Bari, il saluto di Decaro alla presidente della Camera Laura Boldrini

BARI - Questa mattina il sindaco Antonio Decaro ha portato il saluto della città alla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini nel corso dell’incontro tenutosi presso il liceo scientifico di Bari “Salvemini”.

“Buongiorno Presidente, benvenuta a Bari,

siamo molto contenti di riceverla in una scuola dove oggi celebriamo la giornata conclusiva di un progetto che ha accompagnato in questi mesi gli studenti medi in un percorso di legalità, declinata in varie forme dalla parità di genere nelle opportunità di lavoro, all’antiracket, dai minori all’immigrazione, e ha cercato di far conoscere ai nostri ragazzi cosa è accaduto nel nostro Paese, perché è accaduto, e soprattutto cosa possiamo fare perché quello che è successo non accada più. La memoria è un bene prezioso e quando questa diventa patrimonio collettivo tiene salda e compatta una comunità nella sua identità e ci aiuta a guardare al futuro con maggiore consapevolezza.

‘Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo’, ha scritto il premio Nobel per la letteratura, lo scrittore portoghese Josè Saramago. Questa frase parla un po’ della nostra città, mi fa pensare a Bari che ha costruito la sua identità nel corso dei secoli, sedimentando momenti e storie, un’identità che porta addosso la responsabilità di quello che siamo oggi. In questo percorso, Bari ha intrecciato con il mare un rapporto viscerale, quasi simbiotico: dal mare sono arrivate le reliquie del Santo Patrono, il vescovo di Myra dalla pelle scura, un santo tanto agognato dai baresi, un santo che fa di questa città il centro dell’ecumenismo religioso e del dialogo tra Oriente e Occidente. Dallo stesso mare, quasi dieci secoli dopo, sono arrivati 20.000 albanesi su una nave sola, si chiamava Vlora e portava con sé i sogni e le speranze di un popolo che non conosceva la libertà.

Raccontarla oggi sembra una storia ordinaria, oggi che le cronache parlano quotidianamente di migliaia di profughi che fuggono dai loro Paesi in cerca soltanto della speranza di sopravvivere, per se stessi e per i propri figli, come farebbe ognuno di noi, come abbiamo fatto anche noi nei secoli scorsi (immaginate che tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70 la migrazione interna tra le aree povere del Sud e quelle industriali del ricco Nord ha determinato il trasferimento di ben 6 milioni di persone). Eppure quella storia, l’arrivo della nave Vlora, ha segnato profondamente la nostra città. Quell’evento ha determinato l’avvio di un dibattito nazionale ed internazionale tra i fautori dell’accoglienza e dell’integrazione e quelli del respingimento ad ogni costo. Dibattito ancora molto vivo e accesso che si alimenta di razzismo, xenofobia e voglia di innalzare muri.

Bari è oggi una grande città del Mediterraneo e, come tutte le città di frontiera, fa i conti con la vitalità di un mare che porta con sé gli echi di altri Paesi e di altre storie, con tutte le contraddizioni e i limiti legati ai sistemi di accoglienza che ancora oggi purtroppo appaiono insufficienti. Su questo fronte conosciamo la sua sensibilità per le sue pregresse esperienze in organizzazioni internazionali che si occupano di contrasto alla fame nel mondo e di diritti dei rifugiati e il suo attuale impegno da Presidente della Camera dei Deputati, affinché il Mediterraneo non sia oggi una frontiera da pattugliare per sbarrare il passo ai migranti in fuga ma possa diventare, riscoprendo le sue più autentiche radici di “Mare tra le terre”, uno spazio privilegiato di mediazione e neutralizzazione di tutti i fondamentalismi.

Le politiche di accoglienza e integrazione diventano indispensabili anche come presidi di legalità perché è troppo facile per le nostre organizzazioni criminali alimentare le proprie fila pescando nel disagio e nell’emarginazione di chi per mesi attende una risposta alla sua istanza di riconoscimento di status di rifugiato. Non tutti, anzi pochi, hanno le stesse opportunità e la stessa determinazione di Ibrahima Baldè, un ragazzo senegalese di 21 anni, arrivato a Lampedusa come migliaia di suoi coetanei in questi anni, e trasferito in un centro per minori non accompagnati a Bari. Venerdì scorso Ibrahima ha partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Bari dove studia alla facoltà di ingegneria. ‘Studiare è l’unica strada per un futuro migliore’, ha detto Ibrahima.

Io sono orgoglioso di essere il sindaco della città che gli ha offerto la possibilità di vivere e studiare. Spero presto possa diventare un brillante ingegnere e lavorare per la nostra comunità.

So che non tutte le storie di chi arriva in Italia hanno un lieto fine come questa ma noi non ci arrendiamo e soprattutto non dovete farlo voi che siete il nostro futuro!

Un futuro che ha bisogno della memoria e del ricordo per essere migliore, per far sì che ci siano tanti Ibrahima e che tutti abbiano le sue stesse opportunità. Questo non vale solo per i migranti che arrivano nel nostro Paese, vale anche per tutti voi che in questi anni state studiando per costruire il vostro futuro.

Vorrei chiudere ricordando le giornate che da poco abbiamo celebrato a proposito di Memoria: il 25 aprile, il 1 maggio sono occasioni che ci ricordano la storia del nostro Paese e che soprattutto non ci devono far dimenticare il sacrificio e la dedizione alla patria, alla democrazia, al lavoro, di chi ci ha consegnato il Paese così come noi oggi possiamo viverlo.

Tra qualche settimana celebreremo il 70° anniversario della nascita della Repubblica e con essa il 70° anniversario della prima votazione a suffragio universale.

Queste non sono semplici ricorrenze istituzionali, ma momenti in cui ricordare significa assaporare l’importanza di ciò che abbiamo oggi, di quanto sia importante lottare per conservare le nostre libertà e i nostri diritti, che altri in altri posti del mondo i cittadini non possono avere. Penso a quanti Paesi ancora negano il voto alle donne, oltre a negare loro condizioni di vita paritarie e dignitose, e penso a quanti diritti sono ancora negati nel nostro Paese alle donne e quanta strada ancora dobbiamo e dovete fare.

Per questo il progetto al quale avete partecipato è importante. Di ciò ringrazio particolarmente gli animatori, i magistrati Marco Guida e Lilly Arbore, il presidente della cooperativa “i bambini di Truffaut” Giancarlo Visitilli, la Regione Puglia e, in particolare, ringrazio Lei, Presidente, ancora una volta per essere qui con noi, aver deciso di condividere con i nostri ragazzi questa giornata e aver scelto di essere la testimone di questo incontro, che auspico possa rimanere non solo il ricordo di una bella giornata ma anche una traccia per il nostro impegno quotidiano sul fronte dei diritti umani e civili nel nostro Paese e nel mondo”.