CHIESA. Madre Teresa di Calcutta santa il 4 settembre
di FRANCESCO GRECO — ROMA. “Santa subito!”, si disse quel 5 settembre di 19 anni fa, il sui dies natalis. E sarà proclamata il 4 settembre prossimo in San Pietro.
“L'Angelo degli ultimi”, “il San Francesco del XXI secolo”, “la piccola matita nelle mani di Dio”. Madre Teresa di Calcutta ebbe molti soprannomi nella sua lunga e operosa vita, ma l'ultimo pare fosse il suo preferito.
Era nata a Skopje (capitale della Macedonia, ex Jugoslavia, all'epoca regione dell'Albania), il 27 agosto del 1910.
Agnese Gonxha Bojaxhiu aveva un fratello e una sorella. Una famiglia felice, infanzia serena. Infatti nelle sue memorie confida: “Non volevo farmi suora”.
A 18 anni però succede qualcosa dentro di lei. Tanto che decide di lasciare la casa natia. Ammette: “Staccarmi da una famiglia affezionata fu una cosa davvero difficile”.
Alcuni missionari partirono dalla Jugoslavia per l'India. Presto arrivarono le loro lettere addolorate, con cui imploravano aiuto, e che venivano lette in chiesa. Ricorda: “Fu allora per la prima volta che capii di avere una missione per i poveri”.
Perché Teresa? Era devota di Santa Teresa di Lisieux (detta “l'obbediente”), così pensò di prenderne il nome.
Intanto apprende che le Suore dell'Ordine di Loreto lavorano a Calcutta e altre città dell'India.
In convento la ragazza soffre: vi si è rinchiusa da ben 16 anni, passati a insegnare, vestita solo di un sari di cotonina bianca col bordo blu.
E così arrivò a Calcutta: era il 10 settembre del 1946 e in tasca aveva solo 5 rupie (cioè, 20 centesimi di euro).
Una vita spesa nelle periferie del mondo, per alleviare la vita dei diseredati, i malati, i poveri, tanto che già la chiamano “la Santa degli ultimi”.
E così sarà accolta dalla Chiesa Universale: il sari umile e la tenacia di una bambina che lasciò gli agi della sua famiglia per donarsi al mondo.
“L'Angelo degli ultimi”, “il San Francesco del XXI secolo”, “la piccola matita nelle mani di Dio”. Madre Teresa di Calcutta ebbe molti soprannomi nella sua lunga e operosa vita, ma l'ultimo pare fosse il suo preferito.
Era nata a Skopje (capitale della Macedonia, ex Jugoslavia, all'epoca regione dell'Albania), il 27 agosto del 1910.
Agnese Gonxha Bojaxhiu aveva un fratello e una sorella. Una famiglia felice, infanzia serena. Infatti nelle sue memorie confida: “Non volevo farmi suora”.
A 18 anni però succede qualcosa dentro di lei. Tanto che decide di lasciare la casa natia. Ammette: “Staccarmi da una famiglia affezionata fu una cosa davvero difficile”.
Alcuni missionari partirono dalla Jugoslavia per l'India. Presto arrivarono le loro lettere addolorate, con cui imploravano aiuto, e che venivano lette in chiesa. Ricorda: “Fu allora per la prima volta che capii di avere una missione per i poveri”.
Perché Teresa? Era devota di Santa Teresa di Lisieux (detta “l'obbediente”), così pensò di prenderne il nome.
Intanto apprende che le Suore dell'Ordine di Loreto lavorano a Calcutta e altre città dell'India.
In convento la ragazza soffre: vi si è rinchiusa da ben 16 anni, passati a insegnare, vestita solo di un sari di cotonina bianca col bordo blu.
E così arrivò a Calcutta: era il 10 settembre del 1946 e in tasca aveva solo 5 rupie (cioè, 20 centesimi di euro).
Una vita spesa nelle periferie del mondo, per alleviare la vita dei diseredati, i malati, i poveri, tanto che già la chiamano “la Santa degli ultimi”.
E così sarà accolta dalla Chiesa Universale: il sari umile e la tenacia di una bambina che lasciò gli agi della sua famiglia per donarsi al mondo.