di FREDERIC PASCALI — Drake Doremus dirige una pellicola di fantascienza dallo spiccato gusto estetico relegando l’immaginario, e il fantastico, a una serie di dèjà vu cinematografici, “1984” in primis, che lasciano spazio alla narrazione drammatica di un amore contrastato.
La sceneggiatura è così sacrificata (volontariamente?)all’altare della tensione amorosa e i dettagli strutturali, strettamente legati alla trama, risultano spesso indefiniti o assenti.
In uno dei tanti futuri il “Collettivo” è un organismo che regola la vita dei cittadini sulla Terra. In tutte le zone sotto il suo governo sono state da tempo debellate le emozioni, ritenute la fonte di tutti i conflitti dell’umanità . Tuttavia capita che qualcuno ogni tanto si ammali della “SOS” (“Switched-On Syndrom”), una specie di Sindrome dell’accensione che attraverso vari stadi “riattiva” la sensibilità emotiva del soggetto colpito. Silas, che è un giovane tecnico illustratore, si accorge di aver contratto il morbo quando comincia a sentirsi sempre più attratto da Nia, una sua bella e misteriosa collega. Quando lei decide di ricambiarlo tornare indietro appare impossibile.
Nicolas Hoult,”Silas”,e Kristen Stewart, “Nia”, non deludono e la loro interpretazione segue pedissequamente le volontà espresse dalla sceneggiatura di Nathan Parker. Incastonati nelle venature shakespeariane della loro storia d’amore, i due suggestionano quanto basta la potenza espressiva della loro passione.
L’uso costante dei fuori fuoco e la fotografia “fredda” di John Guleserian rimarcano, ancora una volta, il contrasto tra il contesto fantascientifico e lo sviluppo del rapporto sentimentale dei due protagonisti. Un aiuto fondamentale per far dimenticare il “niente di nuovo sotto il sole”, che aleggia costantemente nella pellicola di Doremus, arriva dalle musiche di Dustin O’Halloran e Sascha Ring. Sono loro la risorsa chiave che assicura la giusta tensione narrativa in un quadro generale piuttosto stentoreo e dai ritmi incerti.
Candidato al Leone d’oro del Festival veneziano dell’anno passato, “Equals”, relegato a una distribuzione infelice, ha finora incontrato un incerto successo di pubblico.
La sceneggiatura è così sacrificata (volontariamente?)all’altare della tensione amorosa e i dettagli strutturali, strettamente legati alla trama, risultano spesso indefiniti o assenti.
In uno dei tanti futuri il “Collettivo” è un organismo che regola la vita dei cittadini sulla Terra. In tutte le zone sotto il suo governo sono state da tempo debellate le emozioni, ritenute la fonte di tutti i conflitti dell’umanità . Tuttavia capita che qualcuno ogni tanto si ammali della “SOS” (“Switched-On Syndrom”), una specie di Sindrome dell’accensione che attraverso vari stadi “riattiva” la sensibilità emotiva del soggetto colpito. Silas, che è un giovane tecnico illustratore, si accorge di aver contratto il morbo quando comincia a sentirsi sempre più attratto da Nia, una sua bella e misteriosa collega. Quando lei decide di ricambiarlo tornare indietro appare impossibile.
Nicolas Hoult,”Silas”,e Kristen Stewart, “Nia”, non deludono e la loro interpretazione segue pedissequamente le volontà espresse dalla sceneggiatura di Nathan Parker. Incastonati nelle venature shakespeariane della loro storia d’amore, i due suggestionano quanto basta la potenza espressiva della loro passione.
L’uso costante dei fuori fuoco e la fotografia “fredda” di John Guleserian rimarcano, ancora una volta, il contrasto tra il contesto fantascientifico e lo sviluppo del rapporto sentimentale dei due protagonisti. Un aiuto fondamentale per far dimenticare il “niente di nuovo sotto il sole”, che aleggia costantemente nella pellicola di Doremus, arriva dalle musiche di Dustin O’Halloran e Sascha Ring. Sono loro la risorsa chiave che assicura la giusta tensione narrativa in un quadro generale piuttosto stentoreo e dai ritmi incerti.
Candidato al Leone d’oro del Festival veneziano dell’anno passato, “Equals”, relegato a una distribuzione infelice, ha finora incontrato un incerto successo di pubblico.