BARI - Non si fa attendere la risposta di Vladimir Putin alla decisione del 21 giugno scorso del Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Unione Europea a Bruxelles (Coreper), che ha deciso di estendere le sanzioni contro la Russia per altri sei mesi. Infatti, il presidente della federazione russa ha firmato il decreto che estende dal 6 agosto 2016 alla fine del 2017 l’embargo sui prodotti alimentari europei. L’estensione dell’embargo ha lo scopo di “proteggere gli interessi nazionali della Russia”. Per le imprese italiane si tratta dell’ennesima batosta nonostante le rassicurazioni date dal Premier Renzi al Forum internazionale di San Pietroburgo: “La posizione italiana è molto semplice: le sanzioni non si rinnovano in maniera automatica ma, o c’è un giudizio su quello che sta accadendo, o diventano ordinaria amministrazione”.
Nonché un colpo per l’export pugliese, con il relativo azzeramento delle esportazioni agroalimentari verso la Russia, come dimostrato dai dati diffusi a marzo scorso dal Presidente di “Conoscere Eurasia” Antonio Fallico durante il seminario bilaterale italo-russo: la Puglia ha chiuso il 2015 con un decremento del 30,3% rispetto al 2014, contro una perdita media italiana del 25,2%. Numeri ribaditi dal capogruppo 5 Stelle della Commissione Affari Esteri a Mosca al congresso di Russia Unita (il partito di Putin) Manlio Di Stefano: secondo uno studio del Vienna Institute for International Economic Studies, l’Italia è infatti tra i Paesi più danneggiati dalle sanzioni con 80.000 posti di lavoro (con un potenziale in crescita sino a 215.000) e 7 miliardi di PIL persi per il loro effetto.
“La vicenda delle sanzioni alla Russia ci dimostra la distanza tra le istituzioni europee e la popolazione – dichiara il deputato Emanuele Scagliusi, componente M5S della Commissione Esteri della Camera – è una delle tante decisioni che crea malcontento nella popolazione europea, calata dall’alto e che ha ripercussioni negative sull’economia reale. Come ci dimostra la recente decisione del popolo inglese, l’Unione europea è destinata a morire se non torna ad essere l’Europa dei popoli, così com’era nella visione dei padri fondatori”.
I parlamenti nazionali possono però esprimersi sulle sanzioni entro il 31 luglio, visto che la misura deve ancora essere approvata dal Consiglio dell’Unione Europea: una serie di deliberazioni dei parlamenti nazionali contro il rinnovo delle sanzioni potrebbero convincere Putin a cambiare idea. “Renzi ha fatto una pessima figura in Russia, non mantenendo le sue promesse e sottomettendosi ancora una volta a quelli che sono i diktat europei. Il Parlamento italiano può ancora esprimersi – conclude il deputato Scagliusi (M5S) – con una votazione prima del 31 luglio. Sarebbe a questo punto l’unica via per convincere la Federazione russa a ritirare l’embargo”.
Nonché un colpo per l’export pugliese, con il relativo azzeramento delle esportazioni agroalimentari verso la Russia, come dimostrato dai dati diffusi a marzo scorso dal Presidente di “Conoscere Eurasia” Antonio Fallico durante il seminario bilaterale italo-russo: la Puglia ha chiuso il 2015 con un decremento del 30,3% rispetto al 2014, contro una perdita media italiana del 25,2%. Numeri ribaditi dal capogruppo 5 Stelle della Commissione Affari Esteri a Mosca al congresso di Russia Unita (il partito di Putin) Manlio Di Stefano: secondo uno studio del Vienna Institute for International Economic Studies, l’Italia è infatti tra i Paesi più danneggiati dalle sanzioni con 80.000 posti di lavoro (con un potenziale in crescita sino a 215.000) e 7 miliardi di PIL persi per il loro effetto.
“La vicenda delle sanzioni alla Russia ci dimostra la distanza tra le istituzioni europee e la popolazione – dichiara il deputato Emanuele Scagliusi, componente M5S della Commissione Esteri della Camera – è una delle tante decisioni che crea malcontento nella popolazione europea, calata dall’alto e che ha ripercussioni negative sull’economia reale. Come ci dimostra la recente decisione del popolo inglese, l’Unione europea è destinata a morire se non torna ad essere l’Europa dei popoli, così com’era nella visione dei padri fondatori”.
I parlamenti nazionali possono però esprimersi sulle sanzioni entro il 31 luglio, visto che la misura deve ancora essere approvata dal Consiglio dell’Unione Europea: una serie di deliberazioni dei parlamenti nazionali contro il rinnovo delle sanzioni potrebbero convincere Putin a cambiare idea. “Renzi ha fatto una pessima figura in Russia, non mantenendo le sue promesse e sottomettendosi ancora una volta a quelli che sono i diktat europei. Il Parlamento italiano può ancora esprimersi – conclude il deputato Scagliusi (M5S) – con una votazione prima del 31 luglio. Sarebbe a questo punto l’unica via per convincere la Federazione russa a ritirare l’embargo”.