di FREDERIC PASCALI — Nel terzo giorno di Bif&st l’imbarazzo della scelta attanaglia e, come al Pitti o al Louvre, si cerca di fare il più possibile incetta di visioni, racconti ed emozioni.
Quelle che sicuramente avranno regalato la Master Class mattutina della regista Francesca Archibugi,coordinata come sempre da Francesco Magrelli; o gli incontri con gli autori e gli attori de “La macchinazione”, David Grieco e Libero De Rienzo; de “La terra dei Santi”, Fernando Muraca e Daniele Marra; de “Il figlio sospeso”, Egidio Termine e Paolo Bruguglia; de “L’Universale”, la pellicola che meglio rappresenta il senso di una stagione, gli anni ’70, a suo modo piena di ideali, in parte vissuta all’interno dello storico cinema “Universale” di Firenze.
La proiezione pomeridiana di “Viva la libertà”, di Roberto Andò, anticipa il tanto atteso incontro con Toni Servillo, previsto nella quotidiana sezione “Conversazione con”. Lo stesso Servillo verrà poi premiato, all’interno del programma serale del Petruzzelli, con il “Fellini Platinium Award for Cinematic”. Tra gli allori di giornata anche la brava Sonia Bergamasco, miglior attrice non protagonista per il campione d’incassi “Quo vado?” di Gennaro Nunziante.
Nel tributo a Scola, nella sala 4 del cinema Galleria, alle 20, si proietta uno dei più toccanti film del regista campano: “C’eravamo tanto amati”. I 4 interpreti principali, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli, forniscono una prova magistrale con le storie personali dei loro personaggi che s’intrecciano nella società italiana dal secondo dopoguerra al boom industriale.
Nel contesto delle “Anteprime internazionali”, con ancora presente l’interrogativo del “Frankestein” supereroistico di Paul McGuigan, “se la vita è un intervallo perché non può esserlo anche la morte?”, l’odierno “Veloce come il vento”, di Mattero Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, descrive la vicenda di due fratelli di talento alle prese con il campionato automobilistico italiano GT. Giulia è colei che, giovanissima, vuol diventare grande e Loris, quello che, persa la gloria, cerca almeno di ritrovare se stesso.
Quelle che sicuramente avranno regalato la Master Class mattutina della regista Francesca Archibugi,coordinata come sempre da Francesco Magrelli; o gli incontri con gli autori e gli attori de “La macchinazione”, David Grieco e Libero De Rienzo; de “La terra dei Santi”, Fernando Muraca e Daniele Marra; de “Il figlio sospeso”, Egidio Termine e Paolo Bruguglia; de “L’Universale”, la pellicola che meglio rappresenta il senso di una stagione, gli anni ’70, a suo modo piena di ideali, in parte vissuta all’interno dello storico cinema “Universale” di Firenze.
La proiezione pomeridiana di “Viva la libertà”, di Roberto Andò, anticipa il tanto atteso incontro con Toni Servillo, previsto nella quotidiana sezione “Conversazione con”. Lo stesso Servillo verrà poi premiato, all’interno del programma serale del Petruzzelli, con il “Fellini Platinium Award for Cinematic”. Tra gli allori di giornata anche la brava Sonia Bergamasco, miglior attrice non protagonista per il campione d’incassi “Quo vado?” di Gennaro Nunziante.
Nel tributo a Scola, nella sala 4 del cinema Galleria, alle 20, si proietta uno dei più toccanti film del regista campano: “C’eravamo tanto amati”. I 4 interpreti principali, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefano Satta Flores e Stefania Sandrelli, forniscono una prova magistrale con le storie personali dei loro personaggi che s’intrecciano nella società italiana dal secondo dopoguerra al boom industriale.
Nel contesto delle “Anteprime internazionali”, con ancora presente l’interrogativo del “Frankestein” supereroistico di Paul McGuigan, “se la vita è un intervallo perché non può esserlo anche la morte?”, l’odierno “Veloce come il vento”, di Mattero Rovere con Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, descrive la vicenda di due fratelli di talento alle prese con il campionato automobilistico italiano GT. Giulia è colei che, giovanissima, vuol diventare grande e Loris, quello che, persa la gloria, cerca almeno di ritrovare se stesso.