di VINCENZO NICOLA CASULLI - Con il termine follia si indica genericamente una condizione psichica che identifica una mancanza di adattamento che il soggetto esibisce nei confronti della società. È la società, quindi, il metro di paragone attraverso cui definiamo ”pazzo” qualcuno. Ma quando è la società ad essere “malata” come è possibile ancora utilizzarla come parte di questa equazione? È questo interrogativo l’input per avvicinarsi ad osservare l’intreccio delle vite di Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti), le due protagoniste femminili del film “La Pazza Gioia” di Paolo Virzì, nelle sale cinematografiche a partire dal 17 maggio.
Virzì fa ritorno nella sua amata terra natale, la Toscana, e vi ambienta un’opera “on the road” che riesce a compenetrare ironia e dramma, dando vita ad una commedia all’italiana dalla sensibilità immensa, che porta sul grande schermo le sorti di due figure femminili e del loro disagio emotivo e sociale. La sceneggiatura, scritta con la collaborazione di Francesca Archibugi, scava con franchezza nel dolore che la diversità arreca da sempre all’uomo, senza però mai cadere nel patetismo. Malgrado le sofferenze, i disagi, gli ostacoli, che la vita ha posto sul cammino delle due protagoniste femminili, il loro è un vero e proprio inno alla vita; attingere a piene mani alla fonte, sentire il vento tra i capelli e godere di quegli attimi di semplice felicità che la loro fuga regala.
Nell’abisso della solitudine che la pazzia comporta non ci sono verità precluse altrui, ma solo il bisogno primario di ogni essere umano: la necessità di essere accettati ed amati. Il film, accolto con entusiasmo a Cannes, pone dinanzi ad una difficile verità: deragliare dai binari della quotidiana “sanità mentale” è "un attimo”, un incontro negativo, un appiglio poco saldo, il riporre fiducia in una persona inidonea, e si scivola giù per un dirupo da cui è difficile risalire; le due protagoniste, attraverso il loro percorso, giungono a comprendere che l'unica realtà che può salvarle è l'affetto reciproco che le lega, rimarcando quanto il mondo possa essere miserabile e meraviglioso allo stesso tempo.
La pellicola, pur con la pienezza di contenuti (nobilissimi), scorre con una leggerezza meditabonda che affascina lo spettatore dal primo all'ultimo minuto, riuscendo a divertire e commuovere, con magistrale equilibrio.
Virzì fa ritorno nella sua amata terra natale, la Toscana, e vi ambienta un’opera “on the road” che riesce a compenetrare ironia e dramma, dando vita ad una commedia all’italiana dalla sensibilità immensa, che porta sul grande schermo le sorti di due figure femminili e del loro disagio emotivo e sociale. La sceneggiatura, scritta con la collaborazione di Francesca Archibugi, scava con franchezza nel dolore che la diversità arreca da sempre all’uomo, senza però mai cadere nel patetismo. Malgrado le sofferenze, i disagi, gli ostacoli, che la vita ha posto sul cammino delle due protagoniste femminili, il loro è un vero e proprio inno alla vita; attingere a piene mani alla fonte, sentire il vento tra i capelli e godere di quegli attimi di semplice felicità che la loro fuga regala.
Nell’abisso della solitudine che la pazzia comporta non ci sono verità precluse altrui, ma solo il bisogno primario di ogni essere umano: la necessità di essere accettati ed amati. Il film, accolto con entusiasmo a Cannes, pone dinanzi ad una difficile verità: deragliare dai binari della quotidiana “sanità mentale” è "un attimo”, un incontro negativo, un appiglio poco saldo, il riporre fiducia in una persona inidonea, e si scivola giù per un dirupo da cui è difficile risalire; le due protagoniste, attraverso il loro percorso, giungono a comprendere che l'unica realtà che può salvarle è l'affetto reciproco che le lega, rimarcando quanto il mondo possa essere miserabile e meraviglioso allo stesso tempo.
La pellicola, pur con la pienezza di contenuti (nobilissimi), scorre con una leggerezza meditabonda che affascina lo spettatore dal primo all'ultimo minuto, riuscendo a divertire e commuovere, con magistrale equilibrio.