Alfredo Briganti: un uomo-artista, artista con niente, ma non per… niente

di LIVALCA — Una domenica mattina di fine aprile del corrente anno Lucio Gacina - artista che conosco da quando dipingeva in maniera quasi ‘mistica’, mentre ora lavora le sue composizioni a tecnica mista avendo perso per strada una vocale ed una consonante… il che significa che quando nei primi anni ’90, presente Carlo Fusca, definii Lucio novello Luigi XVI non ero fuori di testa…calcisticamente parlando - è venuto a trovarmi in compagnia del geniale virtuoso scultore Alfredo Briganti, maestro nell’arte di lavorare la terra cotta e la tufina con il solo ausilio delle mani. (Amico lettore la precisazione ti sembrerà superflua, ma è doverosa: Alfredo ci tiene sempre a ribadire che non lavora…con i piedi!).

Lo scorso anno una gentile amica, cui feci vedere le opere di Briganti, mi chiese di conoscerlo. L’incontro, complice Lino Angiuli, che aveva stilato una dotta, rispettosa e veritiera presentazione alla mostra che ebbe luogo presso lo Studio d’arte FEDELE in Monopoli, fu un successo per l’uomo prima e poi per l’artista.

Faccio riferimento alla circostanza che Alfredo possiede una splendida faccia da uomo vissuto che ha dispensato, in silenzio e all’insaputa dei tanti noi, gioie a piene mani; che il tutto è impreziosito da un sigaro rigorosamente cubano fra le labbra ed una pelata che io, fra l’indignazione delle signore presenti, ho definito alla Kojak mentre mi fu fatto notare fosse alla Zerbi Rudy…che tutti mostravano di sapere chi fosse ad eccezione mia e di Gacina.(In questo caso aver compagno al duol non scema la pena, ma fa proprio pena, però da… peana!).

Il famoso scrittore e poeta Lino Angiuli ha INCROCIato i pensieri, le parole e le mani e riferendosi a Briganti e Gacina così si è espresso: “Li spinge una specie di libido alchemica, che li porta a sperimentare sostanze e misture particolari, come colle sintetiche, reagenti, soluzioni tecniche più o meno originali, più o meno segrete: ‘materiali’ capaci di abilitare anche la loro pulsione ludica. E così, mentre le mani di Lucio mescolano sogno e chimica per imporre al supporto nuovi universi e nuove cosmogonie, Alfredo riesce a lavorare la tufina o tenta la magia che possa far rivivere dei gechi accidentalmente colpiti dalla morte”.

Essendoci abbeverati dal Maestro di sapienza e di eventi culturali di Valenzano, non possiamo che limitarci ad apprezzare la sua chiarezza di esposizione ed il suo notevole ‘volo pindarico’ che scomoda la formula di Einstein.

Ricordate Franco Califano e la sua canzone “La nevicata del ’56”, portata al successo da una splendida, favolosa interpretazione di Mia Martini: quel testo è opera della sensibile scrittrice Carla Vistarini, la sorella di Mita Medici. Alfredo Briganti è nato il 10 febbraio del 1956 a Bari: quella notte Bari, al pari di Roma, era coperta da una neve soffice, bianchissima e molto fitta. ‘Bari era tutta candida, tutta pulita e lucida...tu l’hai più vista così…che tempi quelli’. Nascere con questi ‘padrini’ significa avere il sacro fuoco dell’arte nella genia, ma nessuno può garantirti di essere un…genio; per giunta è statisticamente provato che i geni nascono dopo un lungo intervallo: quasi a voler significare che anche la natura necessita di ritemprarsi, di prendere fiato dopo lo sforzo sostenuto. Il tempo ha una risposta per tutto e un aforisma di Altshuler ci illumina al riguardo: “La cattiva notizia è che il tempo vola: la buona notizia è che tu sei il pilota”.

Prima di darvi qualche sparuta notizia biografica su Briganti vi preciso che è un poeta di strada… non di vita, perché come precisa, con la saggezza di chi sa di piacere, la vita è troppo breve per impiegarla nel tediarsi e desiderare cose strane: lui ama la vita e tutte ciò che è ‘materiale’ e procura piacere.Di professione è designer d’interni, artista lo è per caso (ma non ci fate caso), adora la musica e Cesaria Evora, grande conoscitore e amante dell’opera, gradisce il rum ma solo quello caraibico, giamaicano e cubano, impazzisce per il brandy spagnolo forse in ricordo della famosa ‘spagnola che sa amar così…’, prima di dormire legge Pablo Neruda e Garcia Lorca. Mi sono chiesto come mai un raffinato e illuminato poeta come Lino Angiuli non abbia fatto menzione di questa passione di Alfredo che spesso sfocia in versi suoi? Non traggo conclusioni affrettate, che rischierebbero di essere influenzate dal rigore e dalla parsimonia con cui l’Angiulino attribuisce la patente di ‘poeta’ al prossimo, e mi limito a riferire una frase di Bellow: “I poeti sono amati, solo perché non sanno stare al mondo”, che si presta ad ogni interpretazione. A proposito di ‘prossimo’ avanti un altro…verso.

Un amore qualunque
Camminando per una via di una città qualunque
tra la gente incontrai una donna
che con occhi languidi
mi invitava
ad un facile amore
e lì sul letto disfatto
appagato mi accorsi
che quell’amore era un amore qualunque.

Briganti ha dedicato versi non futili anche al suo mitico fuoristrada: un mostroenorme che ogni volta che entra nel mio parcheggio lima non i versi, ma il muro. Una volta scherzando e facendo riferimento al suo cognome, gli ho ricordato una canzone di Iglesias padre “Sono un pirata, sono un signore”, ma lui mi ha risposto sul tipo “Julio chi?” e ho lasciato perdere.

Briganti è conosciuto per le sue ‘Colombe’ portatrici di pace e amore. Le sue colombe, stilisticamente parlando, non sono il massimo: non potrebbero mai partecipare ad un concorso di bellezza, ma ti invitano a riflettere, sei attratto da quel colore, che fa da sfondo alla tela (dando per scontato che sia tela e non un ‘riciclato’ tipo tela), che non è azzurro, non è indaco: non è l’azzurro del mare, non quello del cielo, ma è l’azzurro che porti nel cuore e che si tramuta nel principe che sognano le ragazze, in quell’azzurro ridente che rendono unici gli occhi di una ragazza/ragazzo, di quell’azzurro che tutti indossiamo idealmente quando ascoltiamo il nostro inno nazionale, quel colore che ti fa sentire fieri di essere al mondo, quel mondo, il mondo di tutti, dove ognuno con un colore ben definito nel suo intimo, cerca di recitare una parte che il Creato ha cercato di rendere luminosa e solo l’arroganza, la prepotenza, l’indifferenza di pochi malvagi tramuta in ferite difficili da rimarginare. L’ottimismo di Alfredo fa si che le sue colombe escano da quel disegno, che non è uno oltraggio definire mediocre, e si materializzino in colombe quasi viventi, fatte di scarti che l’umanità ritiene superflui, ma che l’artista offre come pegno per aspirare ad una vita dignitosa, quella dignità che rende bella e piacevole la vita di tutti noi…anche fra innegabili situazioni che ci siamo abituati a chiamare ‘sacrifici’, dimenticando il ‘sacrificio’ di chi vive sotto le bombe e non può scegliere come vivere, ma deve solo abituarsi a morire ogni giorno.

Briganti ‘arricchisce’ queste sue colombe con versi scritti a mano, versi di strada…che faranno molta strada. Quella domenica di aprile richiamata all’inizio il nostro mi ha regalato una sua colomba, portatrice di versi senza rima, ma grondanti dolore per un amore perduto e mai vissuto o cominciato. L’amica di una vita Mariella, oggi 2 giugno in visita da mia sorella, si è impossessata della colomba.Amica non ti presenterò Alfredo: ti sei risposata felicemente da poco e quella colomba devi custodirla gelosamente, con amore, quell’amore ritrovato che non ammette repliche. Alfredo moltiplica le colombe dell’amore, ma resta un colombo predatore.

Le terra cotte di BRIGANTI sono splendide: vi è un magnifico ‘Ermes cacciato dall’Olimpo’, dove il figlio di Zeus viene rappresentato più come viandante che come esperto di astuzia e commercio. Il messaggero degli dei per l’artista non èl’accompagnatore delle anime nel regno dei morti, ma quel privilegiato nato in una grotta del monte Cillene in Arcadia, che lo stesso giorno della nascita, a sera, rubò i buoi di Apollo…

L’uomo è colto non solo affascinante, l’uomo si dona non sa solo prendere, l’artista Alfredo in ogni sua opera, grande o piccola poco importa, cura con spasmodica cura ogni dettaglio e riesce sempre a creare quell’armonia che gli deriva dall’essere nato la notte della grande nevicata del 1956. Lucio Gacina, che spesso accompagna i percorsi creativi di Briganti, mi ha rivelato che con frequenza Alfredo, terminata l’opera, come un bambino preso da un ‘raptus’ distruttivo, disfa subito ciò che ha realizzato perché non rispondente alle sue aspettative…secondo Lucio, e la donna che veglia con amore sulla vita dell’artista, sono le migliori realizzazioni.

A questo punto ritengo sia giunto il momento di rivelarvi il perché mi sono permesso di appellare Gacina novello Luigi XVI: come quasi tutti sanno il 14 luglio 1789 la presa della Bastiglia fu l’evento cruciale della Rivoluzione francese e quella mattina il sovrano Luigi XVI annotò sul suo diario: “Oggi niente di nuovo!”.

Gli amici capiranno, i lettori sorrideranno, sperando che la noia non li abbia ‘rapiti’, Gianni annoterà sul suo quaderno di prima elementare, datato 1956, il seguente pensiero: solo gli artisti veri fanno grandi cose con niente, solo chi vuol bene fa grandi gesti per niente, solo un Amico può scrivere niente con niente e per…niente.