di VITTORIO POLITO — Sul finire dell’Ottocento, da un borgo della Basilicata, Marsico Nuovo, emigrarono in Francia, a Sète, i nonni materni di Georges Brassens (1921-1981). Nel trentacinquesimo anniversario della morte, la ridente cittadina in provincia di Potenza dedicherà al famoso cantautore francese una serie di eventi.
Alle ore 10 nell’Auditorium comunale con patrocinio del Comune e della Regione, dell’Alliance française di Bari e dei Dipartimenti di “Scienze Politiche” e di “Lettere Lingue Arti” dell’Università di Bari “Aldo Moro”, si terrà un importante convegno intitolato ‘Marsico Nuovo e le origini lucane di un mito: George Brassens’. ‘Un processo di valorizzazione del territorio’.
Alle ore 16.30 e alle 18.00 si svolgerà la cerimonia di intitolazione rispettivamente del vicolo in cui abitava la famiglia d’origine e della piazza della cattedrale.
Ospite d’onore il cantante Bruno Granier, cugino di Brassens, che ripercorrerà a ritroso il viaggio da Sète a Marsico Nuovo della famiglia e alle ore 20 nel Salone San Francesco, presso la Cattedrale, terrà un concerto interpretando le canzoni di Brassens con la chitarra offertagli da lui.
Figlio di Elvira Dagrosa, nata anche lei a Sète, e appassionata di lirica e di canti popolari, Brassens amava la musica e la poesia francese e a Parigi, dove era arrivato giovanissimo, si divideva fra biblioteche e la Renault, dove lavorava come operaio, come più tardi avrebbe lavorato anche nella Bmw, a Basdorf, vicino a Berlino.
Nel 1952 debuttò in un cabaret parigino, ottenendo un enorme successo. Divenuto famoso come poeta e cantante francese, Brassens visse molta parte della sua vita a Parigi vicino ad un parco che da lui ha preso nome, il “Parc Georges Brassens”. Poeta innovatore e anarchico, cantò, con tono quasi burbero e monocorde, la rabbia contro l’ingiustizia, la guerra, la pena di morte, ma anche l’amore, l’amicizia, il sogno. Una vera e propria rivoluzione rispetto al canone delle canzonette spensierate e sdolcinate del dopoguerra. Nel 1957 si cimentò anche come attore nel film “Il quartiere dei lillà” diretto dal grande regista René Clair.
Considerate fra le più belle e raffinate della tradizione d’oltralpe, le canzoni di Brassens sono state tradotte in diverse lingue e inserite nelle antologie scolastiche. In versione italiana ed anche in milanese e in piemontese sono diventate famose grazie ad artisti quali Fabrizio De André, Beppe Chierici, Nanni Svampa, Fausto Amodei. Ottenne numerosi premi, fra i quali due particolarmente prestigiosi: nel 1967, il “Premio di Poesia” dell’Accademia di Francia e, nel 1976, il “Premio Tenco”, dedicato alla canzone d’autore.
Alle ore 10 nell’Auditorium comunale con patrocinio del Comune e della Regione, dell’Alliance française di Bari e dei Dipartimenti di “Scienze Politiche” e di “Lettere Lingue Arti” dell’Università di Bari “Aldo Moro”, si terrà un importante convegno intitolato ‘Marsico Nuovo e le origini lucane di un mito: George Brassens’. ‘Un processo di valorizzazione del territorio’.
Alle ore 16.30 e alle 18.00 si svolgerà la cerimonia di intitolazione rispettivamente del vicolo in cui abitava la famiglia d’origine e della piazza della cattedrale.
Ospite d’onore il cantante Bruno Granier, cugino di Brassens, che ripercorrerà a ritroso il viaggio da Sète a Marsico Nuovo della famiglia e alle ore 20 nel Salone San Francesco, presso la Cattedrale, terrà un concerto interpretando le canzoni di Brassens con la chitarra offertagli da lui.
Figlio di Elvira Dagrosa, nata anche lei a Sète, e appassionata di lirica e di canti popolari, Brassens amava la musica e la poesia francese e a Parigi, dove era arrivato giovanissimo, si divideva fra biblioteche e la Renault, dove lavorava come operaio, come più tardi avrebbe lavorato anche nella Bmw, a Basdorf, vicino a Berlino.
Nel 1952 debuttò in un cabaret parigino, ottenendo un enorme successo. Divenuto famoso come poeta e cantante francese, Brassens visse molta parte della sua vita a Parigi vicino ad un parco che da lui ha preso nome, il “Parc Georges Brassens”. Poeta innovatore e anarchico, cantò, con tono quasi burbero e monocorde, la rabbia contro l’ingiustizia, la guerra, la pena di morte, ma anche l’amore, l’amicizia, il sogno. Una vera e propria rivoluzione rispetto al canone delle canzonette spensierate e sdolcinate del dopoguerra. Nel 1957 si cimentò anche come attore nel film “Il quartiere dei lillà” diretto dal grande regista René Clair.
Considerate fra le più belle e raffinate della tradizione d’oltralpe, le canzoni di Brassens sono state tradotte in diverse lingue e inserite nelle antologie scolastiche. In versione italiana ed anche in milanese e in piemontese sono diventate famose grazie ad artisti quali Fabrizio De André, Beppe Chierici, Nanni Svampa, Fausto Amodei. Ottenne numerosi premi, fra i quali due particolarmente prestigiosi: nel 1967, il “Premio di Poesia” dell’Accademia di Francia e, nel 1976, il “Premio Tenco”, dedicato alla canzone d’autore.