BARI - “La Commissione Ue, dopo mesi di nostre pressioni, sta finalmente valutando la possibilità di spostare il batterio Xylella dalla lista A1 dell'EPPO, ovvero le piante non conosciute all'interno dell'Ue, alla lista A2, ossia le piante endogene. Una modifica che aprirebbe la strada a misure di contrasto più sostenibili, poiché, se riconosciuto come endogeno, il batterio non andrebbe più eradicato ma si attuerebbero soltanto le misure di contenimento che non prevedono né eradicazione delle piante né trattamenti fitosanitari estensivi. Peccato che, proprio mentre l'Ue sembra abbandonare l'approccio emergenziale, in Puglia ci sia chi, anche nel settore agricolo, cerca di sollevare allarmismi che rischiano di creare più danno che altro. Gli ulivi si salvano con le buone pratiche e con la ricerca scientifica. Non con gli allarmi che sanno di vecchio assistenzialismo”. Lo dice l'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, commentando i risultati dell'ultima riunione del Comitato per la salute delle piante della Commissione Ue. “Dopo la scoperta della presenza della Xylella anche in Corsica e in Provenza nel gennaio scorso – continua D'Amato – avevo scritto al commissario Andriukaitis per sollecitarlo a considerare il batterio endogeno, data la sua diffusione non più circoscritta alla sola Puglia e visto che erano stati riscontrati in Europa tre diverse sottospecie. Il messaggio sembra essere stato finalmente recepito a Bruxelles, anche se la decisione definitiva circa il passaggio alla lista A2 arriverà durante il PAFF del 19-20 luglio”.
D'Amato sottolinea anche i lati positivi dell'ultima 'implementing decision' della Commissione Ue sul caso Xylella : l’estensione della zona infetta, dall’attuale provincia di Lecce, alle aree dei comuni delle province di Brindisi e Taranto, comporta di fatto che ci sia una zona più ampia in cui adottare misure di contenimento, con taglio limitato alle piante infette, al posto delle misure più pesanti per il territorio, ossia le eradicazioni. “L'aspetto negativo – spiega l'eurodeputata – è che le condizioni rigorose per la movimentazione fuori della zona geografica delimitata si applicheranno su un’area più ampia e, di conseguenza, ciò aumenterà il numero di vivai che saranno sottoposti a restrizioni nelle movimentazioni delle piante a rischio Xylella, come nel caso delle barbatelle”.
Dinanzi a questa situazione, “ci sono delle deroghe per quelle piante ottenute da colture in vitro coltivate in condizioni sterili. Il mio augurio – conclude D'Amato – è che la Regione e l'Ue si concentrino su come ridurre l'impatto di queste misure sull'economia del territorio, promuovendo al contempo una ricerca scientifica più ampia, come ho ribadito a Bari pochi giorni fa presentando i risultati di studi internazionali condotti anche in Francia. Inoltre, è necessario spingere perché l'Ue, come aveva previsto in una precedente decisione, consenta il rimpianto degli ulivi nelle aree colpite. La ricerca scientifica potrebbe essere d'aiuto anche in questo caso”.
D'Amato sottolinea anche i lati positivi dell'ultima 'implementing decision' della Commissione Ue sul caso Xylella : l’estensione della zona infetta, dall’attuale provincia di Lecce, alle aree dei comuni delle province di Brindisi e Taranto, comporta di fatto che ci sia una zona più ampia in cui adottare misure di contenimento, con taglio limitato alle piante infette, al posto delle misure più pesanti per il territorio, ossia le eradicazioni. “L'aspetto negativo – spiega l'eurodeputata – è che le condizioni rigorose per la movimentazione fuori della zona geografica delimitata si applicheranno su un’area più ampia e, di conseguenza, ciò aumenterà il numero di vivai che saranno sottoposti a restrizioni nelle movimentazioni delle piante a rischio Xylella, come nel caso delle barbatelle”.
Dinanzi a questa situazione, “ci sono delle deroghe per quelle piante ottenute da colture in vitro coltivate in condizioni sterili. Il mio augurio – conclude D'Amato – è che la Regione e l'Ue si concentrino su come ridurre l'impatto di queste misure sull'economia del territorio, promuovendo al contempo una ricerca scientifica più ampia, come ho ribadito a Bari pochi giorni fa presentando i risultati di studi internazionali condotti anche in Francia. Inoltre, è necessario spingere perché l'Ue, come aveva previsto in una precedente decisione, consenta il rimpianto degli ulivi nelle aree colpite. La ricerca scientifica potrebbe essere d'aiuto anche in questo caso”.