di FRANCESCO GRECO — Con quell'aria mite un po' così, da frate trappista, piacerebbe un sacco a Gianni Brera (i famosi “abatini”). E poi ha le rughe profonde di chi ne ha viste tante, chi, direbbe Mario Gismondi, ha mangiato tanto “pane e pomodoro”.
Tolto il Napoli (2004/2005, ma era in C/1), i grandi club non l'hanno mai cercato, chissà perché. Gianpiero Ventura però non se n'è fatto un cruccio: albagia direbbe Totò. Dall'Albenga (D) al Torino (B/A). Passando per Rapallo, Entella Chiavari, Spezia, Centese, Pistoiese, Giarre, Venezia, Lecce, Cagliari, Sampdoria, Udinese, Napoli, Messina, Verona, Pisa, Bari, Torino.
Una vita da zingaro. Società povere, squadre proletarie: salvezze da sudare (2), promozioni da agguantare coi denti. Pochi campioni bizzosi da gestire: Bonucci (Bari), Ogbonna (Torino), Benassi, Immobile, Belotti, Darmian, qualcun altro.
3-5-2 il suo modulo preferito. Non è tatticamente un demenziale alla Zeman (Zemanlandia) o alla Fascetti (“casino organizzato”), ma nemmeno un catenacciaro alla Trapattoni, capace di inchiodare lo zero a zero quando serve. Ma lo spettacolo sa come darlo a chi paga per vedere una partita.
I grandi club lo hanno cercato adesso, per uno di quei paradossi spiazzanti, irrazionali, passaggi che la vita offre, dopo una stagione grandiosa col vecchio Toro. Ma lui sognava l'azzurro da sempre, notti magiche: ha dovuto dire di no...
Scommettiamo che fra qualche mese sarà il più amato dagli italiani? Si adatta al momento storico duro, triste: poco lavoro, poca salute, precarietà, sottosuolo, chiacchiere che stordiscono.
A metà luglio prenderà il posto di Antonio Conte dopo gli Europei nella Francia blindata (partiamo svantaggiati, ma questo è un... vantaggio: sciarade italiche all'ombra del Vesuvio), contratto di 5 anni, in vista i Mondiali di Russia.
Magnifico settantenne, fresco sposo di Luciana, il saio è pronto, fresco di bucato...