Ilva, 10° decreto Legambiente: "Niente sconti sulla valutazione del Piano ambientale"

TARANTO - Il decimo decreto Ilva emanato dal Governo prevede la nomina, da parte del Ministero per dell’Ambiente,  di un comitato di esperti incaricato di valutare in 120 giorni le modifiche al Piano Ambientale  presentate dai privati che avranno depositato entro il 30 giugno un’offerta vincolante per l’acquisto o l’affitto dell’azienda.

“Siamo di fronte all’ennesimo decreto che avrà come primo effetto quello di procrastinare ulteriormente l’attuazione delle più importanti misure previste dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, dalla copertura dei parchi minerali al rifacimento delle cokerie” questo il primo commento di  Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto che continua:

“Le uniche modifiche al Piano Ambientale che potremmo ritenere accettabili sono quelle direttamente conseguenti ad un Piano Industriale che preveda una diminuzione della capacità produttiva degli attuali impianti e, quindi, del numero degli impianti necessari, a partire da cokerie e altiforni. E’ evidente che a fronte di una minore produzione di acciaio possono essere sufficienti parchi minerali più piccoli, ovviamente coperti,  e un minor numero di cokerie e altiforni in funzione.
L’altra eventualità che  per Legambiente  può giustificare modifiche al Piano Ambientale, che ovviamente andranno comunque valutate con la massima attenzione,  è una innovazione nel processo produttivo con l’utilizzo di tecnologie meno impattanti, in totale - come da un punto di vista ambientale sarebbe auspicabile  – o parziale sostituzione di quelle attuali basate sul ciclo del carbone”.

E’ il caso di ricordare a tutti, a partire dal Ministro dell’Ambiente e dagli esperti che saranno incaricati di valutare le modifiche al Piano ambientale, che ARPA Puglia ha già indicato da tempo che la capacità produttiva attualmente autorizzata pur in presenza di una A.I.A.  pienamente attuata comporterebbe con gli attuali impianti  comunque un persistere di rischi per la salute dei tarantini.

“ Fuori da queste ipotesi saremmo semplicemente di fronte ad un annacquamento del Piano Ambientale di per sé inaccettabile. Sul versante della futura salute dei tarantini non sono possibili sconti: il prezzo che stiamo già pagando per quelli di fatto praticati in passato è altissimo e non abbiamo bisogno di altri morti, autorizzati per legge” conclude la presidente di Legambiente Taranto “ Non si può rendere più appetibile l’Ilva sacrificando la salute di chi ci lavora e di chi vive nella città che ne ospita gli impianti“.

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