di VITTORIO POLITO — Sono trascorsi oltre 920 anni dalla morte del giovane pellegrino greco Nicola, morto a Trani in odore di santità e riconosciuto suo Patrono.
Trani, una delle più belle città della Puglia, ricordata soprattutto per la magnifica Cattedrale sul mare fondata alla fine dell’XI secolo, accoglie le reliquie di Nicola e rappresenta anche la sua memoria vivente, una memoria di straordinaria armonia.
La Cattedrale di Trani si eleva come una gigantesca nave arenata, bianca e monumentale, dominando il centro antico della città, con la facciata che esalta gli elementi architettonici e decorativi particolarmente preziosi. Il campanile, innestato nel corpo dell’edificio, è forato alla base per consentire il passaggio pedonale.
Trani, infatti, è una delle più belle città della Puglia, ricordata proprio per la magnifica Cattedrale, fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola, morto nella stessa città in odore di santità. La chiesa che si leva altissima sul mare, prese il posto di una basilica più antica intitolata a S. Maria.
Il giovane pellegrino Nicola, proveniente dalla Grecia, è vissuto al tempo in cui Roberto il Guiscardo e il figlio Boemondo realizzavano la loro spedizione in Grecia mirando a Costantinopoli. Era anche il tempo in cui i baresi riuscivano nell’impresa di portare a Bari le reliquie di San Nicola di Myra.
Un San Nicola diverso da quello di Bari, soprattutto per la sua breve vita: nacque infatti nel 1075 e morì nel 1094 e padre Gerardo Cioffari o.p. ha voluto ricordarlo nel volume “S. Nicola Pellegrino - Patrono di Trani”, edito dal Centro Studi Nicolaiani, stampato per i tipi di Levante Editori di Bari, in occasione del IX centenario della morte narrando della sua vita in chiave critica, storica e del messaggio spirituale che ha voluto lasciare ai posteri.
Dopo la sua morte fiorirono numerosi i miracoli e quattro anni dopo, nel 1098, in occasione nel Sinodo Romano, il vescovo di Trani si alzò e chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i miracoli avvenuti post-mortem.
Il papa Urbano II emanò un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani dopo opportuna riflessione ad agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e dopo aver fatto erigere una nuova Basilica vi depositò il corpo del Santo.
Per il suo continuo gridare “Kyrie eleison” (Cristo abbi pietà di noi) fu dapprima cacciato di casa dalla madre e durante il suo peregrinare fu fatto fustigare dal vescovo di Lecce, Teodoro Bonsecolo, e successivamente fu fatto frustare a sangue dall’Arcivescovo di Taranto, Alberto. Insomma, una vita breve e travagliata all’insegna del “Kyrie eleison” che non si stanca mai di pronunciare per le strade della città e lo stesso Arcivescovo di Trani, Bisanzio I, lo convoca per conoscere le ragioni del suo comportamento. Egli spiega i motivi del suo modo di agire, richiamando le parole del Vangelo, fino a che il 2 giugno 1094 muore nella casa di un certo Sabino di Trani e sepolto in un angolo della Cattedrale.
Per questi motivi e per il forte impulso alla provocazione egli fu considerato “moros” termine greco usato nella Sacra Scrittura per designare un pazzo, successivamente il termine ha avuto un’accezione meno forte di “moros” e cioè “salòs” (ingenuo, innocente) il quale indica più dabbenaggine che pericolosità.
Monsignor Carmelo Cassati che presenta la pubblicazione dice di lui: «San Nicola Pellegrino vuol ritornare a prendere il suo posto di Patrono nella città che gelosamente conserva le sue ossa, ma ritorna con la forza di chi, avendo scoperto e sperimentato l’amore di Dio, trovò necessario dare altrettanta risposta d’amore accettando di passare “pazzo per Cristo”, nel continuo bisogno di misericordia».
Il patrono di Trani, infine, è considerato uno dei Santi più solidi dal punto di vista della critica storica. Sono pochi, infatti, i patroni “pugliesi” che godono di un “corpus documentario” così ricco e interessante e San Nicola Pellegrino è uno dei pochi grandi Santi che possono vantarlo.
Trani, una delle più belle città della Puglia, ricordata soprattutto per la magnifica Cattedrale sul mare fondata alla fine dell’XI secolo, accoglie le reliquie di Nicola e rappresenta anche la sua memoria vivente, una memoria di straordinaria armonia.
La Cattedrale di Trani si eleva come una gigantesca nave arenata, bianca e monumentale, dominando il centro antico della città, con la facciata che esalta gli elementi architettonici e decorativi particolarmente preziosi. Il campanile, innestato nel corpo dell’edificio, è forato alla base per consentire il passaggio pedonale.
Trani, infatti, è una delle più belle città della Puglia, ricordata proprio per la magnifica Cattedrale, fondata alla fine dell’XI secolo per accogliere le reliquie del giovane pellegrino greco Nicola, morto nella stessa città in odore di santità. La chiesa che si leva altissima sul mare, prese il posto di una basilica più antica intitolata a S. Maria.
Il giovane pellegrino Nicola, proveniente dalla Grecia, è vissuto al tempo in cui Roberto il Guiscardo e il figlio Boemondo realizzavano la loro spedizione in Grecia mirando a Costantinopoli. Era anche il tempo in cui i baresi riuscivano nell’impresa di portare a Bari le reliquie di San Nicola di Myra.
Un San Nicola diverso da quello di Bari, soprattutto per la sua breve vita: nacque infatti nel 1075 e morì nel 1094 e padre Gerardo Cioffari o.p. ha voluto ricordarlo nel volume “S. Nicola Pellegrino - Patrono di Trani”, edito dal Centro Studi Nicolaiani, stampato per i tipi di Levante Editori di Bari, in occasione del IX centenario della morte narrando della sua vita in chiave critica, storica e del messaggio spirituale che ha voluto lasciare ai posteri.
Dopo la sua morte fiorirono numerosi i miracoli e quattro anni dopo, nel 1098, in occasione nel Sinodo Romano, il vescovo di Trani si alzò e chiese all’Assemblea che il venerabile Nicola venisse iscritto nel catalogo dei Santi per i meriti avuti in vita e per i miracoli avvenuti post-mortem.
Il papa Urbano II emanò un ‘Breve’ che autorizzava il vescovo di Trani dopo opportuna riflessione ad agire come riteneva più opportuno. Il vescovo tornato a Trani lo canonizzò e dopo aver fatto erigere una nuova Basilica vi depositò il corpo del Santo.
Per il suo continuo gridare “Kyrie eleison” (Cristo abbi pietà di noi) fu dapprima cacciato di casa dalla madre e durante il suo peregrinare fu fatto fustigare dal vescovo di Lecce, Teodoro Bonsecolo, e successivamente fu fatto frustare a sangue dall’Arcivescovo di Taranto, Alberto. Insomma, una vita breve e travagliata all’insegna del “Kyrie eleison” che non si stanca mai di pronunciare per le strade della città e lo stesso Arcivescovo di Trani, Bisanzio I, lo convoca per conoscere le ragioni del suo comportamento. Egli spiega i motivi del suo modo di agire, richiamando le parole del Vangelo, fino a che il 2 giugno 1094 muore nella casa di un certo Sabino di Trani e sepolto in un angolo della Cattedrale.
Per questi motivi e per il forte impulso alla provocazione egli fu considerato “moros” termine greco usato nella Sacra Scrittura per designare un pazzo, successivamente il termine ha avuto un’accezione meno forte di “moros” e cioè “salòs” (ingenuo, innocente) il quale indica più dabbenaggine che pericolosità.
Monsignor Carmelo Cassati che presenta la pubblicazione dice di lui: «San Nicola Pellegrino vuol ritornare a prendere il suo posto di Patrono nella città che gelosamente conserva le sue ossa, ma ritorna con la forza di chi, avendo scoperto e sperimentato l’amore di Dio, trovò necessario dare altrettanta risposta d’amore accettando di passare “pazzo per Cristo”, nel continuo bisogno di misericordia».
Il patrono di Trani, infine, è considerato uno dei Santi più solidi dal punto di vista della critica storica. Sono pochi, infatti, i patroni “pugliesi” che godono di un “corpus documentario” così ricco e interessante e San Nicola Pellegrino è uno dei pochi grandi Santi che possono vantarlo.