere i muri del pregiudizio. Inoltre l’accompagnamento dei minori stranieri è un impegno per le società che accolgono richiamato proprio dall’Unione Europea.
Il protocollo d’intesa firmato tra assessorato, scuola e associazioni si è rivelato un momento per poter pensare ad altre proposto di condivisione e collaborazione.
Nella provincia barese, in media ci sono circa 360 minori non accompagnati coinvolti in diversi progetti.
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