Pensioni, le ipotesi sul tavolo del Governo

ROMA - Pensioni, ecco le ipotesi sul tavolo del Governo. Un intervento di aiuto per le minime, tre strade per consentire maggiore flessibilità in uscita e anche l'ipotesi di un riscatto meno oneroso dei periodi impegnati nel conseguimento della laurea ma con un ovvia riduzione della pensione futura. Il Governo nell'incontro con i sindacati ha tenuto ancora le carte coperte sulla previdenza annunciando solo l'avvio del confronto e le materie sulle quali verterà ma - secondo quanto spiegano fonti vicini al dossier - si conferma, per la flessibilità in uscita, l'intenzione di dare soluzioni diverse a fronte di situazioni diverse. In pratica si studiano condizioni diverse di accesso alla pensione per coloro che a tre anni dall'età di vecchiaia (la classe dei nati negli anni '51-'53 per il 2017) siano disoccupati o occupati in aziende in crisi o lavoratori che volontariamente decidono di anticipare l'uscita.

Per quest'ultima categoria dovrebbe essere fissata l'asticella più alta con una penalizzazione annua sull'assegno di pensione che sfiora il 4% annuo. Condizioni più favorevoli dovrebbero essere studiate invece per coloro che sono già disoccupati e hanno esaurito gli ammortizzatori sociali mentre per i lavoratori di aziende in crisi che rischiano di perdere il lavoro dovrebbe essere studiato un meccanismo che imponga un contributo all'azienda. 

Ieri il Governo con il premier, Matteo Renzi ha rilanciato quanto già annunciato nei mesi scorsi sulle pensioni minime ovvero l'intenzione di aumentarle perchè "sono troppo basse".

Si tratta comunque di un intervento molto costoso dato che i pensionati che prendono cifre inferiori al trattamento minimo (502 euro) sono circa due milioni (su 16,2 complessivi). Si tratterebbe quindi considerando 13 mensilità di un intervento di almeno due miliardi l'anno. Non è chiaro comunque se è intenzione del Governo escludere gli assegni sociali ovvero quelli erogati ad anziani privi di reddito che non hanno versato contributi. Si sta studiando un sistema che tenga conto anche dell'importo della pensione e una delle strade per favorire quelle di importo più basso potrebbe essere quello di una restituzione del prestito in un tempo più lungo rispetto a chi ha maturato un assegno più consistente. 

Il sistema comunque, per evitare che sui conti dello Stato pesino a breve gli importi erogati nei prossimi anni (e recuperati nel medio periodo), dovrebbe essere quello del prestito con l'intervento del sistema bancario e di quello assicurativo (per tenere conto della premorienza, ovvero del caso nel quale il pensionato dovesse mancare prima di aver restituito tutto il prestito).

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