GHANA - Una notizia che non è passata in Italia ma che costituisce, a suo modo, un esempio del dramma dell’immigrazione globale che viviamo in questo momento storico. E’ accaduto ad Accra - addirittura 20 giorni fa senza che i media italiani lo riportassero, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” - dove un trentanovenne è stato portato davanti alla Corte distrettuale dopo aver minacciato di far saltare se stesso così come l'ambasciata italiana in Ghana per le difficoltà incontrate nell’ottenere i visti per la moglie e i figli. Alhassane Quattara, questo il nome del cittadino ghanese, di professione meccanico, si sarebbe recato presso la sede diplomatica italiana con una bombola di gas, minacciando di farsi esplodere.
Quattara è stato così accusato di possesso di esplosivo senza l'autorizzazione necessaria, minaccia di morte e tentativo di commettere un crimine. L'accusa ha riferito che Quattara aveva avviato la richiesta di ricongiungimento nell'anno 2010 per la moglie Fati e i suoi figli in modo che avrebbero potuto raggiungerlo in Italia. In seguito a difficoltà nel garantire il visto, Quattara era rientrato in Ghana il 16 maggio di quest'anno, per tentare di sbloccare il procedimento. A seguito degli ulteriori ritardi il 20 maggio di quest'anno, Quattara e la moglie sono tornati all'ambasciata di nuovo e di fronte all'ingresso e all'addetto alla sicurezza avrebbero iniziato a lanciare sassi.
L'accusa ha detto che l'addetto della sicurezza ha chiamato la polizia e la squadra antiterrorismo che si recava prontamente sulla scena. Quando la polizia è giunta il meccanico si era dileguato. Tuttavia 20 minuti più tardi, sarebbe arrivato all'ambasciata portando una bombola di gas e aprendo leggermente la valvola avrebbe minacciato di innescare un’esplosione facendo saltare in aria se stesso e l'ambasciata se i suoi problemi di visto non sarebbero stati affrontati. Tuttavia l’intervento della polizia lo avrebbe calmato, e avrebbe poi consegnato la bombola. Insomma, si è sfiorata un’altra tragedia dell’immigrazione se non fossero intervenute prontamente le autorità , mentre in Italia nulla si è saputo.
Quattara è stato così accusato di possesso di esplosivo senza l'autorizzazione necessaria, minaccia di morte e tentativo di commettere un crimine. L'accusa ha riferito che Quattara aveva avviato la richiesta di ricongiungimento nell'anno 2010 per la moglie Fati e i suoi figli in modo che avrebbero potuto raggiungerlo in Italia. In seguito a difficoltà nel garantire il visto, Quattara era rientrato in Ghana il 16 maggio di quest'anno, per tentare di sbloccare il procedimento. A seguito degli ulteriori ritardi il 20 maggio di quest'anno, Quattara e la moglie sono tornati all'ambasciata di nuovo e di fronte all'ingresso e all'addetto alla sicurezza avrebbero iniziato a lanciare sassi.
L'accusa ha detto che l'addetto della sicurezza ha chiamato la polizia e la squadra antiterrorismo che si recava prontamente sulla scena. Quando la polizia è giunta il meccanico si era dileguato. Tuttavia 20 minuti più tardi, sarebbe arrivato all'ambasciata portando una bombola di gas e aprendo leggermente la valvola avrebbe minacciato di innescare un’esplosione facendo saltare in aria se stesso e l'ambasciata se i suoi problemi di visto non sarebbero stati affrontati. Tuttavia l’intervento della polizia lo avrebbe calmato, e avrebbe poi consegnato la bombola. Insomma, si è sfiorata un’altra tragedia dell’immigrazione se non fossero intervenute prontamente le autorità , mentre in Italia nulla si è saputo.