LECCE - I ricavi delle imprese salentine calano ancora, ma la flessione è meno marcata rispetto agli anni passati. In particolare, le società di capitali della provincia di Lecce registrano una perdita del 2,7 per cento per cento e le società di persone del 2,3 per cento. I compensi delle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) diminuiscono dell’1,4 per cento.
L’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi, ha realizzato un’indagine sugli incassi delle aziende soggette agli studi di settore (dichiarazioni effettuate nel corso del 2015, riferite all’anno d’imposta 2014).
Il dato medio dei ricavi/compensi dei contribuenti, soggetti agli studi di settore, si contrae del 2,3 per cento (da 138.800 a 135.600 euro).
Più in dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della provincia di Lecce scendono di 13mila euro (da 488mila a 475mila).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di quasi 5mila euro (da 214mila a 209mila).
In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di mille euro (da 71mila a 70mila).
I contribuenti, soggetti agli studi, sono stati 46.127 (l’anno precedente erano 46.569).
Questo trend negativo è comunque più contenuto rispetto all’anno precedente, quando le società di capitali sempre della provincia di Lecce registrarono una perdita dei ricavi del 5,2 per cento (da 515mila a 488mila); le società di persone del 6,4 per cento (da 228mila a 214mila) e i compensi delle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) diminuirono addirittura dell’8,5 per cento (da 78mila a 71mila). Il dato medio dei ricavi/compensi si ridusse del 6 per cento (da 147.700 a 138.800 euro).
«Questi dati – commenta Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce – lasciano presagire un futuro meno incerto per la nostra economia, considerato che i ricavi delle imprese sono sì calati, ma in maniera meno consistente nell’anno 2014 rispetto all’anno prima. È del tutto evidente, però, che il nostro sistema produttivo ha subito la crisi in maniera drammatica: le imprese sono state costrette a fare i conti con ricavi sempre più risicati a cui si è aggiunta una pressione fiscale che ha contribuito a ridurne, ancor più, i margini di sopravvivenza. Per questo – aggiunge Stasi – il recupero del potere d’acquisto delle famiglie e la conseguente ripresa dei consumi interni sono obiettivi imprescindibili per consentire al nostro tessuto economico di lasciarsi, definitivamente alle spalle, gli anni più bui. Solo il ritorno a livelli di spesa più significativi – conclude Stasi – potrà consentire di riavviare, a pieno regime, la macchina dell’economia provinciale e regionale».
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
A livello regionale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Brindisi (-4,3 per cento, da 154mila a 147mila). Seguono Taranto (-3,2 per cento, da 155mila a 151mila), Barletta-Andria-Trani (-2,9 per cento, da 185mila a 179mila), Foggia (-2,4 per cento, da 150mila a 146mila), Lecce (-2,3 per cento) e Bari (-2 per cento, da 180mila a 176).
L’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi, ha realizzato un’indagine sugli incassi delle aziende soggette agli studi di settore (dichiarazioni effettuate nel corso del 2015, riferite all’anno d’imposta 2014).
Il dato medio dei ricavi/compensi dei contribuenti, soggetti agli studi di settore, si contrae del 2,3 per cento (da 138.800 a 135.600 euro).
Più in dettaglio, i ricavi medi delle società di capitali della provincia di Lecce scendono di 13mila euro (da 488mila a 475mila).
Riguardo alle società di persone, i ricavi medi diminuiscono di quasi 5mila euro (da 214mila a 209mila).
In merito alle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi), i compensi medi scendono di mille euro (da 71mila a 70mila).
I contribuenti, soggetti agli studi, sono stati 46.127 (l’anno precedente erano 46.569).
Questo trend negativo è comunque più contenuto rispetto all’anno precedente, quando le società di capitali sempre della provincia di Lecce registrarono una perdita dei ricavi del 5,2 per cento (da 515mila a 488mila); le società di persone del 6,4 per cento (da 228mila a 214mila) e i compensi delle persone fisiche (liberi professionisti e lavoratori autonomi) diminuirono addirittura dell’8,5 per cento (da 78mila a 71mila). Il dato medio dei ricavi/compensi si ridusse del 6 per cento (da 147.700 a 138.800 euro).
«Questi dati – commenta Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce – lasciano presagire un futuro meno incerto per la nostra economia, considerato che i ricavi delle imprese sono sì calati, ma in maniera meno consistente nell’anno 2014 rispetto all’anno prima. È del tutto evidente, però, che il nostro sistema produttivo ha subito la crisi in maniera drammatica: le imprese sono state costrette a fare i conti con ricavi sempre più risicati a cui si è aggiunta una pressione fiscale che ha contribuito a ridurne, ancor più, i margini di sopravvivenza. Per questo – aggiunge Stasi – il recupero del potere d’acquisto delle famiglie e la conseguente ripresa dei consumi interni sono obiettivi imprescindibili per consentire al nostro tessuto economico di lasciarsi, definitivamente alle spalle, gli anni più bui. Solo il ritorno a livelli di spesa più significativi – conclude Stasi – potrà consentire di riavviare, a pieno regime, la macchina dell’economia provinciale e regionale».
Gli studi di settore sono uno strumento del Fisco al fine di rilevare i parametri per la determinazione dei redditi di lavoratori autonomi e imprese. Costituiscono la naturale evoluzione di precedenti meccanismi di determinazione dei ricavi ovvero del reddito dei contribuenti di minori dimensioni. Le finalità sono quelle di contrasto e lotta contro l’evasione fiscale.
A livello regionale, la flessione più marcata si registra nella provincia di Brindisi (-4,3 per cento, da 154mila a 147mila). Seguono Taranto (-3,2 per cento, da 155mila a 151mila), Barletta-Andria-Trani (-2,9 per cento, da 185mila a 179mila), Foggia (-2,4 per cento, da 150mila a 146mila), Lecce (-2,3 per cento) e Bari (-2 per cento, da 180mila a 176).