GRANDI ITALIANI. 150 anni fa nasceva Strampelli. Intervista a Sergio Salvi

di FRANCESCO GRECO — MACERATA. Il momento clou: la cerimonia con la quale è stata scoperta una stele infissa accanto al monumento a Nazareno Strampelli (foto), a Crispiero, frazione del Comune di Castelraimondo (Marche), dove il 29 maggio 1866 nacque l’agronomo e genetista riconosciuto come il precursore della Rivoluzione Verde.

Presenti numerosi cittadini, autorità civili e militari e la banda, mentre il parroco faceva suonare le campane a festa. In precedenza, un nuovo libro, e poi convegni, mostre, spettacoli teatrali e attività nelle scuole avevano punteggiato un percorso di preparazione all’evento durato mesi, al quale hanno contribuito numerosi soggetti riuniti in ben due comitati.
 
Uno di questi, guidato dall’Accademia Georgica di Treia, ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il riconoscimento onorifico di “evento di interesse nazionale” per un convegno che s'è poi svolto  il 21 maggio presso l’Istituto Agrario di Macerata (foto).
 
E adesso? «Intanto mi viene da dire: missione compiuta», afferma Sergio Salvi, studioso che da 9 anni svolge attività di ricerca e divulgazione su Strampelli. «Era il 2009 – prosegue - quando ebbi l’idea di iniziare a guardare alla ricorrenza del 150° anniversario della nascita di Strampelli e ora il traguardo è stato raggiunto, con un importante risultato conseguito: quello di aver reso gli italiani maggiormente consapevoli dell’esistenza storica del personaggio e del ruolo da lui svolto nell’innovazione agricola».

DOMANDA: Ennesimo momento commemorativo o c’è qualcosa di più? 
RISPOSTA: Per il tipo di ricorrenza, la commemorazione era d’obbligo e comunque anche nei prossimi mesi ci saranno altre iniziative per celebrare Strampelli. Per il resto, rimane il problema degli archivi non ancora fruibili dai ricercatori in quanto i relativi materiali non sono stati ancora catalogati.
Strampelli è una miniera di informazioni ancora da scoprire, poiché lo scienziato fu molto attivo, non solo in granicoltura, ma anche in diversi altri filoni di ricerca dei quali abbiamo appena iniziato a gustare degli assaggi.

D. Cosa potrà essere ancora fatto su Strampelli in attesa che gli archivi aprano i battenti?
R. Sicuramente ci sono molti spunti su cui si può lavorare mediante attività di approfondimento che possono coinvolgere numerosi soggetti, dagli imprenditori alle scuole.
A esempio, nelle Marche un progetto al quale partecipano università e singole realtà imprenditoriali sta cercando di avviare una filiera di rivalutazione dello scotano nella concia del pellame per calzature, prendendo lo spunto da uno dei più importanti studi esistenti su questa coltura che fu svolto proprio dal giovane Strampelli.
Inoltre, di recente lo scienziato è stato protagonista di un progetto scolastico grazie al quale gli studenti di un Istituto Tecnico marchigiano hanno vinto un premio approfondendo lo studio dell’allelopatia, ossia le relazioni chimiche tra specie che condividono lo stesso ambiente, che fu oggetto di ricerche svolte da Strampelli e riscoperte solo pochi anni fa. Sono solo alcuni degli spunti che Strampelli può dare per l’attuazione di iniziative volte a dimostrare l’attualità della sua opera.

D. Evocare Strampelli chiama in causa anche la Puglia. Fu a Foggia infatti che il genetista compì lavori sul frumento, soprattutto duro, che culminò con la creazione della varietà “Senatore Cappelli”, da diversi anni tornata sulla cresta dell’onda. Come spiega questo successo?
R. Al convegno sui 100 anni del grano “Cappelli”, che si è svolto lo scorso novembre proprio a Foggia, è stata messa in risalto l’eccezionalità di questa varietà tuttora coltivata, mentre oggi, di solito dopo 4-5 anni, le varietà moderne sono già fuori commercio, superate da quelle nuove.
Il “Cappelli” è un caso di “brand” commerciale riuscito grazie alla valorizzazione della qualità posseduta da uno dei risultati ottenuti da Strampelli col suo lavoro, e infatti si dovrebbe proseguire proprio lungo questa direzione.
Un altro “brand” che stiamo cercando di creare e valorizzare è quello del pomodoro da conserva “Varrone”, costituito da Strampelli negli stessi anni del grano “Cappelli” e che abbiamo da poco recuperato.
  

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