Le confessioni: la recensione

di FREDERIC PASCALI — Roberto Andò, regista che ama esplorare le contraddizioni che giacciono nel fondo dell’animo umano, si cimenta con una pellicola divisa in sottili porzioni di genere che, nonostante l’interpretazione accurata di Toni Servillo, non riesce a confluire in unico canovaccio rendendone incerta la cifra stilistica.

Ne “Le confessioni”, pur essendo ancora ben visibile la strada lastricata dal pathos di “Viva la libertà”, il precedente lavoro dell’autore siciliano, si procede con fatica, prigionieri di un incedere a strappi che non risparmia nemmeno i singoli punti di svolta.

Daniel Roché, il Presidente del Fondo Monetario Internazionale, ospita, in un magnifico albergo tedesco con vista sul Mar Baltico, una riunione ristretta dei Ministri dell’Economia dei più importanti paesi del Mondo. È in ballo l’attuazione di una manovra segreta che potrebbe mettere definitivamente in ginocchio i Mercati più poveri del pianeta. Tra gli invitati speciali, i non addetti ai lavori, c’è anche Roberto Salus, un monaco certosino autore di alcuni libri di grande successo. È a lui che una sera Roché si rivolge per confessarsi. Quando L’indomani viene ritrovato morto tutti gli sguardi si appuntano su Salus, colui a cui potrebbe aver confidato i dettagli della manovra.

“Le confessioni” è un lavoro che fonda la sua struttura narrativa sui dialoghi, un espediente che se serve a mettere ancora più in risalto il personaggio principale, Salus/Servillo, allo stesso tempo porta in primo piano le difficoltà di una scrittura che non riesce a sostenere l’intero peso del film scivolando più volte su banalità o inutili forzature. L’idea di cucire le trame del thriller con lo sguardo intimista sui personaggi rivela la fuggevole pennellata di un cast parso più volte in difficoltà e fuori posto, il “ministro” Pierfrancesco Favino in primis.

Per contro, non consentono critiche la fotografia di Maurizio Calvesi, bella e dominante, nel giusto equilibrio di tonalità e chiaroscuri, e l’avvolgente colonna sonora di Nicola Piovani.

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