BARI - Migliora progressivamente la situazione della qualità della vita dei detenuti nel penitenziario di Bari, ma a Taranto si registra invece una forte criticità sul fronte del sovraffollamento con una detenzione preventiva elevatissima. Resta fortemente critica, anzi si aggrava, la situazione degli organici della polizia penitenziaria, con un deficit importante anche sotto il profilo del progressivo invecchiamento degli operatori che, per circa il 70%, ha più di 50 anni. La carenza di organico e anche l’età avanzata, determinano sugli agenti in servizio eccessivi oneri di lavoro, esponendoli maggiormente a rischi di aggressione. E’ questa in sostanza la fotografia scattata dai senatori di CoR d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi che il giorno di ferragosto, come consuetudine ormai da diversi anni, hanno visitato i penitenziari di Taranto e Bari, recandosi quest’anno anche nel carcere minorile “Fornelli” del capoluogo pugliese. Con loro, il consigliere comunale di Bari, Fabio Romito.
Oltre al grave deficit di organico, i senatori hanno riscontrato diverse criticità sul fronte dell’attuazione delle procedure sanitarie, con particolare riguardo ai pazienti di interesse psichiatrico e sul fronte dei sistemi tecnologici, insufficienti e inadeguati, soprattutto in merito alla video sorveglianza e alla automazione delle porte.
“Occorre implementare il fondo destinato alla giustizia perché si investa sia sul turn over del personale che sulla innovazione tecnologica”, sottolineano d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi, “Ora valuteremo le iniziative parlamentari idonee con i colleghi del gruppo Conservatori e Riformisti perché si deve intervenire con fatti concreti nel più breve tempo possibile”.
Proprio sul carcere di Taranto, teatro nei mesi scorsi di una rivolta di detenuti, il sen. d’Ambrosio Lettieri ha presentato nel maggio scorso una interrogazione urgente ai ministri della giustizia e della salute in cui illustrava le problematiche connesse al sovraffollamento, alle carenze degli organici del personale penitenziario, alla detenzione preventiva, nonché all'attuazione delle procedure sanitarie, in particolare per i detenuti psichiatrici. E chiedeva, appunto, un programma di ammodernamento delle strutture restrittive pugliesi, con un'adeguata assegnazione di risorse umane collocabili al loro interno, oltre alla implementazione, con urgenza, dell'organico di agenti di Polizia penitenziaria.
“Anche se va complessivamente migliorando la qualità della vita dei detenuti, anche perché la sentenza Torregiani e la procedura di infrazione aperta dall’Ue contro l’Italia sul sovraffollamento carcerario in particolare”, spiegano d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi “hanno rappresentato un elemento di forte stimolo nella accelerazione delle disposizioni di adeguamento delle carceri italiane, sono molti ancora i nodi da sciogliere. Le risorse finanziarie devono essere adeguate alle necessità e andrebbe riaperta la pagina sulla irrisolta questione della detenzione preventiva, se pensiamo che solo nel carcere di Taranto, su una popolazione carceraria di 486 detenuti, -a fronte di una capienza regolare di 306 - ben 200 sono in attesa del primo giudizio”.
D’Ambrosio Lettieri e Liuzzi rilevano come il problema del sovraffollamento resiste anche a Bari che ospita 337 detenuti a fronte di una stima regolamentare di 299 e regolamentare di 306.
Ma paradossalmente è la qualità della vita del personale e degli agenti penitenziari a non conoscere neppure un minimo miglioramento, anzi peggiora.
“Gli operatori si fanno carico con grande competenza e abnegazione di affrontare le emergenze diventate ormai croniche”, afferma d’Ambrosio Lettieri, “A Bari si stanno avviando progetti sotto il profilo sanitario con la Asl locale. Ma gli organici sono carenti. A Taranto mancano all’appello ben 52 operatori su una previsione in organico di 340. Di questi 118 hanno 50 anni, 58 usufruiscono dei permessi ex legge 104 e 145 hanno più di 25 anni di servizio. A Bari, su 340 previsti in organico, ci sono 319 agenti. Siamo di fronte ad un lavoro usurante, sotto il profilo della salute fisica e mentale: superati i 50 anni gli operatori godono, ad esempio e giustamente, del diritto a non svolgere turni notturni. Al lavoro di per sé logorante, si deve aggiungere l’alto indice di rischio cui vanno incontro gli operatori, se si considera che i livelli di risposta alle esigenze sanitarie dei detenuti non trovano riscontro nella piena realizzazione dei dispositivi legislativi, legati al profilo sanitario quanto alla sicurezza. E mi riferisco in particolare ai detenuti psichiatrici che dovrebbero essere assistiti in maniera specifica e in spazi idonei. Le risorse destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria, per esempio, sono insufficienti”.
Una menzione a parte merita il “Fornelli", il carcere minorile di Bari, che attualmente ospita 21 detenuti e dove non si registrano particolari criticità. Il problema, piuttosto, concludono i senatori e il consigliere Romito, “riguarda la normativa e tutto il sistema carcerario minorile soprattutto in riferimento al <dopo>. Ricevute infatti tutte le attenzioni concrete relative ad un percorso sia sul piano umano e psicologico che culturale e formativo, ai ragazzi, una volta riaperte le porte del carcere, non resta, in molti casi, che ritrovare il deserto che avevano lasciato. Al percorso interno, quindi, deve essere associata una politica di prevenzione, recupero e reinserimento in continuità che, purtroppo, oggi, non trova concreto riscontro nella realtà”.
Oltre al grave deficit di organico, i senatori hanno riscontrato diverse criticità sul fronte dell’attuazione delle procedure sanitarie, con particolare riguardo ai pazienti di interesse psichiatrico e sul fronte dei sistemi tecnologici, insufficienti e inadeguati, soprattutto in merito alla video sorveglianza e alla automazione delle porte.
“Occorre implementare il fondo destinato alla giustizia perché si investa sia sul turn over del personale che sulla innovazione tecnologica”, sottolineano d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi, “Ora valuteremo le iniziative parlamentari idonee con i colleghi del gruppo Conservatori e Riformisti perché si deve intervenire con fatti concreti nel più breve tempo possibile”.
Proprio sul carcere di Taranto, teatro nei mesi scorsi di una rivolta di detenuti, il sen. d’Ambrosio Lettieri ha presentato nel maggio scorso una interrogazione urgente ai ministri della giustizia e della salute in cui illustrava le problematiche connesse al sovraffollamento, alle carenze degli organici del personale penitenziario, alla detenzione preventiva, nonché all'attuazione delle procedure sanitarie, in particolare per i detenuti psichiatrici. E chiedeva, appunto, un programma di ammodernamento delle strutture restrittive pugliesi, con un'adeguata assegnazione di risorse umane collocabili al loro interno, oltre alla implementazione, con urgenza, dell'organico di agenti di Polizia penitenziaria.
“Anche se va complessivamente migliorando la qualità della vita dei detenuti, anche perché la sentenza Torregiani e la procedura di infrazione aperta dall’Ue contro l’Italia sul sovraffollamento carcerario in particolare”, spiegano d’Ambrosio Lettieri e Liuzzi “hanno rappresentato un elemento di forte stimolo nella accelerazione delle disposizioni di adeguamento delle carceri italiane, sono molti ancora i nodi da sciogliere. Le risorse finanziarie devono essere adeguate alle necessità e andrebbe riaperta la pagina sulla irrisolta questione della detenzione preventiva, se pensiamo che solo nel carcere di Taranto, su una popolazione carceraria di 486 detenuti, -a fronte di una capienza regolare di 306 - ben 200 sono in attesa del primo giudizio”.
D’Ambrosio Lettieri e Liuzzi rilevano come il problema del sovraffollamento resiste anche a Bari che ospita 337 detenuti a fronte di una stima regolamentare di 299 e regolamentare di 306.
Ma paradossalmente è la qualità della vita del personale e degli agenti penitenziari a non conoscere neppure un minimo miglioramento, anzi peggiora.
“Gli operatori si fanno carico con grande competenza e abnegazione di affrontare le emergenze diventate ormai croniche”, afferma d’Ambrosio Lettieri, “A Bari si stanno avviando progetti sotto il profilo sanitario con la Asl locale. Ma gli organici sono carenti. A Taranto mancano all’appello ben 52 operatori su una previsione in organico di 340. Di questi 118 hanno 50 anni, 58 usufruiscono dei permessi ex legge 104 e 145 hanno più di 25 anni di servizio. A Bari, su 340 previsti in organico, ci sono 319 agenti. Siamo di fronte ad un lavoro usurante, sotto il profilo della salute fisica e mentale: superati i 50 anni gli operatori godono, ad esempio e giustamente, del diritto a non svolgere turni notturni. Al lavoro di per sé logorante, si deve aggiungere l’alto indice di rischio cui vanno incontro gli operatori, se si considera che i livelli di risposta alle esigenze sanitarie dei detenuti non trovano riscontro nella piena realizzazione dei dispositivi legislativi, legati al profilo sanitario quanto alla sicurezza. E mi riferisco in particolare ai detenuti psichiatrici che dovrebbero essere assistiti in maniera specifica e in spazi idonei. Le risorse destinate alla manutenzione ordinaria e straordinaria, per esempio, sono insufficienti”.
Una menzione a parte merita il “Fornelli", il carcere minorile di Bari, che attualmente ospita 21 detenuti e dove non si registrano particolari criticità. Il problema, piuttosto, concludono i senatori e il consigliere Romito, “riguarda la normativa e tutto il sistema carcerario minorile soprattutto in riferimento al <dopo>. Ricevute infatti tutte le attenzioni concrete relative ad un percorso sia sul piano umano e psicologico che culturale e formativo, ai ragazzi, una volta riaperte le porte del carcere, non resta, in molti casi, che ritrovare il deserto che avevano lasciato. Al percorso interno, quindi, deve essere associata una politica di prevenzione, recupero e reinserimento in continuità che, purtroppo, oggi, non trova concreto riscontro nella realtà”.