Puglia, calano le dichiarazioni, ma sale il gettito Iva
BARI – Calano le dichiarazioni, ma sale il gettito Iva in Puglia. E’ quanto emerge dalla quarta indagine sull’imposta sul valore aggiunto, realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.
In particolare, l’anno scorso, in Puglia, sono state presentante, per via telematica, 336.048 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Rispetto all’anno precedente sono state 1.706 in meno, pari ad una flessione dello 0,5 per cento (nel 2014 erano 337.754).
Il volume d’affari dichiarato è diminuito di 272 milioni: da 75,3 miliardi a 75. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da 302mila dichiarazioni, è di ben 58,5 miliardi (dato medio 193mila euro), in aumento dell’1,3 per cento rispetto all’anno precedente (57,7 miliardi).
La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo, risultante da circa 209mila dichiarazioni, fornisce l’ammontare dei versamenti totali che hanno superato i 2,3 miliardi, con una media di 10.977 euro.
Il valore aggiunto fiscale si aggira attorno ai 16,6 miliardi e mezzo. L’Iva di competenza, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, segna un calo del 2,5 per cento e supera un miliardo 708 milioni. L’imposta dovuta ha raggiunto i 2,4 miliardi; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 664,6 milioni. Il totale dell’Iva dovuta è di 536 milioni; mentre quella a credito è di un miliardo 364 milioni.
Sono stati richiesti a rimborso 132,9 milioni, in rialzo del 4,4 per cento, rispetto all’anno precedente (127,3 milioni). La richiesta è pervenuta da oltre duemila contribuenti, per una media di quasi 62mila euro.
Diminuisce il «credito utilizzato in compensazione nel modello F24» (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a un miliardo 256 milioni.
L’imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l’aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l’aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto (21 per cento). Oggi si attesta al 22 per cento.
«I dati elaborati dal nostro centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano un ulteriore calo del numero delle dichiarazioni dell’imposta sul valore aggiunto e ciò, ovviamente, è attribuibile all’onda lunga della crisi che ancora oggi comporta la cessazione di numerose partite IVA.
Interessante risulta il sensibile incremento dei rimborsi: è una spia che conferma quanto il tessuto produttivo pugliese continui ad avere una grande necessità di liquidità, motivo per cui numerosi contribuenti preferiscono questa opzione rispetto a quella di portare il credito in compensazione.
Tuttavia – continua Sgherza – il dato relativo agli acquisti, anch’esso in rialzo, è indicativo di una certa voglia di lasciarsi la crisi alle spalle, ed è necessario far leva su questo desiderio per riuscire ad agganciare la ripresa.
Tra i provvedimenti urgenti – ha concluso il presidente – c’è sicuramente la riforma fiscale, più volte paventata dal Governo ma finora risoltasi in semplici, seppur importanti, interventi di dettaglio».
In particolare, l’anno scorso, in Puglia, sono state presentante, per via telematica, 336.048 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Rispetto all’anno precedente sono state 1.706 in meno, pari ad una flessione dello 0,5 per cento (nel 2014 erano 337.754).
Il volume d’affari dichiarato è diminuito di 272 milioni: da 75,3 miliardi a 75. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da 302mila dichiarazioni, è di ben 58,5 miliardi (dato medio 193mila euro), in aumento dell’1,3 per cento rispetto all’anno precedente (57,7 miliardi).
La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo, risultante da circa 209mila dichiarazioni, fornisce l’ammontare dei versamenti totali che hanno superato i 2,3 miliardi, con una media di 10.977 euro.
Il valore aggiunto fiscale si aggira attorno ai 16,6 miliardi e mezzo. L’Iva di competenza, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, segna un calo del 2,5 per cento e supera un miliardo 708 milioni. L’imposta dovuta ha raggiunto i 2,4 miliardi; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 664,6 milioni. Il totale dell’Iva dovuta è di 536 milioni; mentre quella a credito è di un miliardo 364 milioni.
Sono stati richiesti a rimborso 132,9 milioni, in rialzo del 4,4 per cento, rispetto all’anno precedente (127,3 milioni). La richiesta è pervenuta da oltre duemila contribuenti, per una media di quasi 62mila euro.
Diminuisce il «credito utilizzato in compensazione nel modello F24» (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a un miliardo 256 milioni.
L’imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l’aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l’aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto (21 per cento). Oggi si attesta al 22 per cento.
«I dati elaborati dal nostro centro studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano un ulteriore calo del numero delle dichiarazioni dell’imposta sul valore aggiunto e ciò, ovviamente, è attribuibile all’onda lunga della crisi che ancora oggi comporta la cessazione di numerose partite IVA.
Interessante risulta il sensibile incremento dei rimborsi: è una spia che conferma quanto il tessuto produttivo pugliese continui ad avere una grande necessità di liquidità, motivo per cui numerosi contribuenti preferiscono questa opzione rispetto a quella di portare il credito in compensazione.
Tuttavia – continua Sgherza – il dato relativo agli acquisti, anch’esso in rialzo, è indicativo di una certa voglia di lasciarsi la crisi alle spalle, ed è necessario far leva su questo desiderio per riuscire ad agganciare la ripresa.
Tra i provvedimenti urgenti – ha concluso il presidente – c’è sicuramente la riforma fiscale, più volte paventata dal Governo ma finora risoltasi in semplici, seppur importanti, interventi di dettaglio».