di FRANCESCO GRECO — Asilo-nido, scuola materna, elementari, medie, lo zainetto del bambino italiano ha una costante: le merendine, il cibo-spazzatura. Belle a vedersi, a mangiarsi, ma cosa contengono fra gli “ingredienti”? Spesso coloranti, conservanti, zuccheri in eccesso, sostanze strane, a dir poco sospette.
Alcune delle quali messe al bando dall'UE, ma che misteriosamente ricompaiono senza che alcuno apra bocca: le multinazionali hanno le loro lobby in parlamento, ci pensano loro, sanno come si fa.
La pubblicità aggressiva poi fa accettare tutto, e come automi questa roba la buttiamo nel carrello al centro commerciale.
La dieta mediterranea è patrimonio dell'UNESCO dal 2010, tutti ne tessono le lodi e la collegano alla vita sana e lunga, ma è come se non lo fosse, anche al Sud, dove non compare che raramente nella dieta a scuola, alla refezione.
Eppure potrebbero essere introdotti prodotti a km zero, genuini, freschi, dando anche un input all''agricoltura bio e all'economia del territorio, oltre che difendere la salute delle nuove generazioni.
La sinergia fra cattiva alimentazione e vita sedentaria è una minaccia gravissima per la loro salute, e poi porre riparo avrà costi sociali ragguardevoli.
E' una materia assai complessa. Ne parliamo con la dottoressa Cinzia Bleve, biologa-nutrizionista in carriera (ha appena aperto ad Alessano, Lecce, “StileDiVita”).
DOMANDA: L'obesità è ormai un'emergenza mondiale, almeno nei paesi cosiddetti sviluppati. Ha purtroppo anche una versione pediatrica: sempre più bambini obesi, specie in Occidente: come vede il fenomeno?
RISPOSTA: L'Italia, nel contesto europeo, è tra le nazioni che presenta i più bassi indici di diffusione dell'obesità tra gli adulti: gli italiani in sovrappeso, secondo dati recenti, sono circa il 41%, con un 10 % di obesi. Di questo 10% di media nazionale, però, punte alte si riscontrano al Sud Italia, soprattutto in Basilicata, Sicilia, Campania e Puglia (11%).
Purtroppo però il fenomeno è in crescita anche nella Penisola, con un numero preoccupante di casi tra i bambini. L’obesità infantile rappresenta un argomento sempre più rilevante e diffuso, soprattutto negli ultimi anni.
Infatti, non ha solo conseguenze dirette in campo sanitario, ma anche su quello psicologico e sociale.
Un bambino obeso ha il 50% di possibilità di diventare un adolescente obeso e poi un adulto obeso e sarà anche più esposto a sviluppare delle patologie rispetto ai coetanei normopeso.
Inoltre il bambino obeso viene spesso emarginato e deriso dai propri compagni con maggiori probabilità rispetto ad un bambino normopeso, oltre a poter diventare frequentemente vittima di atti di bullismo, come le cronache raccontano.
Nonostante i rischi derivanti da una condizione di obesità siano a tutti ben noti, i numeri continuano ad aumentare. Secondo dati recenti, a livello mondiale, il numero di bambini obesi o in sovrappeso, con meno di 5 anni di età, è passato da 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014, con un aumento della prevalenza dal 4,8% al 6,1%.
In Italia, nel 2014, i bambini in sovrappeso erano il 20,9% e i bambini obesi il 9,8%, di cui il 2,2% severamente obesi (BMI >45).
Fino a qualche anno fa, si riteneva che l’obesità infantile costituisse un problema solo perché esponeva a un rischio più elevato di mantenere un eccesso ponderale in età adulta.
Studi recenti hanno invece dimostrato che le complicanze dell’obesità comporta solitamente in età adulta, possono comparire anche nel periodo infantile: un bambino obeso su 3 sta già sviluppando complicanze patologiche come ipertensione, bassi valori di colesterolo HDL, ipertrigliceridemia, insulino-resistenza o intolleranza glucidica. Queste alterazioni lo pongono a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e metaboliche serie in età sempre più precoce.
Questo insieme di fattori, definito in passato come sindrome X, oggi è riconosciuto come Sindrome Metabolica.
D. Quali le cause?
R. E’ ormai ampiamente noto che l’obesità è una patologia a genesi multifattoriale. Accanto a fattori genetici, i fattori ambientali sembrano giocare un ruolo cruciale. Raramente, infatti, l’obesità è semplicemente il risultato di una qualche alterazione genetica, molto più spesso invece è la risultante di una serie di fattori, tra i quali un ruolo importante è svolto da una scorretta alimentazione, troppo ricca in zuccheri raffinati e grassi, e da uno stile di vita sedentario.
D. I bambini quindi dovrebbero essere educati a diversi comportamenti di alimentazione: come fare?
R. E’ molto importante che i bambini vengano educati fin da piccoli a seguire un’alimentazione sana e uno stile di vita più attivo. Non tutte le famiglie purtroppo sono sensibili e riconoscono la gravità del problema, e molto spesso il sovrappeso e l’obesità iniziano proprio in famiglia.
E’ fondamentale quindi che tutti, dai genitori ai ragazzi, vengano sensibilizzati, prendendo parte a progetti di Educazione Alimentare, con l’aiuto di esperti che possano trasmettere loro delle semplici regole da seguire in casa ma anche fuori casa.
D. Cosa consiglia alle mamme con figli affetti da questa patologia?
R. Ai genitori di bambini e ragazzi in sovrappeso od obesi consiglio di non negare il problema, ma neanche di colpevolizzare il proprio figlio, piuttosto di riconoscerne la gravità e di intervenire, non tramite il tanto dannoso fai-da-te, ma chiedendo aiuto a esperti del settore.
Prima si interviene, più veloci e duraturi saranno i risultati ottenuti, sia in termini di riduzione del peso, sia in termini di miglioramento dello stato di salute globale ed educazione alimentare.
Non colpevolizzate i vostri figli, né “coccolateli” riempiendoli di merendine, patatine, snack o altri cibi che riempiono lo stomaco di sostanze dannose, non certo di affetto, ma state loro accanto, accompagnateli verso una crescita più consapevole e sana.
D. Cosa si dovrebbe mettere negli zainetti dei bambini la mattina quando vanno a scuola?
R. Preferirei dire cosa non si dovrebbe mettere!
Lo spuntino di metà mattina, si sa, è molto importante, soprattutto per i nostri bambini e ragazzi impegnati nello studio, ma non deve essere assolutamente a base di merendine, snack, pizzette o “invenzioni” simili.
Fondamentale è educare i bambini a fare innanzitutto una buona prima colazione, che dovrebbe rappresentare da sola circa il 20% della calorie giornaliere.
I due spuntini, di metà mattina e metà pomeriggio, invece dovrebbero essere più leggeri: via libera a frutta, non sciroppata, ma fresca, di stagione, ben lavata e consumata se possibile con la buccia, alternata alla frutta secca, soprattutto mandorle e noci ma in giusta quantità. Oltre alla frutta si possono consumare anche ortaggi crudi, come carote, finocchi, cetrioli, ognuno in base alla propria stagionalità. Buona anche l’idea di un piccolo panino, meglio se prodotto con farina integrale o simile e condito con del pomodoro, un velo di marmellata biologica o, perché no, di tanto in tanto con qualche pezzo di cioccolato fondente, come usavano fare i nostri genitori.
Alcune delle quali messe al bando dall'UE, ma che misteriosamente ricompaiono senza che alcuno apra bocca: le multinazionali hanno le loro lobby in parlamento, ci pensano loro, sanno come si fa.
La pubblicità aggressiva poi fa accettare tutto, e come automi questa roba la buttiamo nel carrello al centro commerciale.
La dieta mediterranea è patrimonio dell'UNESCO dal 2010, tutti ne tessono le lodi e la collegano alla vita sana e lunga, ma è come se non lo fosse, anche al Sud, dove non compare che raramente nella dieta a scuola, alla refezione.
Eppure potrebbero essere introdotti prodotti a km zero, genuini, freschi, dando anche un input all''agricoltura bio e all'economia del territorio, oltre che difendere la salute delle nuove generazioni.
La sinergia fra cattiva alimentazione e vita sedentaria è una minaccia gravissima per la loro salute, e poi porre riparo avrà costi sociali ragguardevoli.
E' una materia assai complessa. Ne parliamo con la dottoressa Cinzia Bleve, biologa-nutrizionista in carriera (ha appena aperto ad Alessano, Lecce, “StileDiVita”).
DOMANDA: L'obesità è ormai un'emergenza mondiale, almeno nei paesi cosiddetti sviluppati. Ha purtroppo anche una versione pediatrica: sempre più bambini obesi, specie in Occidente: come vede il fenomeno?
RISPOSTA: L'Italia, nel contesto europeo, è tra le nazioni che presenta i più bassi indici di diffusione dell'obesità tra gli adulti: gli italiani in sovrappeso, secondo dati recenti, sono circa il 41%, con un 10 % di obesi. Di questo 10% di media nazionale, però, punte alte si riscontrano al Sud Italia, soprattutto in Basilicata, Sicilia, Campania e Puglia (11%).
Purtroppo però il fenomeno è in crescita anche nella Penisola, con un numero preoccupante di casi tra i bambini. L’obesità infantile rappresenta un argomento sempre più rilevante e diffuso, soprattutto negli ultimi anni.
Infatti, non ha solo conseguenze dirette in campo sanitario, ma anche su quello psicologico e sociale.
Un bambino obeso ha il 50% di possibilità di diventare un adolescente obeso e poi un adulto obeso e sarà anche più esposto a sviluppare delle patologie rispetto ai coetanei normopeso.
Inoltre il bambino obeso viene spesso emarginato e deriso dai propri compagni con maggiori probabilità rispetto ad un bambino normopeso, oltre a poter diventare frequentemente vittima di atti di bullismo, come le cronache raccontano.
Nonostante i rischi derivanti da una condizione di obesità siano a tutti ben noti, i numeri continuano ad aumentare. Secondo dati recenti, a livello mondiale, il numero di bambini obesi o in sovrappeso, con meno di 5 anni di età, è passato da 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014, con un aumento della prevalenza dal 4,8% al 6,1%.
In Italia, nel 2014, i bambini in sovrappeso erano il 20,9% e i bambini obesi il 9,8%, di cui il 2,2% severamente obesi (BMI >45).
Fino a qualche anno fa, si riteneva che l’obesità infantile costituisse un problema solo perché esponeva a un rischio più elevato di mantenere un eccesso ponderale in età adulta.
Studi recenti hanno invece dimostrato che le complicanze dell’obesità comporta solitamente in età adulta, possono comparire anche nel periodo infantile: un bambino obeso su 3 sta già sviluppando complicanze patologiche come ipertensione, bassi valori di colesterolo HDL, ipertrigliceridemia, insulino-resistenza o intolleranza glucidica. Queste alterazioni lo pongono a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e metaboliche serie in età sempre più precoce.
Questo insieme di fattori, definito in passato come sindrome X, oggi è riconosciuto come Sindrome Metabolica.
D. Quali le cause?
R. E’ ormai ampiamente noto che l’obesità è una patologia a genesi multifattoriale. Accanto a fattori genetici, i fattori ambientali sembrano giocare un ruolo cruciale. Raramente, infatti, l’obesità è semplicemente il risultato di una qualche alterazione genetica, molto più spesso invece è la risultante di una serie di fattori, tra i quali un ruolo importante è svolto da una scorretta alimentazione, troppo ricca in zuccheri raffinati e grassi, e da uno stile di vita sedentario.
D. I bambini quindi dovrebbero essere educati a diversi comportamenti di alimentazione: come fare?
R. E’ molto importante che i bambini vengano educati fin da piccoli a seguire un’alimentazione sana e uno stile di vita più attivo. Non tutte le famiglie purtroppo sono sensibili e riconoscono la gravità del problema, e molto spesso il sovrappeso e l’obesità iniziano proprio in famiglia.
E’ fondamentale quindi che tutti, dai genitori ai ragazzi, vengano sensibilizzati, prendendo parte a progetti di Educazione Alimentare, con l’aiuto di esperti che possano trasmettere loro delle semplici regole da seguire in casa ma anche fuori casa.
D. Cosa consiglia alle mamme con figli affetti da questa patologia?
R. Ai genitori di bambini e ragazzi in sovrappeso od obesi consiglio di non negare il problema, ma neanche di colpevolizzare il proprio figlio, piuttosto di riconoscerne la gravità e di intervenire, non tramite il tanto dannoso fai-da-te, ma chiedendo aiuto a esperti del settore.
Prima si interviene, più veloci e duraturi saranno i risultati ottenuti, sia in termini di riduzione del peso, sia in termini di miglioramento dello stato di salute globale ed educazione alimentare.
Non colpevolizzate i vostri figli, né “coccolateli” riempiendoli di merendine, patatine, snack o altri cibi che riempiono lo stomaco di sostanze dannose, non certo di affetto, ma state loro accanto, accompagnateli verso una crescita più consapevole e sana.
D. Cosa si dovrebbe mettere negli zainetti dei bambini la mattina quando vanno a scuola?
R. Preferirei dire cosa non si dovrebbe mettere!
Lo spuntino di metà mattina, si sa, è molto importante, soprattutto per i nostri bambini e ragazzi impegnati nello studio, ma non deve essere assolutamente a base di merendine, snack, pizzette o “invenzioni” simili.
Fondamentale è educare i bambini a fare innanzitutto una buona prima colazione, che dovrebbe rappresentare da sola circa il 20% della calorie giornaliere.
I due spuntini, di metà mattina e metà pomeriggio, invece dovrebbero essere più leggeri: via libera a frutta, non sciroppata, ma fresca, di stagione, ben lavata e consumata se possibile con la buccia, alternata alla frutta secca, soprattutto mandorle e noci ma in giusta quantità. Oltre alla frutta si possono consumare anche ortaggi crudi, come carote, finocchi, cetrioli, ognuno in base alla propria stagionalità. Buona anche l’idea di un piccolo panino, meglio se prodotto con farina integrale o simile e condito con del pomodoro, un velo di marmellata biologica o, perché no, di tanto in tanto con qualche pezzo di cioccolato fondente, come usavano fare i nostri genitori.