Trivellazioni romane

di NICOLA ZUCCARO — Astensionismo volli, fortissimamente volli. Matteo Renzi avrebbe auspicato così, alla luce della trionfalistica espressione - "alziamo i calici" - da egli prionunciata nei minuti successivi alla chiusura delle urne, l'epilogo (positivo per lui ma negativo per i 14 milioni di italiani che sono andati regolarmente a votare) di una consultazione referendaria che, sin dalla propria vigilia, ha assunto i connotati di una querelle interna al Partito Democratico.

Protagonisti di essa lo stesso Renzi, nella seconda veste di Segretario del Pd, ed il Governatore della Puglia, Michele Emiliano. Quest'ultimo, dopo un passato da Pm, ha indossato, per una notte, il ruolo dell'Avvocato difensore di tutti quei elettori che sono andati a votare, esprimendosi anche per il No.

L'aver voluto sottolineare - malgrado il mancato raggiungimento del quorum - che il Sì ha superato l'80%, indica la volontà da parte di Emiliano, nel proseguire una battaglia contro la concessione alle compagnie petrolifere, dei mari italiani per le trivellazioni.

Sarà una battaglia sincera e disinteressata? Oppure si nasconde una finalità demagogica, in vista dell'appuntamento referendario di ottobre, sulla riforma della Legge elettorale o un obbiettivo strumentale da parte dell'ex Sindaco di Bari, rappresentato dall'ascesa alla guida nazionale del Pd con una finestra aperta su Palazzo Chigi?

La risposta alla campagna d'autunno, appena iniziata in vista del Referendum di ottobre, che si preannuncia più calda del previsto; sia meteorologicamente che, soprattutto, politicamente.