ROMA - Con 168 voti a favore, il Senato ha dato oggi la fiducia al governo sul nuovo decreto Ilva, approvando in via definitiva, con alcune modifiche, il testo varato da Palazzo Chigi a giugno.
"Condivido la volontà di affrontare la questione per evitare la chiusura della realtà produttiva e occupazionale più grande del Paese ma, a distanza di 4 anni dall'applicazione dei sigilli "virtuali", ci troviamo a votare l'undicesimo provvedimento che riguarda l'Ilva senza che siano definitivamente sciolti i nodi che strozzano lo stabilimento ma soprattutto la città di Taranto che soffoca sempre di più nell'inquinamento". Sono le parole con cui il Senatore Dario Stefà no, Presidente de La Puglia in Più, ha annunciato, durante il suo intervento in dichiarazione di voto in Senato, la sua decisione di non partecipare al voto di fiducia sul decreto legge in materia di cessione dello stabilimento siderurgico.
"Questo provvedimento non si discosta poi così tanto da quelli precedenti, anche se compie qualche timido passo avanti come nel caso della previsione di aumento dell'organico di Arpa Puglia, proposta già avanzata più volte e bocciata dal governo nelle puntate precedenti. Spiace però che la stessa volontà non sia stata manifestata anche per autorizzare il potenziamento degli organici ASL e garantire così un migliore controllo del territorio, o per dare urgenza agli interventi previsti dall'Aia, necessità che abbiamo più volte posto in risalto, anche in passato. Apprezziamo invece la marcia indietro su quello che poteva essere definito come "super Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri" che di fatto superava i vincoli della VIA, dalla Valutazione di Impatto Ambientale, mentre è giusto tenere in conto le richieste che vengono da tutti i portatori di interesse, raccolte nelle osservazioni che ora vengono ritenute finalmente necessarie".
"L'ordalia messa tragicamente in essere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro, di cui Ilva e Taranto sono una drammatica sintesi, non può - continua Stefà no - essere affrontata nè tantomeno risolta solo a colpi di decreti e ancora di più a colpi di cieca fiducia. Spero sia abbastanza chiaro che la decretazione d'urgenza non funzioni per casi come quello dell'Ilva, che non funziona la strategia di operare soluzioni tampone e che manca soprattutto una visione strategica. Resta centrale dunque l’importanza di costruire, in maniera allargata e condivisa, un percorso di futuro per una città meravigliosa che ha troppo sofferto per la mancanza di prospettive ampie e globali".
"Ci troviamo sempre allo stesso punto, si spostano magari un po' più in là le scadenze e le proroghe, concedendo o estendendo qualche "guarantigia" a commissari o possibili acquirenti ma il territorio ferito di Taranto - conclude Stefà no - sta ancora aspettando, e merita, un percorso di cambiamento, la sua "volta buona", per dirla usando una locuzione cara al Premier, che purtroppo da quest'Aula, ancora oggi, tarda ad arrivare".
AL VIA ANALISI ESPERTI MINISTERO - Intanto, è iniziata già da alcuni giorni l'analisi da parte degli esperti nominati dal ministero dell'Ambiente sui piani ambientali presentati dalle due cordate che vogliono acquistare il più importante gruppo siderurgico italiano.
Il provvedimento pone a carico dell'amministrazione straordinaria dell'azienda, e non più dell'acquirente o dell'affittuario del gruppo, il rimborso del prestito statale di 300 milioni di euro.
La legge posticipa poi al 2018 il termine per il rimborso dei finanziamenti da parte dello Stato, e autorizza gli amministratori a contrarre ulteriori debiti per 800 milioni tra quest'anno e il 2017, destinati all'attuazione del piano ambientale.
E' consentita una proroga, non superiore a diciotto mesi, del termine l'attuazione del piano ambientale, posto inizialmente a fine giugno 2017. E viene estesa anche all'affittuario o all'acquirente degli stabilimenti dell'Ilva l'esclusione della responsabilità penale per l'attuazione del piano ambientale.
Gli advisor finanziari non potranno avere partecipazioni o ricoprire incarichi di dirigenza interna o esterna nella newco che acquisterà Ilva.
L'agenzia regionale per l'ambiente della Puglia potrà invece assumere nuovo personale per garantire gli accertamenti relativi al piano ambientale.
LEGAMBIENTE: "DECRETO NON CONVINCENTE" - “Non ci siamo. Il decreto Ilva, approvato oggi in via definitiva dal Senato, non ci convince affatto e siamo convinti che il governo abbia perso una importante occasione per dimostrare che sia possibile coniugare diritto alla salute e all’ambiente con il diritto al lavoro e le esigenze produttive. Anche se il testo contiene alcuni punti positivi come la deroga per le assunzioni in ARPA PUGLIA e un limite temporale all’impunità dei gestori, purtroppo restano diverse criticità . Siamo convinti che l’aver stabilito una proroga fino a 18 mesi fornirà una giustificazione all’ulteriore slittamento dell’attuazione delle più importanti misure previste dall’Aia, dalla copertura dei parchi minerali agli interventi sulle batterie, con ulteriori ritardi e blocco degli interventi. Sarebbe stato importante, invece, che le eventuali proroghe concesse fossero state accompagnate da un calendario vincolante che prevedesse, in caso di ulteriori ritardi, la chiusura degli impianti interessati e la loro rimessa in funzione solo una volta effettuati gli interventi Aia e, in questo quadro, un rafforzamento dei controlli affidati ad Ispra e Arpa Puglia, che svolgono un ruolo prezioso e importante, sulle emissioni dell’impianto. Infine nel decreto legge approvato oggi non compare nessun riferimento alla pubblicità delle modifiche ed integrazioni proposte al Piano Ambientale, e alla possibilità , che nella fase che porta alla definizione del nuovo Piano Ambientale, siano coinvolti altri soggetti oltre il Comitato degli esperti nominato dal Ministro dell'ambiente”, dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.
"Questo provvedimento non si discosta poi così tanto da quelli precedenti, anche se compie qualche timido passo avanti come nel caso della previsione di aumento dell'organico di Arpa Puglia, proposta già avanzata più volte e bocciata dal governo nelle puntate precedenti. Spiace però che la stessa volontà non sia stata manifestata anche per autorizzare il potenziamento degli organici ASL e garantire così un migliore controllo del territorio, o per dare urgenza agli interventi previsti dall'Aia, necessità che abbiamo più volte posto in risalto, anche in passato. Apprezziamo invece la marcia indietro su quello che poteva essere definito come "super Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri" che di fatto superava i vincoli della VIA, dalla Valutazione di Impatto Ambientale, mentre è giusto tenere in conto le richieste che vengono da tutti i portatori di interesse, raccolte nelle osservazioni che ora vengono ritenute finalmente necessarie".
"L'ordalia messa tragicamente in essere tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro, di cui Ilva e Taranto sono una drammatica sintesi, non può - continua Stefà no - essere affrontata nè tantomeno risolta solo a colpi di decreti e ancora di più a colpi di cieca fiducia. Spero sia abbastanza chiaro che la decretazione d'urgenza non funzioni per casi come quello dell'Ilva, che non funziona la strategia di operare soluzioni tampone e che manca soprattutto una visione strategica. Resta centrale dunque l’importanza di costruire, in maniera allargata e condivisa, un percorso di futuro per una città meravigliosa che ha troppo sofferto per la mancanza di prospettive ampie e globali".
"Ci troviamo sempre allo stesso punto, si spostano magari un po' più in là le scadenze e le proroghe, concedendo o estendendo qualche "guarantigia" a commissari o possibili acquirenti ma il territorio ferito di Taranto - conclude Stefà no - sta ancora aspettando, e merita, un percorso di cambiamento, la sua "volta buona", per dirla usando una locuzione cara al Premier, che purtroppo da quest'Aula, ancora oggi, tarda ad arrivare".
AL VIA ANALISI ESPERTI MINISTERO - Intanto, è iniziata già da alcuni giorni l'analisi da parte degli esperti nominati dal ministero dell'Ambiente sui piani ambientali presentati dalle due cordate che vogliono acquistare il più importante gruppo siderurgico italiano.
Il provvedimento pone a carico dell'amministrazione straordinaria dell'azienda, e non più dell'acquirente o dell'affittuario del gruppo, il rimborso del prestito statale di 300 milioni di euro.
La legge posticipa poi al 2018 il termine per il rimborso dei finanziamenti da parte dello Stato, e autorizza gli amministratori a contrarre ulteriori debiti per 800 milioni tra quest'anno e il 2017, destinati all'attuazione del piano ambientale.
E' consentita una proroga, non superiore a diciotto mesi, del termine l'attuazione del piano ambientale, posto inizialmente a fine giugno 2017. E viene estesa anche all'affittuario o all'acquirente degli stabilimenti dell'Ilva l'esclusione della responsabilità penale per l'attuazione del piano ambientale.
Gli advisor finanziari non potranno avere partecipazioni o ricoprire incarichi di dirigenza interna o esterna nella newco che acquisterà Ilva.
L'agenzia regionale per l'ambiente della Puglia potrà invece assumere nuovo personale per garantire gli accertamenti relativi al piano ambientale.
LEGAMBIENTE: "DECRETO NON CONVINCENTE" - “Non ci siamo. Il decreto Ilva, approvato oggi in via definitiva dal Senato, non ci convince affatto e siamo convinti che il governo abbia perso una importante occasione per dimostrare che sia possibile coniugare diritto alla salute e all’ambiente con il diritto al lavoro e le esigenze produttive. Anche se il testo contiene alcuni punti positivi come la deroga per le assunzioni in ARPA PUGLIA e un limite temporale all’impunità dei gestori, purtroppo restano diverse criticità . Siamo convinti che l’aver stabilito una proroga fino a 18 mesi fornirà una giustificazione all’ulteriore slittamento dell’attuazione delle più importanti misure previste dall’Aia, dalla copertura dei parchi minerali agli interventi sulle batterie, con ulteriori ritardi e blocco degli interventi. Sarebbe stato importante, invece, che le eventuali proroghe concesse fossero state accompagnate da un calendario vincolante che prevedesse, in caso di ulteriori ritardi, la chiusura degli impianti interessati e la loro rimessa in funzione solo una volta effettuati gli interventi Aia e, in questo quadro, un rafforzamento dei controlli affidati ad Ispra e Arpa Puglia, che svolgono un ruolo prezioso e importante, sulle emissioni dell’impianto. Infine nel decreto legge approvato oggi non compare nessun riferimento alla pubblicità delle modifiche ed integrazioni proposte al Piano Ambientale, e alla possibilità , che nella fase che porta alla definizione del nuovo Piano Ambientale, siano coinvolti altri soggetti oltre il Comitato degli esperti nominato dal Ministro dell'ambiente”, dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente.