di Redazione - La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con l’importante sentenza numero 16440 depositata il 05 agosto 2016 ha stabilito che, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale numero 228 del 2014, la presunzione legale nelle indagini bancarie per i professionisti è venuta meno sia per i prelevamenti che per i versamenti. A comunicare la clamorosa notizia in anteprima a Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il noto tributarista leccese Maurizio Villani, che evidenzia che in conseguenza all’interpretazione della Suprema Corte, in ipotesi di indagini finanziarie a carico di soggetti titolari di reddito di lavoro autonomo sia i prelevamenti sia i versamenti che non trovano adeguata giustificazione nella contabilità non possono automaticamente costituire maggiori compensi, salvo che l’Agenzia delle Entrate riesca a provare tale circostanza. Questa sentenza è importante perché fino ad oggi molte Commissioni Tributarie di merito hanno ritenuto che la Corte Costituzionale avesse fatto riferimento solo ai prelevamenti e non anche ai versamenti. Finalmente, con la succitata sentenza della Corte di Cassazione l’equivoco è stato chiarito e, di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate non può usare le presunzioni neppure per gli avvisi di accertamento già notificati, che su specifica eccezione potranno essere totalmente annullati. Infatti, per i giudici della Corte di Cassazione si sposta sempre sull’Amministrazione finanziaria il compito di dimostrare le irregolarità nei confronti dei professionisti, senza le presunzioni.
di Redazione - La Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, con l’importante sentenza numero 16440 depositata il 05 agosto 2016 ha stabilito che, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale numero 228 del 2014, la presunzione legale nelle indagini bancarie per i professionisti è venuta meno sia per i prelevamenti che per i versamenti. A comunicare la clamorosa notizia in anteprima a Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il noto tributarista leccese Maurizio Villani, che evidenzia che in conseguenza all’interpretazione della Suprema Corte, in ipotesi di indagini finanziarie a carico di soggetti titolari di reddito di lavoro autonomo sia i prelevamenti sia i versamenti che non trovano adeguata giustificazione nella contabilità non possono automaticamente costituire maggiori compensi, salvo che l’Agenzia delle Entrate riesca a provare tale circostanza. Questa sentenza è importante perché fino ad oggi molte Commissioni Tributarie di merito hanno ritenuto che la Corte Costituzionale avesse fatto riferimento solo ai prelevamenti e non anche ai versamenti. Finalmente, con la succitata sentenza della Corte di Cassazione l’equivoco è stato chiarito e, di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate non può usare le presunzioni neppure per gli avvisi di accertamento già notificati, che su specifica eccezione potranno essere totalmente annullati. Infatti, per i giudici della Corte di Cassazione si sposta sempre sull’Amministrazione finanziaria il compito di dimostrare le irregolarità nei confronti dei professionisti, senza le presunzioni.
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